nico
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lunedì 9 ottobre 2006
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rivivere poco prima di morire
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Se tutti avessimo la possibilità di ricostruire una storia con tutte le persone che ci circondano prima della morte sarebbe davvero interessante. Potremmo rivivere un'ultima volta prima di morire. Nella realtà è tutto da accertare.
Il film è districato e complicato, proprio per questo il sottotitolo è "Nel labirinto della mente". Il punto nevralgico del film è costituito dai sensi di colpa del giovane Sam, vittima e colpevole di un'incidente automobilistico, che gli fa portare sulla coscienza la morte della donna da lui amata; e dalla voglia di uno psichiatra di salvargli la vita. Alla fine prevala all'interno della sua mente il senso di colpa, forse accompagnato dalla voglia di raggiungere i suoi cari in un altro mondo.
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Se tutti avessimo la possibilità di ricostruire una storia con tutte le persone che ci circondano prima della morte sarebbe davvero interessante. Potremmo rivivere un'ultima volta prima di morire. Nella realtà è tutto da accertare.
Il film è districato e complicato, proprio per questo il sottotitolo è "Nel labirinto della mente". Il punto nevralgico del film è costituito dai sensi di colpa del giovane Sam, vittima e colpevole di un'incidente automobilistico, che gli fa portare sulla coscienza la morte della donna da lui amata; e dalla voglia di uno psichiatra di salvargli la vita. Alla fine prevala all'interno della sua mente il senso di colpa, forse accompagnato dalla voglia di raggiungere i suoi cari in un altro mondo. Cupo ma intrigante.
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sonja
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domenica 10 settembre 2006
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gia visto
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il film mi e' piaciuto, lo premetto. ma leggendo il forum ho notato che molti lo trovano fin troppo simile a L'Uomo senza sonno ed in effetti sono somiglianti, ma se vi dicessi che invece Stay è addirittura COPIATO da qualcos'altro? Proprio cosi', gli amanti dell'horror forse avranno visto il film Campfire Tales, film suddiviso in 3 storie raccontate da 4 ragazzi che dopo un'incidente in macchina si ritrovano a vagare in una zona isolata in cerca d'aiuto e si fermano ad accendere un fuoco raccontandosi a vicenda appunto 3 storie fantastiche per far passare il tempo in attesa dei soccorsi. Poi alla fine e del tutto inaspettatamente si scopre che 3 dei 4 ragazzi in realta sono morti nell'incidente e il quarto sta avendo le allucinazioni con protagonisti tutti quelli che gli si stanno avvicendando intorno x tentare di rianimarlo, dai portantini dell'ambulanza ai medici ai poliziotti accorsi sul posto.
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il film mi e' piaciuto, lo premetto. ma leggendo il forum ho notato che molti lo trovano fin troppo simile a L'Uomo senza sonno ed in effetti sono somiglianti, ma se vi dicessi che invece Stay è addirittura COPIATO da qualcos'altro? Proprio cosi', gli amanti dell'horror forse avranno visto il film Campfire Tales, film suddiviso in 3 storie raccontate da 4 ragazzi che dopo un'incidente in macchina si ritrovano a vagare in una zona isolata in cerca d'aiuto e si fermano ad accendere un fuoco raccontandosi a vicenda appunto 3 storie fantastiche per far passare il tempo in attesa dei soccorsi. Poi alla fine e del tutto inaspettatamente si scopre che 3 dei 4 ragazzi in realta sono morti nell'incidente e il quarto sta avendo le allucinazioni con protagonisti tutti quelli che gli si stanno avvicendando intorno x tentare di rianimarlo, dai portantini dell'ambulanza ai medici ai poliziotti accorsi sul posto. Ecco, Stay mi è sembrato spudoratamente copiato, facendo però di una banale storiella horror un film di classe ed ecco perchè mi è piaciuto e neanche poco
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zax
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martedì 29 agosto 2006
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tra realtà e fantasia
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Film discreto; peccato per tutti quelli intrecci che rendono il film una complessa analisi della personalità e della mente umana che in alcuni punti viene rappresentata dal regista in una maniera forse un pò troppo intricata e non facile da capire. Se non altro la fine del film si riallaccia alla parte iniziale e da la possibilità di un'interpretazione personale. Sicuramente dovrò rivederlo per riuscire a capire alcuni pezzi dell'intricato puzzle.
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freddy
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mercoledì 2 agosto 2006
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labirinto senza uscita
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Ogni labirinto per quanto complicato ha comunque una via d'uscita o un traguardo.
Invece questo è un film senza nè capo nè coda, un "non sense".
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tatan
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mercoledì 2 agosto 2006
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il sogno non può essere tradotto con la realtà
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Il film si rivela una trappola per lo spettatore che si immagina un finale in cui finalmente la trama si schiarisce e tutto viene finalmente compreso (vedi quanto succede in The Others)invece in Stay non capita nulla di tutto ciò. I personaggi si confondono, le vicende perdono ogni sequenza logica con la conseguenza che il pubblico per nulla gratificato dalla costruzione ingannatrice del regista ne esce deluso.
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andrea
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domenica 2 luglio 2006
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penoso
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Veramente un film penoso. Quanto sarà costato? Forster avrebbe fatto meglio a dare i soldi in beneficenza.
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piernelweb
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sabato 24 giugno 2006
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stay
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Bistrattato dalla critica e passato in pochissime sale "Stay" è un thriller di discreta fattura, che si avventura nell'esplorazione dei tortuosi meandri della mente umana, intrecciando indissolubilmente la realtà e l'onirico. Forster già regista dell'intenso "Monster balls" e del commovente "Neverland" impone al film un ritmo ed un montaggio serrato, giggioneggiando con la camera alla ricerca dell'inquadratura perfetta e giocando ossessivamente con luci ed effetti. Si sconfina spesso nella confezione modaiola e patinata ma il cast è convincente e la pellicola ha nel complesso un sapore inquieto che esaspera e disorienta lo spettatore. E quando nella seconda parte la vicenda si appesantisce un pò troppo, arriva il sorprendente finale chiarificatore che nobilita la visione d'insieme del film.
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Bistrattato dalla critica e passato in pochissime sale "Stay" è un thriller di discreta fattura, che si avventura nell'esplorazione dei tortuosi meandri della mente umana, intrecciando indissolubilmente la realtà e l'onirico. Forster già regista dell'intenso "Monster balls" e del commovente "Neverland" impone al film un ritmo ed un montaggio serrato, giggioneggiando con la camera alla ricerca dell'inquadratura perfetta e giocando ossessivamente con luci ed effetti. Si sconfina spesso nella confezione modaiola e patinata ma il cast è convincente e la pellicola ha nel complesso un sapore inquieto che esaspera e disorienta lo spettatore. E quando nella seconda parte la vicenda si appesantisce un pò troppo, arriva il sorprendente finale chiarificatore che nobilita la visione d'insieme del film. Gli amanti di "Identità", "L'uomo senza sonno" e dello stesso "Donnie Darko" lo aprezzeranno più di quanto vale.
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nerofelix
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domenica 7 maggio 2006
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99 minuti di bel cinema
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Vale la pena vederlo, ti avvolge in una spirale di inquietudini, di visioni che si concatenano a vicenda, con un gioco registico ai limiti del virtuosismo puro. Dopo "Finding Neverland", Forster ha premuto sull'acceleratore: gli squarci di poetica fantasia sono diventati brandelli di allucinazioni frenetiche che interferiscono con la realtà, si confondono con essa, la sostituiscono per intero.
Oltre un'ora e mezza di tensione e di qualità visiva assoluta, fatta di dissolvenze di immagini e di iridescenze cromatiche, sottolineate da una colonna sonora bellissima. Sarebbero anche 5 stelle, per me, se non fosse per il finale in cui non tutte le tessere del puzzle sembrano combaciare e si avverte la sensazione che Forster abbia giocato con lo spettatore come il gatto gioca con il topo: ha rincorso le nostre fantasie e proiezioni.
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Vale la pena vederlo, ti avvolge in una spirale di inquietudini, di visioni che si concatenano a vicenda, con un gioco registico ai limiti del virtuosismo puro. Dopo "Finding Neverland", Forster ha premuto sull'acceleratore: gli squarci di poetica fantasia sono diventati brandelli di allucinazioni frenetiche che interferiscono con la realtà, si confondono con essa, la sostituiscono per intero.
Oltre un'ora e mezza di tensione e di qualità visiva assoluta, fatta di dissolvenze di immagini e di iridescenze cromatiche, sottolineate da una colonna sonora bellissima. Sarebbero anche 5 stelle, per me, se non fosse per il finale in cui non tutte le tessere del puzzle sembrano combaciare e si avverte la sensazione che Forster abbia giocato con lo spettatore come il gatto gioca con il topo: ha rincorso le nostre fantasie e proiezioni. Alla fine tutte queste rincorse possono sembrare un po' eccessive, come se alla fine ci dicesse: "vi ho tenuto in sospeso fino alla fine, che altro volete?". Si vorrebbe, magari, un finale meno fumoso. Ma Forster è un grande e, dopo 99 minuti di bella narrazione, di ritmi incalzanti e visioni suggestive, gli si può perdonare tutto (o quasi). Io l'ho perdonato... ed anzi sapete che faccio? Tra un po' questo film me lo rivedo pure! Ascoltate con attenzione i brani che scandiscono i titoli di coda, ne vale la pena.
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rubi
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domenica 26 marzo 2006
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ottimo film
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devo dire che il film mi e propio piaciuto, chiaro che sei spiazzato durante il film, e le cose peggiorano via via che si arriva al finale , ma poi si rivela tutto un allucinazione, e tutto acquista una logica, veramente fatto bene!!
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tuppe
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mercoledì 8 marzo 2006
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ma dove ho già visto una cosa del genere?
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Rivedere i film aiuta a capirli, questo è risaputo. Questa volta ci ero andato vicino, dato che, arrivato a film iniziato, ho seguito tutta la vicenda con il proposito di rivedere l'inizio; e rivedere l'inizio avendo già visto tutto il film dovrebbe gettare luce chiara sul tutto. Però, però.
Uno psichiatra "eredita" da una collega malata un giovane paziente, studente d'arte, il quale manifesta l'intento di suicidarsi di lì a tre giorni, per il proprio 21° compleanno. Inizialmente è solo l'adempimento del proprio dovere professionale che spinge il medico ad interessarsi della faccenda; ma piano piano le cose si complicano, ed il coinvolgimento diventa sempre più personale. I due si cercano a vicenda in una New York piovosa e ondeggiante, tra scenografie in puro stile "escheriano", inquadrature di sbieco e spiazzanti anelli spazio-temporali.
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Rivedere i film aiuta a capirli, questo è risaputo. Questa volta ci ero andato vicino, dato che, arrivato a film iniziato, ho seguito tutta la vicenda con il proposito di rivedere l'inizio; e rivedere l'inizio avendo già visto tutto il film dovrebbe gettare luce chiara sul tutto. Però, però.
Uno psichiatra "eredita" da una collega malata un giovane paziente, studente d'arte, il quale manifesta l'intento di suicidarsi di lì a tre giorni, per il proprio 21° compleanno. Inizialmente è solo l'adempimento del proprio dovere professionale che spinge il medico ad interessarsi della faccenda; ma piano piano le cose si complicano, ed il coinvolgimento diventa sempre più personale. I due si cercano a vicenda in una New York piovosa e ondeggiante, tra scenografie in puro stile "escheriano", inquadrature di sbieco e spiazzanti anelli spazio-temporali. Materiale un po' riciclato, forse, ma che è ben utilizzato, e fa a dovere il suo effetto destabilizzante: lo spettatore, non senza un po' di inquietudine, rimane preso nella vicenda, mentre i piani si confondono e la realtà si frammenta e si avviluppa su se stessa.
"Ma dove ho visto una cosa del genere?"
La risposta, personalmente, mi è arrivata a metà del film, quando mi è tornato in mente il titolo della pellicola che narrava di una allucinazione altrettanto perversa.
L'ora x, il momento del suicidio, sarà ovviamente rivelatore; ma qui sta il punto debole dell'operazione, perché le cose tornano ma non poi tanto, la luce non è poi così chiara, e resta l'impressione che regista e sceneggiatore siano stati un po' disonesti...
Comunque un paio d'ore ben spese; e poi il lunedì sera al cinema è una meraviglia.
a.
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