shining
|
sabato 10 luglio 2010
|
questo è il film!
|
|
|
|
Sangue, sangue, sangue, sangue.. e ancora sangue. Credo che un così elevato tasso di emoglobina non sia mai stato sparso in nessun'altro film. Perciò, voi dallo stomaco debole, evitatelo, anzi.. evitate tutti gli horror francesi, a partire da Frontiers, Alta tensione e Martyrs.. Il film, seppur con una trama semplicissima, funziona alla perfezione: le due attrici sono bravissime, gli effetti speciali ottimi, la tensione raggiunge picchi molto alti e il finale è mostruoso, si assisterà infatti a una scena a dir poco stomachevole, cruenta, inguardabile. Mi è piaciuto da morire!
|
|
[+] lascia un commento a shining »
[ - ] lascia un commento a shining »
|
|
d'accordo? |
|
pietro viola
|
sabato 19 febbraio 2011
|
l'assoluto orrore
|
|
|
|
Ho visto il film in alta definizione. Ogni singolo microgrammo di sangue e follia sbattuto vividamente in faccia, senza via di scampo. Questo film è un capolavoro. Del cinema di genere horror e del cinema in generale, poichè descrive con un'estetica piena, compiuta e senza sbavature la fine di un mondo. Il mondo della speranza collegato a una nuova vita; il mondo dell'occidente bianco e della sua millenaria cultura egemone; il mondo della cultura versus quello della pura "natura" degli istinti più animaleschi (sopravvivenza, egoismo, mors tua vita mea). E lo racconta in modo nuovo, in ciò simile ad altri film della nouvelle vague horror francese: niente psicologismi, niente introspezione, poche o assenti parole, niente "Mente": il discorso passa attraverso il corpo, E' il corpo, ultimo contenitore di senso prima della fine.
[+]
Ho visto il film in alta definizione. Ogni singolo microgrammo di sangue e follia sbattuto vividamente in faccia, senza via di scampo. Questo film è un capolavoro. Del cinema di genere horror e del cinema in generale, poichè descrive con un'estetica piena, compiuta e senza sbavature la fine di un mondo. Il mondo della speranza collegato a una nuova vita; il mondo dell'occidente bianco e della sua millenaria cultura egemone; il mondo della cultura versus quello della pura "natura" degli istinti più animaleschi (sopravvivenza, egoismo, mors tua vita mea). E lo racconta in modo nuovo, in ciò simile ad altri film della nouvelle vague horror francese: niente psicologismi, niente introspezione, poche o assenti parole, niente "Mente": il discorso passa attraverso il corpo, E' il corpo, ultimo contenitore di senso prima della fine. Le ferite, le mutilazioni, gli oltraggi, il dolore sono le ultime sentinelle possibili che testimoniano lo stare in vita di mondi in agonia. Non c'è pornografia in questo film, come qualcuno ha detto, c'è la disarmante purezza dell'estremo quale ultima testimonianza. Fa paura, crea disgusto, è repellente, ai limiti del tollerabile e oltre. Perchè è il ritratto perfettamente consapevole, per pennellate color rosso sangue, della Paura più grande dell'oggi: la perdita di ogni simbolo, tutti distrutti, e l'emergere inevitabile della belluinità.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a pietro viola »
[ - ] lascia un commento a pietro viola »
|
|
d'accordo? |
|
gus da mosca
|
venerdì 7 novembre 2008
|
l'oltraggiosa estetica del sangue.
|
|
|
|
La cinematografia francese si e' conquistata uno spazio di rilievo nel genere gore con una serie di opere molto diverse tra loro, tutte con un comune modo di raccontare la violenza. Il "sociologico" violentissimo Frontieres, il "reazionario" violentissimo Haute Tension, il "deviato" violentissimo "Calvaire", il "sadico" violentissimo "Martyrs", l' "oltraggioso" violentissimo "A l'interieur". Questi film costituiscono un'evoluzione tutta francese del film di violenza, con una originalita' che lo distingue dal filone americano. I "francesi" coniugano contenuti sociali ed etici estremi, con parallele estreme situazioni di violenza, mantenendo separati i 2 aspetti, anzi creando "scadalosi" contrasti: come in questo film, con l'accostamento della maternita' alle piu' esplicite scene di violenza sul corpo di una donna incinta.
[+]
La cinematografia francese si e' conquistata uno spazio di rilievo nel genere gore con una serie di opere molto diverse tra loro, tutte con un comune modo di raccontare la violenza. Il "sociologico" violentissimo Frontieres, il "reazionario" violentissimo Haute Tension, il "deviato" violentissimo "Calvaire", il "sadico" violentissimo "Martyrs", l' "oltraggioso" violentissimo "A l'interieur". Questi film costituiscono un'evoluzione tutta francese del film di violenza, con una originalita' che lo distingue dal filone americano. I "francesi" coniugano contenuti sociali ed etici estremi, con parallele estreme situazioni di violenza, mantenendo separati i 2 aspetti, anzi creando "scadalosi" contrasti: come in questo film, con l'accostamento della maternita' alle piu' esplicite scene di violenza sul corpo di una donna incinta. Negli "horror americani" invece la violenza e funzione dello script o viceversa lo script e' una scusa per il compiacimento violento, comunque i 2 elementi convivono in una simbiosi mai dissociata. La "dissociazione" tra gesto e pensiero crea nei film francesi situazioni schizoidi, che li fanno scivolare sul piano psichiatrico, sia come situazioni che come argomenti. Calvaire e' la piu' "sobria" delle carneficine citate, ma sicuramente quella sessualmente piu' deviata. Nei film successivi la violenza sale vertiginosamente a livelli insopportabili, mentre la componente di devianza sessuale rientra nella "normalita'". "Haute Tension" oltraggia lo spettatore facendo coincidere diversita' sessuale e devianza mentale. "Martyrs" e "Frontieres" propongono lunghe scene di tortura. "A l'interieur" nausea lo spettatore con oltraggiosi spappolamenti e squartamenti. L'inflazionata e ripetitiva cinemotagrafia di genere americana, spesso senza cervello, e' commerciale nelle immagini, industriale negli effetti (con shock provocati coi boati del surround), quasi sempre grottesca. Invece questa francese e' sempre drammatica, usa una fotografia spesso perfetta, commenti sonori accattivanti: lo spettatore resta smarrito, sopraffatto dall'orrore. Un cinema per adulti che fa riflettere e merita un'attenzione (almeno tecnica ed in qualche caso di contenuti), che normalmente non si dedica a questo genere di film trash "per ragazzini".
[-]
[+] un grande film
(di splatter-king)
[ - ] un grande film
|
|
[+] lascia un commento a gus da mosca »
[ - ] lascia un commento a gus da mosca »
|
|
d'accordo? |
|
catte
|
sabato 30 ottobre 2010
|
non per comuni mortali
|
|
|
|
un horror particolare, che merita di essere visto sopratutto se la volontà è quella di conoscere il genere sotto ogni aspetto.
qui siamo in francia, quindi la fotografia è perfetta e il tutto è molto più sottile e articolato che in un qualsiasi film americano. la trama è quella ma lo sviluppo è tutto diverso, incantevole: merita.
|
|
[+] lascia un commento a catte »
[ - ] lascia un commento a catte »
|
|
d'accordo? |
|
andrej
|
giovedì 13 aprile 2017
|
thriller fallito, horror riuscito
|
|
|
|
Film violentissimo e sconcertante, la pellicola ha diversi pregi indiscutibili: solida regia, ottima fotografia, montaggio efficace, buona recitazione. Purtroppo pero’ ha anche un enorme difetto, che la penalizza in modo gravissimo: la totale inverosimiglianza, non solo di qualche scena o particolare o dettaglio, ma dell'intera vicenda, dall'inizio alla fine, e soprattutto della maggior parte degli snodi principali di essa. Ma come? Una donna presumibilmente normale che, dopo un aborto dovuto a un incidente d’auto, si trasforma in una sanguinaria pluriomicida inarrestabile, riesce a penetrare senza rumore in case ben chiuse, ammazza, armata solo di un paio di grosse forbici e di uno spillone, non solo dei civili ma anche vari poliziotti ben armati e alla fine riesce anche a sopravvivere a tutto questo e’ una cosa davvero ardua da credere … Imperativo sarebbe stato quanto meno attribuirle chiaramente un background di conclamati e gravi squilibri mentali ed anche giustificare in qualche modo (per esempio con pregresse esperienze in polizia, nell’esercito o meglio ancora nel mondo criminale) la sua straordinaria efficienza omicida, degna di un istruttore della Delta Force o di un killer ninja.
[+]
Film violentissimo e sconcertante, la pellicola ha diversi pregi indiscutibili: solida regia, ottima fotografia, montaggio efficace, buona recitazione. Purtroppo pero’ ha anche un enorme difetto, che la penalizza in modo gravissimo: la totale inverosimiglianza, non solo di qualche scena o particolare o dettaglio, ma dell'intera vicenda, dall'inizio alla fine, e soprattutto della maggior parte degli snodi principali di essa. Ma come? Una donna presumibilmente normale che, dopo un aborto dovuto a un incidente d’auto, si trasforma in una sanguinaria pluriomicida inarrestabile, riesce a penetrare senza rumore in case ben chiuse, ammazza, armata solo di un paio di grosse forbici e di uno spillone, non solo dei civili ma anche vari poliziotti ben armati e alla fine riesce anche a sopravvivere a tutto questo e’ una cosa davvero ardua da credere … Imperativo sarebbe stato quanto meno attribuirle chiaramente un background di conclamati e gravi squilibri mentali ed anche giustificare in qualche modo (per esempio con pregresse esperienze in polizia, nell’esercito o meglio ancora nel mondo criminale) la sua straordinaria efficienza omicida, degna di un istruttore della Delta Force o di un killer ninja. Invece, cosi’ come ci viene presentata, la storia non regge minimamente. Nonostante cio', il film riesce comunque egregiamente a tenere lo spettatore incollato alla poltrona fino all'ultimo minuto e a coinvolgerlo e turbarlo con la crudezza efferata di certe scene e la co protagonista assassina e’ una dark lady di quelle davvero difficili da dimenticare: inquietante come una strega delle fiabe nordiche, nerovestita, onnipresente ed elusiva come un fantasma o un demone di un horror giapponese. Pertanto, anche se come thriller non convince per via della sua totale inverosimiglianza, il film si potrebbe pero' definire (anche in assenza di elementi manifestamente soprannaturali, soltanto per l’atmosfera orrifica e per la disinvolta rinuncia ad ogni credibilita’ logica) come un buon esempio di agghiacciante favola horror.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a andrej »
[ - ] lascia un commento a andrej »
|
|
d'accordo? |
|
noia1
|
giovedì 13 settembre 2018
|
semplice tesissima storia e amore per la serie b
|
|
|
|
La trama è un po’ complessa, va comunque spiegata per completezza: ci sono una donna incinta e una pazza che si massacrano di botte.
Ottanta minuti di bravura e che sanno su cosa puntare spingendo l’estetica fino all’estremo oltrepassando la credibilità stessa di quanto accade, l’intrusa che ne farà passare alla protagonista di tutti i colori è vestita come una strega e le sue reazioni alle contusioni o agli inconvenienti che la indispongono vanno oltre la follia prendendo i tratti propri di un essere sovrannaturale; gli atti violenti in sé, le carni che si aprono, non fanno suoni che rimandano alla realtà cosicché l’elemento di disturbo non è fine a sé stesso ma punta proprio a straniare.
[+]
La trama è un po’ complessa, va comunque spiegata per completezza: ci sono una donna incinta e una pazza che si massacrano di botte.
Ottanta minuti di bravura e che sanno su cosa puntare spingendo l’estetica fino all’estremo oltrepassando la credibilità stessa di quanto accade, l’intrusa che ne farà passare alla protagonista di tutti i colori è vestita come una strega e le sue reazioni alle contusioni o agli inconvenienti che la indispongono vanno oltre la follia prendendo i tratti propri di un essere sovrannaturale; gli atti violenti in sé, le carni che si aprono, non fanno suoni che rimandano alla realtà cosicché l’elemento di disturbo non è fine a sé stesso ma punta proprio a straniare. Il finale in questo senso è chiarificatore rivelando la presenza di due film contemporaneamente, il primo legato alla storia in sé ed il secondo che dà risposta ai tanti elementi grotteschi o poco chiari, film non solo visivamente bello e ben fatto ma anche dimostrazione d’amore per un certo cinema di serie B soprattutto italiano e temerario nei confronti delle regole perché consapevole dei mezzi a disposizione, che sia il talento o che sia la troupe di un certo livello.
La dose di violenza è da storia del cinema, cioè un film così divertito a far aprire i corpi raramente si era visto, una violenza però che può essere insopportabile come ridicola per quanto grottesca, il fiore all’occhiello del film è infatti la tensione che si riesce a creare dove la fotografia calda che risalta la casa rispetto al grigio resto del mondo attorno alla protagonista si trasforma nell’ennesimo soffocante dettaglio di un labirinto dove dietro l’angolo non sai mai chi ci possa essere.
Sostanzialmente la rappresentazione di una certa solitudine, quando la protagonista esce di casa la freddezza degli esterni è palpabile: la sensazione trasmessa dai sobborghi mostrati è di lucida sgradevolezza dove ogni cosa, dal parco giochi al muro grigio degli edifici, è opaca e sbilenca. Un inquietante mondo dove i poliziotti ad esempio sono degli idioti che malgrado il pericolo corso dalla ragazza entrano nella casa a perlustrare con indifferenza lasciando persino la porta aperta, le uniche ad avere gli attributi sono proprio le protagoniste: ossi duri l’una per l’altra ma prive di scrupoli nello sbaragliare qualunque altra cosa si metta sul loro cammino.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a noia1 »
[ - ] lascia un commento a noia1 »
|
|
d'accordo? |
|
monfardini ilaria
|
martedì 21 maggio 2024
|
horror psicologico da capogiro
|
|
|
|
Oggi parliamo di un film che appartiene alla cosiddetta New Wave of french horror, ovvero quel gruppo di titoli francesi che all’inizio del nuovo millennio rappresenta quanto di più scioccante e gore riesca a fare in maniera intelligente il cinema di genere Made in France. Ricordiamo i film più rappresentativi di tale “movimento artistico” che sono Calvaire di Fabrice du Welz del 2004, Alta Tensione di Alexandre Aja del 2005, Frontiers di Xavier Gens del 2008, e Martyrs di Pascal Laugier del 2009, oltre al nostro in esame oggi, A L’Intérieur, conosciuto anche col titolo inglese Inside, opera prima del 2007 della coppia di registi Alexandre Bustillo e Julien Maury.
[+]
Oggi parliamo di un film che appartiene alla cosiddetta New Wave of french horror, ovvero quel gruppo di titoli francesi che all’inizio del nuovo millennio rappresenta quanto di più scioccante e gore riesca a fare in maniera intelligente il cinema di genere Made in France. Ricordiamo i film più rappresentativi di tale “movimento artistico” che sono Calvaire di Fabrice du Welz del 2004, Alta Tensione di Alexandre Aja del 2005, Frontiers di Xavier Gens del 2008, e Martyrs di Pascal Laugier del 2009, oltre al nostro in esame oggi, A L’Intérieur, conosciuto anche col titolo inglese Inside, opera prima del 2007 della coppia di registi Alexandre Bustillo e Julien Maury. Questo filone usa il gore e lo splatter in maniera sopraffina e mai gratuita, il corpo umano martoriato fino agli eccessi diventa il fulcro intorno al quale ruotano tutte le storie, e non sono più i dialoghi o le sceneggiature a farla da padroni ma essenzialmente la rappresentazione di ciò che gira intorno alle più brutali torture che l’occhio umano possa tollerare. E se i succitati titoli avevano torturato uomini e donne nei modi più osceni e pornografici possibili, qui i due registi vanno oltre, usando come oggetto privilegiato delle torture una donna incinta al nono mese di gravidanza.
Sarah perde il marito Matthieu in un terribile incidente d’auto provocato da lei stessa. Fortunatamente lei e la bimba che porta in grembo sono salve, ed a Sarah non resta che portare a termine la gravidanza in solitudine e con una terribile depressione. La notte della vigilia di Natale, che precede il parto, la donna decide di trascorrerla a casa da sola, ma per lei questa decisione sarà assolutamente letale: una donna senza nome, che però conosce il suo e la sua storia, si presenta alla sua porta, e la perseguiterà finchè il movente dei suoi gesti non risulterà ben chiaro alla malcapitata che si ritrova, suo malgrado, a trascorrere la Notte Santa con una sconosciuta che non ha affatto buone intenzioni…
Inizia come un home invasion classico, questo A L’Intérieur, e poi cambia strada, e diventa un film a sé stante, nonostante le numerose ed ostentate citazioni, sottolineate dagli stessi registi: per esempio la scena iniziale dell’incidente d’auto riprende puntualmente quella di The Hitcher, mentre per la figura della folle psicopatica, conosciuta semplicemente come La Donna, ci si ispira chiaramente a Michael Myers, tanto che i registi spinsero la brava interprete Béatrice Dalle, a riguardarsi tutti i film della saga, per far suo il cinismo ed il distacco nel compiere gli omicidi che ha reso iconico lo spietato killer di Carpenter. Anche il cinema di genere italiano sembra aver fornito buoni spunti ai due registi francesi, ad esempio il visionario Antropophagus di Joe D’Amato, dove un cannibale estirpa un feto dalla pancia di una donna incinta e se ne nutre, ed anche il gotico fatto grande da Mario Bava: nel look della psicopatica Bustillo e Maury si sono infatti ispirati alla divina Barbara Steele, coi suoi corsetti, le sue gonne lunghe ed i suoi guanti, sempre rigorosamente neri.
E se la Dalle dà vita a un personaggio terribile e profondamente credibile nella sua sanguinarietà, a farle da contraltare, vestita di bianco come una sposa, ritratto della purezza contro il ritratto della corruzione, portatrice e datrice di vita contro colei che porta e dà la morte, troviamo la sorellina minore della famosa attrice e cantante Vanessa Paradis, Alysson, che riesce a creare un personaggio dalle mille sfaccettature, lasciando penetrare in sé un’angoscia tale da trasmetterla nella sua interezza a noi inermi spettatori. E poi c’è un’altra lei, la bambina, che nel ventre della mamma diventa da subito protagonista, fin dall’immagine iniziale che la vede sbalzata via dalla sua pace a causa del repentino e violentissimo scontro frontale che provoca la morte del padre e lo shock emotivo della madre. Fin da subito i nostri registi ci portano A L’Intérieur, dentro: dentro la pancia di Sarah, dentro la sua mente, i suoi pensieri, i suoi sogni, ed infine dentro la sua casa, insieme a La Donna in nero.
Tre sono i colori che contraddistinguono questa incredibile pellicola: il bianco di Sarah, il nero della Donna ed il rosso del sangue. Sangue che scorre a fiumi, corredato da frattaglie, vomito e quant’altro, ma nulla di tutto ciò è gratuito, non esiste mera ostentazione in questo film, tutto, ma proprio tutto, è funzionale a una perfetta riuscita della storia. Gli effetti speciali di Jacques-Olivier Molon ed il trucco di Bérangère Cortaix sono deliziosamente artigianali, e pochissimo è l’uso dell’odiosa CGI, quasi solo confinato alle scene riguardanti il feto, che, come già accennato, partecipa in prima persona agli eventi traumatici nei quali si troverà coinvolta sua madre. Nota di merito va anche, come nella maggior parte dei film francesi, alla splendida fotografia di Laurent Barès, che consacra definitivamente questo film allo status di piccolo capolavoro del genere. Ovviamente, per il carattere intrinseco dell’opera, che sfiora il body horror, la pellicola non può certo dirsi adatta a tutti i palati, ed invito i deboli di stomaco a tenersene ampiamente alla larga: presentato alla Settimana Internazionale della Critica al Festival di Cannes nel 2007, provocò una reazione estrema nella giuria, tanto da portarla ad abbandonare la sala a metà proiezione, ma per fortuna, come sempre mi dico, non è la critica a decretare il successo di un film, ed in questo caso il pubblico lo ha ampiamente rivalutato, portandolo a stare comodamente nel Gotha degli horror francesi post 2000. Il successo di questa opera prima è stato talmente travolgente che nel 2016 gli spagnoli ne hanno realizzato un remake, Inside, diretto da Miguel Angel Vivas.
Eppure, nonostante l’altissimo tasso di violenza, come raccontano i due registi negli speciali della bellissima edizione in dvd della Midnight Factory, il film ruota tutto, secondo l’interpretazione che loro hanno voluto dargli, intorno all’amore. L’amore di una madre per la propria figlia, unico scampolo che le rimane della sua vita precedente all’incidente che le ha portato via suo marito e la sua serenità, ma anche, incredibile a dirsi, l’amore che trapela, malato e folle, nelle azioni della Donna in nero. Donna che inizialmente doveva essere un uomo: infatti la sceneggiatura, scritta dallo stesso Bustillo, nasce dalle paure raccontategli da un’amica incinta, la quale aveva il terrore di stare in casa da sola nell’ultimo periodo della gravidanza temendo che un estraneo potesse entrare per farle del male: con un’intuizione più che azzeccata la coppia di registi ha poi trasformato questo estraneo nell’estranea perfettamente caratterizzata da Béatrice Dalle. Il suo è il personaggio cattivo in questa favola nera dove la principessa ha il pancione, ed il salvatore prende vari aspetti, quello del datore di lavoro di Sarah, di sua mamma, della polizia, ma alla fine quelle che restano in campo sono solo loro, la bianca e candida da una parte e la nera ed oscura dall’altra. Loro e la piccola nella pancia, in un trionfo del femminino che più potente non poteva essere. A L’Intérieur è un film femminile, oltre che un One Woman Show della Dama in Nero, che brilla come un diamante in mezzo a fiumi e cascate di sangue. Poetico e brutale al tempo stesso, il film ha la giusta conclusione, in un finale che lascia spiazzati ma che, proprio per questo, non poteva essere più adatto: sulle note della struggente musica di Francois Eudes scorrono le ultime immagini di una pellicola che lascia il segno, anche se devo dire che quel bambolotto stride un po’ con tutto il contorno molto realistico, ma è un dettaglio che si può perdonare a Bustillo e Maury visto il gioiello che ci hanno regalato.
A L’Intérieur ci porta dentro l’utero di Sarah, a soffrire insieme alla sua bambina, ma ci porta anche dentro una casa che diventa utero esso stesso, diventa, a causa del sangue che vi scorre all’interno, vivo ed organico lui stesso, un nido in cui la protagonista si rintana per cercare la pace coi fantasmi del suo passato, per trascorrere la vigilia di Natale lontana dai moti violenti che stanno stravolgendo Parigi, col ricordo del marito tanto amato, lontana da quel mondo esterno che tante sofferenze le ha provocato: ma non sa che quel mondo sta per irrompere proprio lì, nel suo covo, nella sua tana accogliente e solo sua, per violarla nel più terribile dei modi. Questo è un horror girato come un film d’arte, una fiaba nera come la pece intinta nel sangue più rosso che ci sia, una storia realistica che però ci porta nel soprannaturale, quasi nel fantasy, proprio come avveniva in quell’Halloween di Carpenter che tanto spunto ha dato ai due giovani registi. Un film con una sua estetica ben definita e ben progettata, uno stile di regia molto pulito e geometrico, un’arte visiva che incarna iconograficamente la costellazione di paure, debolezze, desideri e abomini dell’animo umano.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a monfardini ilaria »
[ - ] lascia un commento a monfardini ilaria »
|
|
d'accordo? |
|
frz94
|
sabato 1 gennaio 2011
|
a l'interieur
|
|
|
|
Dopo aver assistito al tragico incidente nel quale ha perso la vita suo marito e lei ha riportato lievi ferite, lo spettatore fa conoscenza di questa “lei”: si chiama Sarah, è una fotografa ed è in procinto di partorire; sebbene sia la vigilia di Natale Sarah declina l’invito a cena rivolto a lei da un’amica, preferendo trascorrere la serata da sola. Poco dopo essersi appisolata qualcuno bussa alla porta, un qualcuno che conosce bene Sarah, il suo passato e il cui unico scopo sembra quello di carpirle il feto.
Davvero un ottimo film! Dopo l’altra pellicola francese Frontier(s), che tutto sommato si adatta al più convenzionale clichè di Hollywood, ecco spuntare dal panorama europeo un valido concorrente all’ America, una voce nuova, un piccolo gioiello che non ha avuto la giusta distribuzione che meritava, sicuramente anche per l’alto tasso di violenza di cui è carico.
[+]
Dopo aver assistito al tragico incidente nel quale ha perso la vita suo marito e lei ha riportato lievi ferite, lo spettatore fa conoscenza di questa “lei”: si chiama Sarah, è una fotografa ed è in procinto di partorire; sebbene sia la vigilia di Natale Sarah declina l’invito a cena rivolto a lei da un’amica, preferendo trascorrere la serata da sola. Poco dopo essersi appisolata qualcuno bussa alla porta, un qualcuno che conosce bene Sarah, il suo passato e il cui unico scopo sembra quello di carpirle il feto.
Davvero un ottimo film! Dopo l’altra pellicola francese Frontier(s), che tutto sommato si adatta al più convenzionale clichè di Hollywood, ecco spuntare dal panorama europeo un valido concorrente all’ America, una voce nuova, un piccolo gioiello che non ha avuto la giusta distribuzione che meritava, sicuramente anche per l’alto tasso di violenza di cui è carico. Se il genere dell’home invasion è stato ampiamente sviscerato( da Funny Games a Cane di Paglia), “l’invasione della casa” nei confronti di un’indifesa donna incinta è proprio di questo film e, qualora avesse predecessori, ne avrebbe pochi. L’originalità, quindi, innanzitutto, è uno dei cavalli di battaglia di questo film. Anche lo spettatore più scafato e avvezzo all’horror non può non provare simpatia, inteso nel senso etimologico e più profondo del termine, nei confronti di questa futura mamma, una dolcissima Alysson Paradis, che si contrappone all’angelo nero, alla ferina macchina di morte, guidata dall’istinto e dalla rabbia più acuta, impersonata dalla brava Beatrice Dallè, la quale riesce a sbarazzarsi perfino di alcuni agenti della polizia, nei modi più truculenti possibili; sebbene gli SFX siano eccellenti, non c’è un compiacimento morboso della violenza alla Hostel: tuttavia in questo film sono assenti i fuoricampo; tutto ciò che accade nella casa di Sarah, un campo di battaglia, un grande utero largamente profanato e violato, viene mostrato dal regista, provocando nello spettatore più di un pugno nello stomaco. Le scenografie, scarne e monocrome, tendenti al nero, e le musiche minimaliste ed elettroniche, che ricordano in qualche modo alcuni brani dell’album Kid A dei Radiohead, contribuiscono a creare un gran disagio, che è instillato nello spettatore dalla prima all’ultima scena. Anche i colori caldi della casa di Sarah all’inizio del film non sono rassicuranti, sfumano nell’algido e al tempo stesso nel buio, sono la calma prima della tempesta, una calma apparente che annuncia il prossimo disastro. I dialoghi sono scarni, essenziali e la durata stessa del film è breve. Bellissimo il finale, estremamente disperante e negativo, che fa precipitare perfino quel nero angelo mortifero interpretato dalla Dallè nella condizione di vittima, di reietta della società, una società dilaniata e deturpata, come il viso ustionato dell’assassina, dai conflitti intestini che esplodono in tutta la loro violenza nelle Banlieue.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a frz94 »
[ - ] lascia un commento a frz94 »
|
|
d'accordo? |
|
paolo salvaro
|
lunedì 31 marzo 2014
|
dimenticabile filmetto horror
|
|
|
|
Facente parte di un filone di film francesi di cui si presenta come uno dei migliori, porta a chiedersi come ci si possa presentare a Cannes con una pellicola tanto frivola ed insulsa. Non parlo della regia o della colonna sonora che si mantengono costantemente di buon livello, salvando un'opera che altrimenti sarebbe di livello amatoriale, ma dell'orribile sceneggiatura. Tra donne incinte già di 3-4 mesi che guidano la macchina con i fidanzati a fianco (no beh, la cosa più normale del mondo che uno faccia guidare la propria donna in gravidanza), donne normali che si trasformano in psicopatiche e furiose omicide (perchè giustamente ogni donna dopo aver subito un aborto perde il senno), sangue che zampilla in modo ridicolo ed esilarante da ogni ferita (e poi c'è chi rimprovera Tarantino di esagerare col sangue, vedessero sta chiavica di film) ed il tutto condito da un poliziotto che completamente a caso diventa uno zombie (.
[+]
Facente parte di un filone di film francesi di cui si presenta come uno dei migliori, porta a chiedersi come ci si possa presentare a Cannes con una pellicola tanto frivola ed insulsa. Non parlo della regia o della colonna sonora che si mantengono costantemente di buon livello, salvando un'opera che altrimenti sarebbe di livello amatoriale, ma dell'orribile sceneggiatura. Tra donne incinte già di 3-4 mesi che guidano la macchina con i fidanzati a fianco (no beh, la cosa più normale del mondo che uno faccia guidare la propria donna in gravidanza), donne normali che si trasformano in psicopatiche e furiose omicide (perchè giustamente ogni donna dopo aver subito un aborto perde il senno), sangue che zampilla in modo ridicolo ed esilarante da ogni ferita (e poi c'è chi rimprovera Tarantino di esagerare col sangue, vedessero sta chiavica di film) ed il tutto condito da un poliziotto che completamente a caso diventa uno zombie (.... questa non riesco neppure a commentarla) riescono nell'impresa di far diventare un film di 80 minuti pesante quanto uno di cinque ore, tanto che più di una volta ho invocato la fine di questo spettacolo indegno.
A questo e a molti altri film di questi ultimi anni è stata dedicata addirittura una pagina su wikipedia dal titolo "New French Extremity" descrivendolo come la nuova sensazione del cinema horror. Poveri noi, viene da dire. Per quale motivo si debba sprecare un innegabile talento artistico girando volontariamente obbrobri come questo resta un mistero. E che a qualcuno piaccia lo è ancora di più. Ma del resto, se perfino Blair Witch Project ha avuto successo. Invece Boris Karloff e Lon Chaney buttiamoli nel cesso perchè i loro sono film vecchi e stagionati, capisco. Ma non fatemi ridere per cortesia: non è spruzzando sangue su tre-quattro muri e facendo gridare gli attori a destra e a manca che si gira un film horror. La storia deve essere almeno verosimile e in tal senso perfino film horror americani non impeccabili come Hostel sono preferibili ad indecenti prodotti come questi, perchè almeno seguono un filo logico. Per chi cerca la qualità pura, invece, consiglio i recenti horror asiatici.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a paolo salvaro »
[ - ] lascia un commento a paolo salvaro »
|
|
d'accordo? |
|
.bree
|
mercoledì 27 luglio 2011
|
forse il miglior splatter di sempre.
|
|
|
|
Sarah, giovane donna incinta, provoca un incidente che costa la vita al proprio compagno. Dopo quattro mesi, la sera prima del parto, decide di trascorrere la notte lontana da tutti, vicina solo ai suoi pensieri. Il suo desiderio però non verrà mai esaudito, poiché qualcuno la sta spiando e pretende Sarah soddisfi le sue richieste o con le buone o con le cattive. Questa pellicola francese, dalla trama non particolarmente esclusiva, riesce a sconvolgere lo spettatore a causa della crudezza delle immagini. Arma prediletta sarà un paio di forbici, che aumenta il disgusto come neppure la saga 'Saw' sa fare.
|
|
[+] lascia un commento a .bree »
[ - ] lascia un commento a .bree »
|
|
d'accordo? |
|
|