figliounico
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giovedì 19 settembre 2024
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un riuscitissimo doppio esordio
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Classico legal thriller anni ’90 diretto da un regista, Gregory Hoblit, peraltro al suo esordio, che nella sua carriera ha realizzato soltanto sei film ma non ne ha sbagliato nemmeno uno. Il cast è d’eccezione e a prescindere dai due protagonisti già divi affermati dell’epoca, ossia Richard Gere, nella parte dell’avvocato di grido, e Laura Linney, nel doppio ruolo della sua ex e di rivale in tribunale in qualità di sostituto procuratore, ciò che colpisce è la straordinaria performance attoriale di Edward Norton alla sua prima apparizione sul grande schermo.
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6bravoacorvociseipassorambo
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martedì 14 marzo 2023
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incosapevole forse?
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Come storia sembra avere il suo lato a sorpresa
per quelli che pensavano che
l'individuo non fosse di proposito quel criminale a
cui si riferivano. Nonostante l'impegno
errante di qualche avvocato per così dire del
diavolo, e si rivelerà di proposito forse quel comportamento,
con nonchalance generale o quasi nonchè sembrando di
rendere di ironia e di spettacolo il film.
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erika
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lunedì 18 ottobre 2021
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semplicemente perfetto
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Ho guardato il film più volte, mi sono comprata anche il dvd. Ovviamente, come tutti i film da colpo di scena, va visto solo una volta, perché la sorpresa c'è solo con la prima.. Il film è appassionante, scorre alla perfezione. Non annoia affatto. Un po' forse la lunga parte processuale. Ma d'altronde si basa su questo. Gere fantastico. Norton geniale. Colpo di scena da cardiopalma. Assolutamente da vedere.
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ribo
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venerdì 15 maggio 2020
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grande
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Avrò visto questo film almeno 20 volte,non mi stancherò mai di rivederlo,un capolavoro del cinema soprattutto per il finale clamoroso!
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mencio
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venerdì 17 agosto 2018
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le verità sono tre
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Le verità sono tre: quella del dott. Jekyll (che dice di aver inventato mr. Hyde), quella meno nota di mr. Hyde (che dice di aver inventato mr. Jekyll) e poi...c'è la verità. Il film si ferma alla seconda e questa è una sua debolezza. Tutti i personaggi sono noti: li abbiamo visti in tanti films, primo fra i quali, Il Verdetto di Sidney Lumet, ma di ben altra caratura. Anche qui c'è l'avvocato che crede nella giustizia e rischia grosso; l'avvocatessa carina, che ha una storia con l'avvocato avversario; il procuratore distrettuale che non crede neppure nel pan secco ed è più gangster di Al Capone. Personalmente il viso che mi ha colpito maggiormente è stato quello di Frances McDormand, la psichiatra, ma il personaggio che mi ha maggiormente intricato è stato quello del giudice.
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Le verità sono tre: quella del dott. Jekyll (che dice di aver inventato mr. Hyde), quella meno nota di mr. Hyde (che dice di aver inventato mr. Jekyll) e poi...c'è la verità. Il film si ferma alla seconda e questa è una sua debolezza. Tutti i personaggi sono noti: li abbiamo visti in tanti films, primo fra i quali, Il Verdetto di Sidney Lumet, ma di ben altra caratura. Anche qui c'è l'avvocato che crede nella giustizia e rischia grosso; l'avvocatessa carina, che ha una storia con l'avvocato avversario; il procuratore distrettuale che non crede neppure nel pan secco ed è più gangster di Al Capone. Personalmente il viso che mi ha colpito maggiormente è stato quello di Frances McDormand, la psichiatra, ma il personaggio che mi ha maggiormente intricato è stato quello del giudice. Alfre Wooddard: quanto di più lontana dal senso di giustizia e dalla dignità del proprio lavoro, sul suo scranno bellona ipertruccata che si presenta in aula con in mano un bel bicchierone di whisky e sancisce l'accordo salva-vita dell'accusato, con un altro bel bicchierone riempito con gli avanzi alcoolici del probo Richard Gere. Neppure Paul Newman, nel "l'uomo dai sette capestri", è mai arrivato a tanto, ma che stile, che presenza scenica, che realismo!
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jl
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mercoledì 11 luglio 2018
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illegal thriller
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Una sceneggiatura a quattro mani ispirata dal romanzo thriller Primal Fear, di William Diehl, il quale nel 1996 portò in dote una storia come spesso siamo stati abituati a vederci offerta dal mondo della settima arte. Un legal thriller cupo e ben strutturato senza apparenti colpi d’ala per una sentenza che pare scolpita nella roccia: come può il chierichetto balbuziente Aaron Stampler essere innocente? Martin Vail, avvocato penalista del foro di Chicago è per una volta certo dell’innocenza del suo assistito, dopo che per anni si è professato interessato solo alla sentenza dei giudici e dopo aver impresso alla sua carriera l’aurea di uomo di legge alla quale ha sempre tentato di applicare la massima secondo cui ogni imputato ha diritto alla migliore difesa possibile ed è inizialmente giudicabile solo come un semplice sospettato.
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Una sceneggiatura a quattro mani ispirata dal romanzo thriller Primal Fear, di William Diehl, il quale nel 1996 portò in dote una storia come spesso siamo stati abituati a vederci offerta dal mondo della settima arte. Un legal thriller cupo e ben strutturato senza apparenti colpi d’ala per una sentenza che pare scolpita nella roccia: come può il chierichetto balbuziente Aaron Stampler essere innocente? Martin Vail, avvocato penalista del foro di Chicago è per una volta certo dell’innocenza del suo assistito, dopo che per anni si è professato interessato solo alla sentenza dei giudici e dopo aver impresso alla sua carriera l’aurea di uomo di legge alla quale ha sempre tentato di applicare la massima secondo cui ogni imputato ha diritto alla migliore difesa possibile ed è inizialmente giudicabile solo come un semplice sospettato.
Il regista Gregory Hoblit dona alla pellicola un ritmo lento scosso solo da una serie di colpi di scena imprevedibili e inaspettati, a questo aggiunge la prima interpretazione ufficiale di Ed Norton, non reduce da corsi di recitazione e che proprio nel corso di quella stagione arrivò sorprendentemente ad un solo passo dalla statuetta Oscar come miglior attore protagonista. Tutto questo salva dall’anonimato una pellicola nella quale Gere interpreta un avvocato senza particolari sbavature e con un cinismo che è secondo solamente all’efferatezza del crimine per il quale è imputato Aaron. La psicologa Frances McDorman e l’avvocato Laura Linney si accodano a Gere e a un film che facilmente potrebbe essere trasposto anche sulle assi di un palco data la scelta di girare quasi esclusivamente in interni. Pellicola nel complesso imperdibile per ammirare il talento indiscusso di Ed Norton.
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elgatoloco
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sabato 2 giugno 2018
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primal fear ancora interessante, ma...
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"Primal Fear"(1996, Gregory Hoblit, da un romanzo di William Diehl)è opera decisamente interessante, anche oggi, pur se il tema(in realtà solo parzialmente trattato o meglio...qui non vorrei dare soluzioni sul finale a chi no abbia visto il film...)delle "personalità multiple"acquista ben altra valenza(anzi ben altre valenze, al plurale)in opere come quelle di Alfred Hitchock e di Brian de Palma, per fare solo due esempi celebri. Diciamo che Hoblit ha voluto"sfiorare"il tema, parlandoci semmai , non so quanto consciamente,del distrubo fittizio(cfr.DSM 5, 300.19), Certo è che l'effetto più interessante risulta essere il fallimento del grande"avvocatone"(un Richard Gere più problematico del solito, per il ruolo e per come lo rende, con margini di ambiguità interessanti, con risvolti anche inquietanti)-principe del foro, che vuole a tutti i costi dimostrare l'innocenza del suo cliente, il ragazzo sospettato di assassinio(Edward Norton, già bravissimo all'epoca)contro la sua ex, la"pubblica accusatrice"(laura Linney, anch'essa decisamente brava), che invece vuole condannarlo a tutti costri, ma la vera altercatio è quella tra l'avvocato e il suo cliente, dove emergono aspetti altrimenti quasi"intangibili".
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"Primal Fear"(1996, Gregory Hoblit, da un romanzo di William Diehl)è opera decisamente interessante, anche oggi, pur se il tema(in realtà solo parzialmente trattato o meglio...qui non vorrei dare soluzioni sul finale a chi no abbia visto il film...)delle "personalità multiple"acquista ben altra valenza(anzi ben altre valenze, al plurale)in opere come quelle di Alfred Hitchock e di Brian de Palma, per fare solo due esempi celebri. Diciamo che Hoblit ha voluto"sfiorare"il tema, parlandoci semmai , non so quanto consciamente,del distrubo fittizio(cfr.DSM 5, 300.19), Certo è che l'effetto più interessante risulta essere il fallimento del grande"avvocatone"(un Richard Gere più problematico del solito, per il ruolo e per come lo rende, con margini di ambiguità interessanti, con risvolti anche inquietanti)-principe del foro, che vuole a tutti i costi dimostrare l'innocenza del suo cliente, il ragazzo sospettato di assassinio(Edward Norton, già bravissimo all'epoca)contro la sua ex, la"pubblica accusatrice"(laura Linney, anch'essa decisamente brava), che invece vuole condannarlo a tutti costri, ma la vera altercatio è quella tra l'avvocato e il suo cliente, dove emergono aspetti altrimenti quasi"intangibili". Un thriller e anche legal thriller che, a 22 anni di distanza, si può ancora rivedere, anche nelle chiave accennata oltre che in vari altri modi e con varie implicazioni, natrualmente, come ogni opera d'arte, per sua natura, notoriamente, "polisemica"... El Gato
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francismetal
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martedì 14 novembre 2017
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colpi di scena... sospetti e dubbi fino alla fine
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L'unico grosso problema di questo film è che i legal thriller non solo sono quasi sempre noiosi e difficili da seguire, ma che questo dura anche troppo.
Per il resto resto perplesso sul finale. Si capiva che il ragazzo poteva anche fingere, ma la dottoressa aveva fatto la sua diagnosi. Ma non posso dire di più...
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elgatoloco
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mercoledì 8 novembre 2017
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film intelligentemente"terribile"
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"Primal Fear"(come al solito il titolo originale vale ben più di quello tradotto)di Gregory Hoblit(1996)è uni di quei film che segnano, comunque, un'epoca: a proposito della giustizia, di un suo concetto"assolutista"o"relativista"(definizioni disutibili,ma utili almeno come ipotesi di lavoro)per cercare di capire quanto realmente avviene: qui, poi, si tratta di diritto penale, segnatamente di omicidio, di"dissociazione di personalità"e altro ancora, ma è meglio che si veda il film piuttosto che discettarne...o che si legga il libro da cui è tratto, di cui però non ho contezza non avendolo letto. Dirò dunque, limitandomi al film, che esso è un legal thriller molto ben costruito, con il tema specifico(preparazione delle arringhe di accusa e difesa etc.
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"Primal Fear"(come al solito il titolo originale vale ben più di quello tradotto)di Gregory Hoblit(1996)è uni di quei film che segnano, comunque, un'epoca: a proposito della giustizia, di un suo concetto"assolutista"o"relativista"(definizioni disutibili,ma utili almeno come ipotesi di lavoro)per cercare di capire quanto realmente avviene: qui, poi, si tratta di diritto penale, segnatamente di omicidio, di"dissociazione di personalità"e altro ancora, ma è meglio che si veda il film piuttosto che discettarne...o che si legga il libro da cui è tratto, di cui però non ho contezza non avendolo letto. Dirò dunque, limitandomi al film, che esso è un legal thriller molto ben costruito, con il tema specifico(preparazione delle arringhe di accusa e difesa etc., processo vero e pro prio)e del"fuori scena"(l'avvocato e l'avvocatessa si conoscevano sentimentalmente e intimamente), ma non c'è solo il legal-thriller o meglio lo stesso è integrato da scene di detection, di investigazione, di scoperta di fattori nuovi e sconcertanti, insomma di tutto ciò che"Perry Mason", vecchia ma anche"nuova"serie non poteva nè voleva dare e non solo perché l'argomento del film è scabroso, includendo anche la partecipazione attiva e sconcertante di altri prelati(fra l'altro a metà degli Novanta del 1900 anche i media di certe problematiche parlavano ben poco e comunque solo per cenni, per allusioni, spesso decisamente ellittiche...). Una delle migliori interpretazioni di Richard Gere, una volta tanto esulante dalla sua passione(buddhismo, Dalai Lama etc.), dove anche Laura Linney e Franes Mc Dormand, Edward Norton, allora comunque giovane, anzi il più giovane del cast, si esprimono in modo assolutamente convincente. Uno di quei film da archivio, da testimonianza tale da poter valere anche(lo dico da non-giurista, pur avendo mesticato qualcosa di criminologia)come esempio anche per la formazione di un avvocato e/o di un magistrato. El Gato
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emanuele r.
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mercoledì 13 luglio 2016
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capolavoro con finale che lascia senza respiro
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Un vero capolavoro, un film affascinante, che attraversa molti temi. Un thriller legale pazzesco. Un avvocato assume gratuitamente la difesa di un ragazzo balbuziente, ex chierichetto e partecipante al coro della chiesa, che viene accusato di aver ucciso l'arcivescovo, poiché si trovava sulla scena del delitto. Grande tensione in questo film, con colpi di scena continui e un finale a dir poco mozzafiato. I temi sono i sentimenti e gli abusi. L'ambiente prevalente è il tribunale, dove il pubblico ministero è una vecchia fiamma dell'avvocato difensore del ragazzo. Solo alla fine si scoprirà la verità che lascerà tutti a bocca spalancata
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