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giacomo j.k.
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sabato 17 ottobre 2009
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glasskår, le cicatrici della crescita (parte ii)
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(segue) Esattamente antitetici ai fratelli Hansen sono i “motociclisti”, che alla fine erano solo due (Remi e Vidar); due, come i fratelli, ma con una forza infinitamente minore, contrariamente alle apparenze, perché basata su un legame di sottomissione ad un capo più temuto che amato. Alla fine, Viktor non aiuterà solo se stesso, i suoi amici e suo fratello (e scusate se è poco), ma in qualche modo anche i motociclisti stessi, vittime di loro stessi e destinati a crollare di fronte ad un nemico che “non ha più niente da perdere”; una catarsi, questa, che porterà Remi a cambiare completamente vita, impiegan-do in modi decisamente migliori le indubbie qualità che come capoband già aveva mostrato, ma in negativo.
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(segue) Esattamente antitetici ai fratelli Hansen sono i “motociclisti”, che alla fine erano solo due (Remi e Vidar); due, come i fratelli, ma con una forza infinitamente minore, contrariamente alle apparenze, perché basata su un legame di sottomissione ad un capo più temuto che amato. Alla fine, Viktor non aiuterà solo se stesso, i suoi amici e suo fratello (e scusate se è poco), ma in qualche modo anche i motociclisti stessi, vittime di loro stessi e destinati a crollare di fronte ad un nemico che “non ha più niente da perdere”; una catarsi, questa, che porterà Remi a cambiare completamente vita, impiegan-do in modi decisamente migliori le indubbie qualità che come capoband già aveva mostrato, ma in negativo. Sarà lui a salvare anche Car, garantendole un inserimento in una vita sociale che fino ad allora, a causa di incrollabili pregiudizi, le era stata preclusa.
Le ultime battute del film sono un invito a guardare con gioia al presente e con ottimismo alle sor-prese di un futuro tutto da vivere: le cicatrici (le “Glasskår” del titolo) ci saranno sempre, ma si ri-marginano. Ciò non vuol essere un invito a dimenticare il fratello: come potrebbe? Anche innomi-nato, OK continuerà a vivere in Viktor, incarnazione dei suoi insegnamenti. Ora Viktor è il nuovo OK, che “ha successo con le ragazze” ma non solo, e Lille-Jonas è il nuovo Viktor, che corre e si sgola in un campo da hockey, vestito di una felpa rossa troppo grande per lui, seguendo la propria guida e i propri sogni.
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giacomo j.k.
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sabato 17 ottobre 2009
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glasskår, le cicatrici della crescita (parte i)
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Un universo che sembra essere lontano anni luce dal nostro, la Norvegia, in cui il mezzo di traspor-to è la bicicletta e l’estate, semmai, è “più fredda del solito” fa da sfondo e da contenitore alla storia messa in scena dal regista Lars Berg e basata su un romanzo degli anni Novanta, che il Giffoni Film Festival del 2002 premia nientemeno che col Grifone D’Oro come miglior film, sezione over14. È una storia sui ragazzi e per i ragazzi (e rispettivi educatori), che sembra avere da offrire molto di più di quello che appare a un primo sguardo e che è stata purtroppo fortemente penalizzata dalla sca-dente distribuzione avuta in Italia.
Centrale è, naturalmente, il tema del gruppo e del suo ruolo formativo; in questo senso, è estrema-mente interessante come Berg analizzi soprattutto l’aspetto della ricerca di una identità propria all’interno della “banda”.
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Un universo che sembra essere lontano anni luce dal nostro, la Norvegia, in cui il mezzo di traspor-to è la bicicletta e l’estate, semmai, è “più fredda del solito” fa da sfondo e da contenitore alla storia messa in scena dal regista Lars Berg e basata su un romanzo degli anni Novanta, che il Giffoni Film Festival del 2002 premia nientemeno che col Grifone D’Oro come miglior film, sezione over14. È una storia sui ragazzi e per i ragazzi (e rispettivi educatori), che sembra avere da offrire molto di più di quello che appare a un primo sguardo e che è stata purtroppo fortemente penalizzata dalla sca-dente distribuzione avuta in Italia.
Centrale è, naturalmente, il tema del gruppo e del suo ruolo formativo; in questo senso, è estrema-mente interessante come Berg analizzi soprattutto l’aspetto della ricerca di una identità propria all’interno della “banda”. Si potrebbe dire che Viktor è “un ragazzo sveglio” – e tale rimane, nono-stante i suoi auto-rimproveri, fino alla fine – proprio perché riesce a trovare nel gruppo la propria identità autonoma; anche di fronte alle difficoltà che si presentano, Viktor si pone in modo forte-mente attivo – cosa che per esempio Roger manca del tutto di fare. Non a caso, tra i membri della pseudo-band, sarà l’unico che vedremo davvero con uno strumento in mano: non è (ancora) in gra-do suonare bene, ma Viktor sa bene che qualsiasi cosa otterrà, sarà ottenuta attraverso le sue effetti-ve capacità e il suo personale impegno, e non grazie alle impressioni degli altri che, come Berg di-mostra, risultano spesso fuorvianti.
E da chi gli giunge questa consapevolezza se non dal “fratellone”, OK? Il rapporto tra i due è ecce-zionale, quasi commovente, un rapporto di amore fraterno ed educativo, e ciò nel senso più stretto del termine ex ducere: ciò che Viktor desidera di più è “essere come OK”; ma noi capiamo che ciò che invece OK desidera di più è insegnare a Viktor a trovare la forza che cerca in lui nella propria identità. Sarà poi la sua malattia, che Viktor lentamente arriva a comprendere nella sua gravità, che porterà a Viktor a scoprire la sua vera forza autonoma evitandogli questi due grandi rischi: essere sottomesso alla figura del fratello, o esserne un clone. Simbolicamente, solo attraverso questo “salto di qualità” Viktor potrà superare le sue due più grandi paure: il sangue e… Sissel.
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