Roberto Nepoti
La Repubblica
Può un'attrice essere così sfacciatamente brava da nuocere al film che interpreta? Sì, se la sceneggiatura è debole e interamente tagliata sul suo personaggio.
Brenda Blethyn è Jean, una cabarettista alla Lenny Bruce (ma fuori tempo massimo) decaduta, lasciata dal marito, costretta a barcamenarsi tra un lavoro umile e due figli adolescenti, Tim e Mark, il secondo disabile.
Sul palco dei miseri teatrini in cui si esibisce, però, la donna può vendicarsi dei maschi; oltre a esercitare un controllo ricattatorio sulla vita di Tim, vittima predestinata del suo affetto.
Quando Tim s'innamora di Jill, graziosa e indipendente, Jean dichiara guerra alla fidanzatina, minacciando di ammazzare il rapporto sul nascere. Occorrerà una quantità di scene-madri, più o meno etiliche, prima che la signora si converta alla morale buonista del Matrimonio è un affare di famiglia.
Animale da spettacolo abbonato ai caratteri dai colori nitidi, la Blethyn ("Segreti e bugie", "L'erba di Grace") non si nega nulla, imperversando dalla prima all'ultima scena con una gigioneria che all'inizio ammiri, poi ti strema. Tanto più che la regia non sa distinguere tra i tempi drammatici e quelli da commedia.
Da La Repubblica, 18 aprile 2008
di Roberto Nepoti, 18 aprile 2008