sindria
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martedì 15 marzo 2005
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l'inessenziale la fa da padrone
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Il film inizia con un bel piano sequenza su un'infermiera volontaria che fa visita ai malati nel reparto dove il protagonista e` ricoverato. La partenza e` bella. Ma poi il film, come un corridore che puo` solo sprintare, perde giri. Non tanto i temi che vengono affrontati, ma lo stile utilizzato e` esattamente lo stesso di molti altri film transalpini sui drammi occidentali. Ci si vede la stessa superficialita` e sofisticazione. L'apice minimo e` toccato alla battuta sulla fellatio. Si voleva rappresentare l'emancipazione e la modernita` dei costumi occidentali? Suona invece maledettamente forzata, messa li' per non scivolare nel dimeticatoio. Prescindibile e sovrastimato, a tratti noioso, e` consigliabile a chi non sa volar di fantasia ed ha bisogno di un aiutino per sognare.
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Il film inizia con un bel piano sequenza su un'infermiera volontaria che fa visita ai malati nel reparto dove il protagonista e` ricoverato. La partenza e` bella. Ma poi il film, come un corridore che puo` solo sprintare, perde giri. Non tanto i temi che vengono affrontati, ma lo stile utilizzato e` esattamente lo stesso di molti altri film transalpini sui drammi occidentali. Ci si vede la stessa superficialita` e sofisticazione. L'apice minimo e` toccato alla battuta sulla fellatio. Si voleva rappresentare l'emancipazione e la modernita` dei costumi occidentali? Suona invece maledettamente forzata, messa li' per non scivolare nel dimeticatoio. Prescindibile e sovrastimato, a tratti noioso, e` consigliabile a chi non sa volar di fantasia ed ha bisogno di un aiutino per sognare. Evitabile al resto del mondo.
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(di bokk74)
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coverman
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giovedì 6 gennaio 2005
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i nuovi barbari
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Le invasioni barbariche è un film " diretto " che mostra uno spaccato di vita comune a molte persone, i cosidetti " nuovi barbari ".Nonostante il tema portante sia gli ultimi giorni di un malato terminale, non scade mai nella banalità; racconta la vita così come è, piena di dolori e allegrie.Tratta argomenti scottanti, come quello della droga, l'eutanasia,la corruzione e la malasanità; temi che sembrano prettamente italiani ma che evidentemente...(tutto il mondo è paese).Malgrado la tristezza che spesso accompagna le scene , il film è un ode alla vita. Non è facile per Remy congedarsi da tutto ciò che si è amato e il rimpianto per non avere cercato il senso profondo delle cose; eppure se ne va dal mondo consapevole dei propi errori e mai rinnegando la sua natura.
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fora
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domenica 5 dicembre 2004
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emozionante
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era già da molto, (forse non mi era mai capitato), di emozionarmi per una pellicola. Aldilà delle molte interpretazioni spirituali, storiche e temporali che gli si vogliono constatare, rimane il fatto che il film rimane sospeso sino all'ultimo attimo in un aurea di comicità drammatica, che fà sorridere e riflettere. Un lavoro, forse (lo dico da ignorante in materia) che và al dì là di attentati o ideologismi esasperati.
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bruno2004
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venerdì 5 marzo 2004
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i barbari hanno il nostro accento
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è davvero difficile trovare un film tanto denso che non sia anche confusionario.in un'ora e mezzo tanti temi,ben legati fra loro,e tanti personaggi,tutti disegnati con leggeri ma netti tocchi di lapis... e non è certo merito degli attori, bravini nel complesso ma niente più (e del resto l'ottima sceneggiatura niente di più richiedeva).ce n'è per tutti i gusti, semplice e complesso allo stesso tempo, adatto fin da subito(ed è un gran pregio) a diversi piani di lettura e godimento. da non perdere!
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tiziana
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lunedì 23 febbraio 2004
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malattie terminali
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L’unica eco che rimbalza,è la certezza che non c’è più niente da salvare:la sanità pubblica allo sbando,i sindacati divenuti caricature,la burocrazia al degrado,la polizia paralizzata davanti al mercato della droga e le nuove generazioni ancorate al denaro:temi che a ben vedere sono mondiali.Tuttavia le I.B. non convince;la descrizione della“buona morte”può far scaturire l’ansia di accumulare denaro per non morire disperati e soli in uno squallido corridoio d’ospedale.Non convince il volto di Girard,che non sa recitare la parte del morente: un malato terminale ha il naso affilato dalla paura,é pallido,è magro oppure gonfio; dovrebbe avere occhiaie profonde.E’ inverosimile che in un tale momento,un uomo discorra amabilmente di Platone e Dante,di socialismo e di fellatio con amici e amanti.
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L’unica eco che rimbalza,è la certezza che non c’è più niente da salvare:la sanità pubblica allo sbando,i sindacati divenuti caricature,la burocrazia al degrado,la polizia paralizzata davanti al mercato della droga e le nuove generazioni ancorate al denaro:temi che a ben vedere sono mondiali.Tuttavia le I.B. non convince;la descrizione della“buona morte”può far scaturire l’ansia di accumulare denaro per non morire disperati e soli in uno squallido corridoio d’ospedale.Non convince il volto di Girard,che non sa recitare la parte del morente: un malato terminale ha il naso affilato dalla paura,é pallido,è magro oppure gonfio; dovrebbe avere occhiaie profonde.E’ inverosimile che in un tale momento,un uomo discorra amabilmente di Platone e Dante,di socialismo e di fellatio con amici e amanti.E’ poco credibile anche questa drogata,così graziosa che sembra un fiore in boccio(M. J. Croze, migliore attrice)e mi sorge il dubbio che per“migliore”,forse,si volesse intendere“la più bella”;certo, che la droga possa avere una sua ragion d’essere, uno scopo terapeutico e umanitario,è bene,ma non è così che si muore:è così che si vorrebbe morire,se mai si volesse morire;la vita può anche essere menzogna,e nessuno vorrebbe morire nella menzogna(mi riferisco alla cruda scena degli studenti pagati per far visita al prof.).Stona che l’amore per la vita sia confuso col dongiovannesco amore per il sesso,il cibo e il buon vino:queste sono solo melensaggini intellettuali.Alla fine mi sembra che l’unico barbaro sia Sebastien,e in fondo anche lui–nonostante si nutra di ipocrisia e corruzione–mostra di avere un cuore,quindi,di barbari,in questo film,non ce ne sono poi tanti.C’è solo un po’ di decadenza e voluttà orgiastica,nonché la ritrita formula che del domani non v’è certezza.Aspettavo con preveggenza la scenetta strappalacrime,e puntualmente è giunta:la figlia lontana,che appare in una strana connessione internet dal bel mezzo del Pacifico,stimola quel malessere che rischia di suscitare invidia,poiché-stranamente libera dalle pastoie di questa società–fluttua con grazia in oceani di pace e fatalismo.Non siamo entrati in un’epoca di barbarie,come Arcand ci vuol far credere:ci siamo sempre stati,e anche solo citare Locke avrebbe scosso la sceneggiatura.“A proposito di Schmidt”riuscì a descrivere il declino occidentale molto meglio.In fondo,è la vita stessa ad essere una malattia terminale.
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fulvio
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domenica 1 febbraio 2004
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chi sono i barbari?
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LE INVASIONI BARBARICHE.
Regia di Denys Arcand. Interpretato da Remy Girard, Stéphane Rousseau, Dorothee Berryman, Louise Portal, Dominique Michel. Commedia nera, colore, 99 min.
Improbabile pellicola di stampo teatrale, sottile, raffinata, snob come solo i francesi sanno essere quando trattano temi importanti, tra questi la vita e la morte. Interessante fotografia: gelida, distaccata chiara e morbosamente corretta, sorregge una regia notevole.
Sebastien è un giovane manager equilibrato e di successo, vive a Londra. La madre lo richiama a Montreal per una grave malattia del padre, professore universitario, attaccato alla vita e ai godimenti a tal punto da aver lasciato parecchi anni addietro la famiglia; nonostante il rancore il ragazzo garantirà, attraverso il denaro, una fine degna e serena al padre attorniandolo di amici e buoni sentimenti.
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LE INVASIONI BARBARICHE.
Regia di Denys Arcand. Interpretato da Remy Girard, Stéphane Rousseau, Dorothee Berryman, Louise Portal, Dominique Michel. Commedia nera, colore, 99 min.
Improbabile pellicola di stampo teatrale, sottile, raffinata, snob come solo i francesi sanno essere quando trattano temi importanti, tra questi la vita e la morte. Interessante fotografia: gelida, distaccata chiara e morbosamente corretta, sorregge una regia notevole.
Sebastien è un giovane manager equilibrato e di successo, vive a Londra. La madre lo richiama a Montreal per una grave malattia del padre, professore universitario, attaccato alla vita e ai godimenti a tal punto da aver lasciato parecchi anni addietro la famiglia; nonostante il rancore il ragazzo garantirà, attraverso il denaro, una fine degna e serena al padre attorniandolo di amici e buoni sentimenti.
Non manca lo spazio per affrontare temi forti e difficili non perfettamente amalgamati da dialoghi boriosi. L’ effetto è alienante, non coinvolge, rende spettatori distaccati. Profonda critica all’istituzione cattolica.
Ampiamente interessante, da vedere.
(Prod. Canada/Francia 2002).
Fulvio Firrito.
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ilballodellestelle
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giovedì 22 gennaio 2004
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nude dissacrazioni ed intense emozioni...
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"E' gia così difficile interpretare il passato...figuriamoci predire il futuro"...o ancora "abbiamo abbracciato tutte le ideologie tranne il cretinismo". Frasi come queste sono l'indegna sintesi di una pellicola che si pone al confine tra vari generi. E'agrodolce la storia del malato terminale Remy che si trova al capezzale i suoi migliori amici. Sono dissacranti e comici i ricordi del passato, toccanti e paradossali i rapporti con i suoi due figli...forse fino ad allora ignorati. Le invasioni barbariche, l'attacco dell'11 settembre portato al cuore dell'impero americano è il tema di fondo...l'inquietante terrore che tutti attanaglia...simbolo insieme di morte e di vita diversa, terremoto emotivo, proprio come la malattia di Remy rispetto ai suoi parenti e amici, rispetto alle loro vite.
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"E' gia così difficile interpretare il passato...figuriamoci predire il futuro"...o ancora "abbiamo abbracciato tutte le ideologie tranne il cretinismo". Frasi come queste sono l'indegna sintesi di una pellicola che si pone al confine tra vari generi. E'agrodolce la storia del malato terminale Remy che si trova al capezzale i suoi migliori amici. Sono dissacranti e comici i ricordi del passato, toccanti e paradossali i rapporti con i suoi due figli...forse fino ad allora ignorati. Le invasioni barbariche, l'attacco dell'11 settembre portato al cuore dell'impero americano è il tema di fondo...l'inquietante terrore che tutti attanaglia...simbolo insieme di morte e di vita diversa, terremoto emotivo, proprio come la malattia di Remy rispetto ai suoi parenti e amici, rispetto alle loro vite. Consigliato a chi vuole divertirsi e riflettere, forse un pò più che riflettere...uno dei migliori film dell'anno.
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g.
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domenica 7 dicembre 2003
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ironia e.. coraggio
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Film franco canadese. Si svolge a Montreal. Remy è un malato terminale. La sua ex moglie chiama il loro figlio Sebastien, giocatore nell'alta finanza londinese che ""non ha mai letto un libro"". Lui arriva al capezzale del padre e presto fa di tutto, usando soprattutto il denaro che non gli manca, per farlo stare meglio. Remy è un prefessore universitario, attaccatissimo alla vita, uno che ha succhiato tutto quanto ha potuto. Cinema, lbri, amici, vino... donne. I viagggi... quelli non li ha voluti più fare ""tanto ormai ci sono turisti ovunque..."" Morirà, soffrirà. Sebastien si procurerà un medicinale proibito: l'eroina. Non vuole vederlo soffrie, e vuole regalargli le ultime gocce di vino dolce dalla vita.
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Film franco canadese. Si svolge a Montreal. Remy è un malato terminale. La sua ex moglie chiama il loro figlio Sebastien, giocatore nell'alta finanza londinese che ""non ha mai letto un libro"". Lui arriva al capezzale del padre e presto fa di tutto, usando soprattutto il denaro che non gli manca, per farlo stare meglio. Remy è un prefessore universitario, attaccatissimo alla vita, uno che ha succhiato tutto quanto ha potuto. Cinema, lbri, amici, vino... donne. I viagggi... quelli non li ha voluti più fare ""tanto ormai ci sono turisti ovunque..."" Morirà, soffrirà. Sebastien si procurerà un medicinale proibito: l'eroina. Non vuole vederlo soffrie, e vuole regalargli le ultime gocce di vino dolce dalla vita. Niente amarezze. Ci riuscirà. Dialoghi altezzosi, al limite del manierismo, un po' troppa carne al fuoco. L'eroina... il gesto d'amore finale. Temi fortissimi, amalgamati non al meglio. Si finisce per non entrare del tutto nella storia, si è piuttosto spettatori. L'ironia non manca. E neanche il coraggio di parlare apertamente di alcuni temi forti.
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