Benchè si tratti di una produzione australiana Clubland trasuda stile britannico da ogni poro. Come nella migliore tradizione cinematografica d'oltremanica - infatti - l'autrice australiana (alla sua prima prova nel cinema narrativo) riesce a miscelare con estrema sensibilità un ritmo da commedia con alcune tematiche decisamente drammatiche, tirandone fuori un unico elemento di straordinaria coesione e originalità. Purtroppo però non tutto funziona alla perfezione; in alcuni frangenti si ha come l'impressione che la storia proceda a strappi; il che potrebbe essere dovuto ad una eccessiva "potatura" in sede di editing post-produttivo - per rientrare nei limiti dei cento minuti canonici - o potrebbe semplicemente trattarsi di un difetto della sceneggiatura.
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Benchè si tratti di una produzione australiana Clubland trasuda stile britannico da ogni poro. Come nella migliore tradizione cinematografica d'oltremanica - infatti - l'autrice australiana (alla sua prima prova nel cinema narrativo) riesce a miscelare con estrema sensibilità un ritmo da commedia con alcune tematiche decisamente drammatiche, tirandone fuori un unico elemento di straordinaria coesione e originalità. Purtroppo però non tutto funziona alla perfezione; in alcuni frangenti si ha come l'impressione che la storia proceda a strappi; il che potrebbe essere dovuto ad una eccessiva "potatura" in sede di editing post-produttivo - per rientrare nei limiti dei cento minuti canonici - o potrebbe semplicemente trattarsi di un difetto della sceneggiatura. Quest'ultima risulta comunque molto efficace sia dal punto di vista della delineazione psicologica dei personaggi che del "cucinamento" dell'epilogo, decisamente toccante, sebbene forse non del tutto in linea con il tono generale. La recitazione è di primissimo livello; la Blethyn ci regala una delle sue migliori interpretazioni di sempre, probabilmente anche a causa dei numerosi punti di contatto che la legano al personaggio principale; ma anche i comprimari (soprattutto Emma Booth) risultano credibili e misurati. Per concludere un accenno alla colonna sonora, affidata ai brani "presenti" nella vita dei personaggi (i-pod, radio, performance canore) e perciò particolarmente amalgamata agli altri ingredienti della pellicola. In definitiva Clubland è un buon film che si rifà con successo ai gioiellini agrodolci confezionati negli ultimi anni dalla cinematografica britannica (Billy Elliot, Full Monthy, Svegliati Ned, L'inglese che salì la collina e discese una montagna, etc). L'autrice Cherie Nowlan dimostra di saperci fare, e tutto lascia supporre che a breve eguaglierà la maestria dei suoi più titolati colleghi inglesi. Peccato solo per quel lieve senso di singhiozzamento di cui sopra, che non giova alla scorrevolezza della storia e finisce per rendere la visione del film meno appagante di quanto sarebbe potuta essere.
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