Hana-Bi

il film è di una lentezza esasperante; le scene di violenza sono gratuite; tipico film giapponese formalmente impeccabile ma estremamente noioso

Mille film in uno solo mille punti sui quali soffermarsi e perdersi...molte volte mi sono chiesta che tipo di film stessi guardando ...poi alla fine ho colto l'essenza del giappone..tutto ciò che ho appreso del giappone sin da piccola è in questo film dalla violenza che a volte è sfociata nel trash a un sentimentalismo leggero come i petali dei fiori ritratti dal regista...un film completo e non per questo carente in ogni sua espressione. Notevole il senso d'armonia che riesce a offrire Kitano.

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E' sbagliato decidere se il protagonista debba cedere alla Morte.ogni singolo elemento della memoria, non solo del protagonista, viene ricostruito tramite l'incomunicabilità delle parole ricostruite (caleidoscopicamente?) studiando la violenza. Il montaggio delle singole scene riflette la scelta della morte in qualsiasi momento: non la morte intesa come degna fine di un samurai ( come per es. in "Sonatine" ) ma l'impossibilità di vivere... meglio morire insomma.

Che si puo' dire di un film del genere? Io probabilmente sono eccessivamente critico nel confronto del dizionario Farinotti, ma certe volte proprio mi chiedo che film abbia visto chi scrivele recensioni. Molto meglio in questo tipo di dizionario il Mereghetti, almeno lui i film e' uno che va a vederli, con le palpebre ben aperte. Ma non sono qui per una banale analisi su due diversi modi di capire il cinema, ma per parlare di un film assolutamente imperdibile. Il settimo lungometraggio del giapponese Takeshi Kitano e' quello che meglio svela tutta la sua poetica: fatta di violenza, tenerezza ed una visione assolutamente amara della vita. La sua violenza nasce sempre in rapporto alla societa' non e' mai banale o gratuita e proprio grazie ad essa i momenti di dolcezza, nel film sono molti, assumono un valore assolutamete spiazzante. [+]

Che si puo' dire di un film del genere? Io probabilmente sono eccessivamente critico nel confronto del dizionario Farinotti, ma certe volte proprio mi chiedo che film abbia visto chi scrivele recensioni. Molto meglio in questo tipo di dizionario il Mereghetti, almeno lui i film e' uno che va a vederli, con le palpebre ben aperte. Ma non sono qui per una banale analisi su due diversi modi di capire il cinema, ma per parlare di un film assolutamente imperdibile. Il settimo lungometraggio del giapponese Takeshi Kitano e' quello che meglio svela tutta la sua poetica: fatta di violenza, tenerezza ed una visione assolutamente amara della vita. La sua violenza nasce sempre in rapporto alla societa' non e' mai banale o gratuita e proprio grazie ad essa i momenti di dolcezza, nel film sono molti, assumono un valore assolutamete spiazzante. Hana-Bi, fondamentalmente e' una storia d'amore, quello che la rende totalmente diversa dalle altre e' il modo in cui il regista la racconta ricorrendo a flashback e flaswforward, con un montaggio serrato che nulla concede alla noia. Il finale poi limpido e disperato e' uno dei piu' alti esempi di come fare cinema in totale liberta'. P.s. non ho voluto raccontare la storia per non rovinare il piacere di vederlo a che per una volta volesse vedere piu' in la dei soliti orizzonti pieraccioniani. Grazie per l'ascolto. [-]

Un film toccante ed estremo che fra flashback, immagini violente e quadri coloratissimi (dipinti dal regista stesso) segue un suo percorso logico obbligato fino alla drammatica conclusione. Capolavoro di sensibilità orientale, il film lascia il segno nello spettatore. Eccellenti sia la regia che la recitazione di Kitano.