Pellicola che vorrebbe far credere di essere socialmente impegnata, mettendo al centro della narrazione le condizioni del lavoro in agricoltura e più in generale delle classi operaie, ma che in realtà non affronta seriamente queste tematiche, utilizzandole soltanto per mettere in scena una storia snervante che vorrebbe appassionare lo spettatore. Se questo era l’intento, il risultato che ottiene il regista Mark Rydell è invece un susseguirsi di eventi deprimenti, che non innescano alcun interesse, ma bensì appaiono troppo forzati ed artefatti, ed infine ottengono solo di far perdere credibilità alla pellicola. I continui primi piani sui volti tristi e immusoniti dei personaggi, in particolare quelli del protagonista e del figlio maggiore, a lungo andare mi sono sembrati stucchevoli e addirittura ridicoli per quanto insistenti.
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Pellicola che vorrebbe far credere di essere socialmente impegnata, mettendo al centro della narrazione le condizioni del lavoro in agricoltura e più in generale delle classi operaie, ma che in realtà non affronta seriamente queste tematiche, utilizzandole soltanto per mettere in scena una storia snervante che vorrebbe appassionare lo spettatore. Se questo era l’intento, il risultato che ottiene il regista Mark Rydell è invece un susseguirsi di eventi deprimenti, che non innescano alcun interesse, ma bensì appaiono troppo forzati ed artefatti, ed infine ottengono solo di far perdere credibilità alla pellicola. I continui primi piani sui volti tristi e immusoniti dei personaggi, in particolare quelli del protagonista e del figlio maggiore, a lungo andare mi sono sembrati stucchevoli e addirittura ridicoli per quanto insistenti.
La regia di Rydell si salva comunque sul piano tecnico con alcune sequenze che propongono incidenti e situazioni di pericolo che sono oggettivamente ben girate e restituiscono il giusto pathos.
Molto buona la fotografia.
Sul piano attoriale c’è un’enorme discrepanza tra le performnce dei due protagonisti, Sissy Spacek e Mel Gibson: la prima è come al solito bravissima, tanto che ottenne una candidatura all’Oscar; Gibson, tolto dai film d’azione ed impiegato in un ruolo troppo complicato che mal gli si addice, è invece quasi imbarazzante per quanto inespressivo.
Il cast è completato da Scott Glenn, a cui va l’altro ruolo di rilievo.
La scena iniziale e quella finale, che ritraggono entrambe i protagonisti alle prese con il fiume che minaccia di straripare dagli argini, si assomigliano molto; il messaggio che Rydell vuole lasciare è evidentemente quello del perdurante stato di difficoltà che caratterizza la vita degli agricoltori, alle prese costantemente con la minaccia degli eventi atmosferici, che in qualsiasi momento sono in grado di azzerare i risultati faticosamente conseguenti dall’uomo con enormi sforzi.
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