theophilus
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giovedì 13 marzo 2014
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garbato e spumeggiante
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TOPSY-TURVY
Presentato alla 56a mostra del cinema di Venezia, Topsy-Turvy,del regista inglese Mike Leigh, è la ricostruzione storica della vicenda del binomio Gilbert/Sullivan nella Londra vittoriana, verso la fine del secolo scorso. Senza dubbio uno dei più riusciti – almeno per chi scrive – fra quelli in concorso per il Leone. La ricchezza dei particolari, lo sfarzo dei costumi di scena, la sensazione di calore che emana dagli interni, il taglio psicologico dei personaggi, netti e delimitati, la scelta mirata degli attori, cantanti veri che cantano in diretta; Allan Corduner, che interpreta il ruolo di Arthur Sullivan e che accompagna realmente al pianoforte le cantanti durante le prove e nei salotti vittoriani, o che dirige l’orchestra affossato nel podio che lascia trapelare poco più di un burattino che mulina meccanicamente le braccia, il sorriso beato stampato sul volto proprio a chi è candidamente soddisfatto di se stesso – memorabile macchietta comica! Tutto questo ci fa sentire che ci troviamo di fronte a un film di notevole livello qualitativo e che forse avrebbe dovuto ottenere qualcosa in più oltre alla meritatissima Coppa Volpi assegnata a Jim Broadbent per la migliore interpretazione maschile nel ruolo di William Schwenck Gilbert.
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TOPSY-TURVY
Presentato alla 56a mostra del cinema di Venezia, Topsy-Turvy,del regista inglese Mike Leigh, è la ricostruzione storica della vicenda del binomio Gilbert/Sullivan nella Londra vittoriana, verso la fine del secolo scorso. Senza dubbio uno dei più riusciti – almeno per chi scrive – fra quelli in concorso per il Leone. La ricchezza dei particolari, lo sfarzo dei costumi di scena, la sensazione di calore che emana dagli interni, il taglio psicologico dei personaggi, netti e delimitati, la scelta mirata degli attori, cantanti veri che cantano in diretta; Allan Corduner, che interpreta il ruolo di Arthur Sullivan e che accompagna realmente al pianoforte le cantanti durante le prove e nei salotti vittoriani, o che dirige l’orchestra affossato nel podio che lascia trapelare poco più di un burattino che mulina meccanicamente le braccia, il sorriso beato stampato sul volto proprio a chi è candidamente soddisfatto di se stesso – memorabile macchietta comica! Tutto questo ci fa sentire che ci troviamo di fronte a un film di notevole livello qualitativo e che forse avrebbe dovuto ottenere qualcosa in più oltre alla meritatissima Coppa Volpi assegnata a Jim Broadbent per la migliore interpretazione maschile nel ruolo di William Schwenck Gilbert.
Enzo Vignoli
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zadigx
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sabato 17 settembre 2011
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rivive la magia del palco
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Mi ha sorpreso questa opera di Mike Leigh. Sebbene non sia un estimatore del Savoy opera, come non si può restare catturati dalla vitalità, dal mestiere degli attori, degli autori e di tutte le persone che contribuiscono al successo di un lavoro teatrale? Soprattutto se la regia ci restituisce con grandissima cura ogni particolare del tempo, forse la cosa che più cattura è il tentativo ben riuscito di ricreare i dialoghi, i rapporti umani e soprattutto il wit tipicamente anglosassone di quei tempi. I due premi Oscar e gli altri premi minori sono un dovuto riconoscimento a tutto questo.
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mari
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domenica 17 agosto 2008
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sarà che io adoro mike leigh
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Una ricostruzione perfetta. Un film molto piacevole da vedersi con delle note tenere e amare lasciate un po' cadere. Musica e spettacoli gradevolissimi.
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