massimo mingarelli
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venerdì 1 luglio 2005
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king hopkins
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Si, una bella fiaba; quando poi l'ambientazione è un'America pre-disillusione anni '60 il gioco non può che riuscir bene.
Il richiamo al precedente "Stend by me" è d'obbligo ma non per questo diminuisce il valore di quest'opera che tutto sommato lascia un inevitabile sapore melanconico e suggestivo che dopo un film è sempre qualcosa di apprezzabile.
Hopkins è come sempre in grado di caratterizzare a modo suo qualsiasi personaggio interpreti ed in questo caso il centro è stato colto senza timore.
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jayan
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domenica 5 febbraio 2012
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ottima interpretazione del racconto di king
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Il regista Scott Hicks ha realizzato un'ottima interpretazione del racconto di Stephen King, riuscendo a mettere in risalto la psicologia dei personaggi e la storia, tutta intrisa di mistero fin verso la fine. Le interpretazioni di Hopkins e di Yelchin sono straordinarie. Abituati ultimamente a vedere Hopkins nelle parti di personaggi cattivi, assassini e cannibali, ora soprende vedere questo personaggio che interpreta, così umano, anche se dal tono fosco, ma soltanto perché non vuole rivelare al ragazzo i suoi poteri e il volto dei suoi inseguitori. E' la storia di Bobby Garfield che, avendo la madre dato locato la soffitta a una persona sconosciuta, Ted Brautigan per quadrare il bilancio familiare, ne diventa intimo amico.
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Il regista Scott Hicks ha realizzato un'ottima interpretazione del racconto di Stephen King, riuscendo a mettere in risalto la psicologia dei personaggi e la storia, tutta intrisa di mistero fin verso la fine. Le interpretazioni di Hopkins e di Yelchin sono straordinarie. Abituati ultimamente a vedere Hopkins nelle parti di personaggi cattivi, assassini e cannibali, ora soprende vedere questo personaggio che interpreta, così umano, anche se dal tono fosco, ma soltanto perché non vuole rivelare al ragazzo i suoi poteri e il volto dei suoi inseguitori. E' la storia di Bobby Garfield che, avendo la madre dato locato la soffitta a una persona sconosciuta, Ted Brautigan per quadrare il bilancio familiare, ne diventa intimo amico. Ted insegnerà a Bobby la saggezza della vita e lui gli sarà riconoscente anche dopo la sua scomparsa. E' davvero un bel film, come regia, interpretazione, fotografia e sceneggiatura, che risulta un po' variata, in meglio, rispetto allo scritto di King. Un film da vedere assolutamente! L'unica pecca è il titolo, che non fa capire nulla della storia che sarà raccontata... ma forse è stato fatto volutamente.
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(di john )
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great steven
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giovedì 27 giugno 2019
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deludente, malgrado le interpretazioni all'altezza
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CUORI IN ATLANTIDE (USA, 2001) diretto da SCOTT HICKS. Interpretato da ANTHONY HOPKINS, ANTON YELCHIN, HOPE DAVIS, MIKA BOOREM, DAVID MORSE
Quando l’undicenne Robert Garfield, orfano di padre, riceve come regalo di compleanno una tessera per adulti della biblioteca anziché la bicicletta che tanto desiderava, la sua cocente delusione viene compensata dall’incontro col nuovo, misterioso vicino di casa, l’anziano Ted Brodigan, che accetta di pagarlo un dollaro a settimana a patto che il ragazzino gli legga quotidianamente il giornale. La di lui madre Liz non vede di buon occhio il fatto che il figlio e l’uomo si frequentino. Ted mette in guardia Robert dalla gente bassa, uomini riconoscibili dalle macchine che guidano e dai cappelli che indossano, i quali lo stanno ricercando per le sue doti da sensitivo che già gli hanno procurato notevoli guai.
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CUORI IN ATLANTIDE (USA, 2001) diretto da SCOTT HICKS. Interpretato da ANTHONY HOPKINS, ANTON YELCHIN, HOPE DAVIS, MIKA BOOREM, DAVID MORSE
Quando l’undicenne Robert Garfield, orfano di padre, riceve come regalo di compleanno una tessera per adulti della biblioteca anziché la bicicletta che tanto desiderava, la sua cocente delusione viene compensata dall’incontro col nuovo, misterioso vicino di casa, l’anziano Ted Brodigan, che accetta di pagarlo un dollaro a settimana a patto che il ragazzino gli legga quotidianamente il giornale. La di lui madre Liz non vede di buon occhio il fatto che il figlio e l’uomo si frequentino. Ted mette in guardia Robert dalla gente bassa, uomini riconoscibili dalle macchine che guidano e dai cappelli che indossano, i quali lo stanno ricercando per le sue doti da sensitivo che già gli hanno procurato notevoli guai. Fra il ricordo del padre scomparso su cui Bobby dovrà ricredersi (molto) in positivo e l’amicizia coltivata con la fidanzata Carol Gerber, il bambino scopre tremendi segreti sui trascorsi di Ted, dipendenti in gran parte dal suo potenziale di preveggenza, ma farà ogni cosa in suo potere per proteggerlo, e anche se non ci riuscirà, il loro rapporto non rimarrà senza frutti. E, una volta cresciuto, Bobby ritornerà nella malconcia casa della sua infanzia dove, invece di ricevere solo in eredità un vecchio guanto da baseball dal testamento del suo amico defunto John Sullivan, conoscerà la figlia di Carol, rilegandosi al lato idilliaco del proprio passato. Da un racconto – Uomini col soprabito giallo – di Stephen King, incluso nella raccolta Cuori in Atlantide (1999), il primo volume pubblicato dopo l’incidente stradale occorso all’autore di Portland in quell’anno. Il trasferimento dalla pagina scritta all’audiovisivo, purtroppo, si sente con drammatica feracità: quando si affida alle invenzioni cinematografiche, la storia stucca per via delle forzature, mentre quando tenta di seguire il racconto, centra in pieno il ridicolo involontario e delude per l’adattamento delle battute, risultanti meno graffianti e più manierate. Neanche l’apporto in sceneggiatura del maestro William Goldman riesce a rinforzare il debole impianto strutturale, e Hicks non è un regista tale da trarre un capolavoro di immagini e suoni da un’opera minore di un genio ormai noto a livello mondiale per come descrive l’infanzia, i conflitti famigliari, il mistero dell’occulto e delle magie che sconvolgono lo schema narrativo. Poco persuasivi gli attori (eccettuati Hopkins e Yelchin, il primo intrigante come sempre e il secondo bravo a tenergli testa come insolito allievo in procinto di intraprendere un cammino verso l’età adulta assai al di fuori dell’ordinario), non abbastanza dark l’ambientazione, carenza di suspense laddove avrebbe contribuito alla formazione di un involucro catartico di astrale bellezza. Ma in fondo è un cliché dei thriller scritti bene che si ripete dalla notte dei tempi dell’industria filmica: quando si legge, si avvertono sensazioni inquietanti di paura in grado di coinvolgere ed emozionare profondamente; quando se ne osserva la trasposizione, l’effetto si smarrisce e si banalizza dentro un cumulo di timide scimmiottature.
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eugen
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giovedì 4 agosto 2022
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complessivamente valido, anche se...
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"Hearts in Atlantis"(Scott Hicks, sceneggiautra di William Goldman, dal libro"Hearts in Atlantis"o piu'precismaente dal primo dei racconti di quel volume, diStephen King, 2001). Stephen King, notoriamente, e'una"gallina dalle uova d'oro"per i registi, che traggono dai suoi rimanzi o racconti(qui vale il secondo caso)film di notevole successo, quasi sempre, Ecco che nel 2001, a due anni dalla pubblicazione di"Hearts in Atlantis"esce un film di successo, con Antohnoy Hopkins, Anton Yelchin, Hope Davis, Il regista Hicks ma gia'lo sceneggiatore Goldman, valido in particoalre perche'egli stesso autore fantastico("Magic")e molto interessato a "tradurre filmicamente"King(da"Misery "in poi, almneo)hanno lasciatyo uno spazio relativo al mistero, accentuando invece l'elemento drammatico legato al ricordo, al"psssato che non passa": qui un fotografo che torna nei luoghi della sua infanzia per partecipare al funerale di un amico, ritrova non solo la casa ma il ricordo della sua fidanzatina dell'epoca, scomparsa come l0'altro amico, e ancora di piu'quello di un perpsaggio interessante, un anziano"veggente"che leggeva nella psiche delle persone.
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"Hearts in Atlantis"(Scott Hicks, sceneggiautra di William Goldman, dal libro"Hearts in Atlantis"o piu'precismaente dal primo dei racconti di quel volume, diStephen King, 2001). Stephen King, notoriamente, e'una"gallina dalle uova d'oro"per i registi, che traggono dai suoi rimanzi o racconti(qui vale il secondo caso)film di notevole successo, quasi sempre, Ecco che nel 2001, a due anni dalla pubblicazione di"Hearts in Atlantis"esce un film di successo, con Antohnoy Hopkins, Anton Yelchin, Hope Davis, Il regista Hicks ma gia'lo sceneggiatore Goldman, valido in particoalre perche'egli stesso autore fantastico("Magic")e molto interessato a "tradurre filmicamente"King(da"Misery "in poi, almneo)hanno lasciatyo uno spazio relativo al mistero, accentuando invece l'elemento drammatico legato al ricordo, al"psssato che non passa": qui un fotografo che torna nei luoghi della sua infanzia per partecipare al funerale di un amico, ritrova non solo la casa ma il ricordo della sua fidanzatina dell'epoca, scomparsa come l0'altro amico, e ancora di piu'quello di un perpsaggio interessante, un anziano"veggente"che leggeva nella psiche delle persone. Sono dunque scarse, in questo caso, gli"scatti di tettore"e prevale invece un registro di generale tristezza e dramma pervasivo(la madre "dipsersiva"che durante un week.end"di lavoro"viene violentata e poi fraintende completamente quanto il veggente sta facendo alla ragazzina Carol, che invece aveva subito violenza da parte di un rivale del protagonista. In parte cio'e'gia'nel racconto kinghiano, meno degli altri"di paura", ma la riduzione filmica ha lavorato ulterioremente in tal senso e allora bisogna dire che anche l'interpetazione di Hopkins risulta certo "sconcertante"per chi lo identifica, magari, con"Hannibal the Cannibal"ed e'rimasto a quelle prova, mentre complessivamente l'attore fornisce una notevolissima interpretazione del personaggio del vero protagonista del film., direi anche piu'di quanto non lo sia nel racconto originale di King. Anton Yelchim , interprete russo scomparso tragicamente a LOs Angeles nel 2016, e'il protagonista bambino undicenne del film e e Hope Davis interpreta in modo convincente il ruolo della madre del ragazzino. El Gato
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marieto
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sabato 11 dicembre 2010
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delusione...anzi, bufala
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Niente da dire se non si è letto il libro. Un filmetto sul filo della nostalgia per gli anni '60, con un Hopkins perfettamente calato nella parte di Ted, ma niente di più. Solo che il film poteva intitolarsi in mille modi diversi piuttosto che Cuori in Atlantide, senza rischiare rischi di plagio, dato che ha completamente tradito lo spirito del libro, che parla di tutt'altro. Problemi di durata? Non lo so. Se prendiamo ad esempio un film come Forrest Gump, che abbraccia un arco temporale di circa trent'anni, con svariate vicissitudini in meno di due ore e mezza, Cuori in Atlantide, comprimendo l'episodio oggetto del film, in meno di tre ore si sarebbe potuto fare. E' un affresco della generazione che ha vissuto il Vietnam, sia di quelli che l'hanno vissuto "nel verde" che di quelli che hanno contestato la guerra, anche pagando di persona, e di quanto di mortale e tossico ha lasciato nelle loro vite.
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Niente da dire se non si è letto il libro. Un filmetto sul filo della nostalgia per gli anni '60, con un Hopkins perfettamente calato nella parte di Ted, ma niente di più. Solo che il film poteva intitolarsi in mille modi diversi piuttosto che Cuori in Atlantide, senza rischiare rischi di plagio, dato che ha completamente tradito lo spirito del libro, che parla di tutt'altro. Problemi di durata? Non lo so. Se prendiamo ad esempio un film come Forrest Gump, che abbraccia un arco temporale di circa trent'anni, con svariate vicissitudini in meno di due ore e mezza, Cuori in Atlantide, comprimendo l'episodio oggetto del film, in meno di tre ore si sarebbe potuto fare. E' un affresco della generazione che ha vissuto il Vietnam, sia di quelli che l'hanno vissuto "nel verde" che di quelli che hanno contestato la guerra, anche pagando di persona, e di quanto di mortale e tossico ha lasciato nelle loro vite. Nel film niente di tutto questo. Neanche la vera natura degli "uomini bassi in soprabito giallo" si riesce a capire, e tutto sommato della fine di Ted Brautigan lo spettatore può tranquillamente fregarsene.
Un'occasione perduta alla grande.
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(di toty bottalla)
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