antonio the rock
|
domenica 3 agosto 2008
|
fanny e alexander:un film autobiografico
|
|
|
|
"Fanny e Alexander" è forse uno dei film più autobiografici di Bergman,che mette in mostra oltre ai capisaldi della sua produzione filmatografica(con la ripresa di temi onnipresenti quali la Morte,la ricerca di Dio tramite una fede di stampo provvidenzialistico), anche la vita stessa del regista che viene sottoposta così al giudizio critico dello spettatore,il quale può saggiare la vita di Bergamn non nella fase adulta(fase questa di già gran interesse e ormai priva di curiosità),ma quella dell'infanzia fase priva del pessimismo che caratterizza l'età matura dove a imperare è quasi sempre il tedio e il male di vivere
.Ma lo stacco tra la spensieratezza adolescenziale e l'asperità della vita da persona adulta in Bergman non c'è stato nel suo rapporto tormentato col padre,che predicatore protestante,minò alla base la sua spensieratezza di bambino con una tirannide improntata ai principi di fede riducendo il figlio a vivere all'ombra del suo genitore.
[+]
"Fanny e Alexander" è forse uno dei film più autobiografici di Bergman,che mette in mostra oltre ai capisaldi della sua produzione filmatografica(con la ripresa di temi onnipresenti quali la Morte,la ricerca di Dio tramite una fede di stampo provvidenzialistico), anche la vita stessa del regista che viene sottoposta così al giudizio critico dello spettatore,il quale può saggiare la vita di Bergamn non nella fase adulta(fase questa di già gran interesse e ormai priva di curiosità),ma quella dell'infanzia fase priva del pessimismo che caratterizza l'età matura dove a imperare è quasi sempre il tedio e il male di vivere
.Ma lo stacco tra la spensieratezza adolescenziale e l'asperità della vita da persona adulta in Bergman non c'è stato nel suo rapporto tormentato col padre,che predicatore protestante,minò alla base la sua spensieratezza di bambino con una tirannide improntata ai principi di fede riducendo il figlio a vivere all'ombra del suo genitore.Bergman nel film si autorappresenta nella figura di Alexander che con occhi innocenti da bambino si ritrova da una condizione di agiatezza borghese in apertura di film(quasi un incipit in medias res definendolo in termini letterari),a vivere nell'austera dimora del suo patrigno,il vescovo,il quale rappresenta nel film il padre di Bergman stesso,che cerca senza successo di distruggere psicologicamente il figlio;anche quando ogni legame viene reciso il vescovo non può fare a meno,quasi un dulcis in fundo di minacciare il figliastro con la frase "non ti dimenticherai mai di me".Dall'altra piccola e inerme,emerge la figura della madre quanto mai labile che accetta pacatamente come viene il suo esistere lasciandosi travolgere dal destino senza saper opporsi ad esso(una condizione fatalistica dell'esistere).Vive accettando pacatamente i comandi del suo nuovo marito come di fatti fu realmente(Bergman descrisse sempre la madre come insicura e isterica sempre dietro,isterismo legato proprio alla sua schiavitù nei confronti del coniuge).L'unica figura che davvero presenta una forte personalità e capacità di intraprendenza è la nonna vera e propria "mater familias" che avrà un ruolo fondamentale nella fuga di Alexander e della sorellina Fanny dalle grinfie del vescovo.La nonna oltre a rivestire un ruolo gerarchico è insieme anche la madre mancata di Alexander e per traslato di Bergman stesso,che riesce a gestire da dietro le quinte il complesso meccanismo teatrale messo in gioco.Nel finale grazie alla roccambolesca fuga che segna una sorta di risoluzione e scioglimento della storia,si ha la completa distruzione della dimora-prigione del vescovo per un malaugurato incidente:è come una punizione divina,dacchè gli insegnamenti impartiti dal suo proprietatrio seguivano di fatto srade del tutto opposte e antitetiche ai veri e genuini insegnamenti divini.Importanti sono da rilevare le ambientazioni poichè si passa dalla bellezza e sfarzo della dimora di famiglia(in apertura),con tanto di saloni riccamente intarsiati,pieni dicolore e mobilio raffinato,al grigiore e all'assenza di qualsiasi oggetto di decoro della casa del vescovo dove a dominare è il mobilio scarso,le pareti ammuffite e prive di colore,con una luce che fa fatica a rischiarare per le poche feritoie dove non vi è alcuna possibilitàdi dar risalto alle forme se non quella di illuminare gli androni vuoti come i cuori di coloro che vi dimorano.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a antonio the rock »
[ - ] lascia un commento a antonio the rock »
|
|
d'accordo? |
|
nicolas bilchi
|
domenica 20 febbraio 2011
|
fanny e alexander.
|
|
|
|
Con "Fanny e Alexander" Ingmar Bergman raggiunge forse i risultati più straordinari in tutta la sua produzione artistica. Programmato originariamente per la televisione con la durata di circa 300 minuti, il film fu poi proiettato al cinema con abbandonati tagli, ma comunque della lunghezza complessiva di tre ore. Bergman torna ad affrontare tematiche tipiche del suo cinema (la morte, il rapporto genitori-figli, il magico ed inspiegabile...) mescolandole tutte insieme in quello che avrebbe rischiato di essere un crogiulo confuso di pensieri ma che, diretto dalla mano esperta di uno dei maggiori cineasti della storia, si rivela per un capolavoro che vuole narrare con commozione e semplicità la vita, in tutti i suoi aspetti.
[+]
Con "Fanny e Alexander" Ingmar Bergman raggiunge forse i risultati più straordinari in tutta la sua produzione artistica. Programmato originariamente per la televisione con la durata di circa 300 minuti, il film fu poi proiettato al cinema con abbandonati tagli, ma comunque della lunghezza complessiva di tre ore. Bergman torna ad affrontare tematiche tipiche del suo cinema (la morte, il rapporto genitori-figli, il magico ed inspiegabile...) mescolandole tutte insieme in quello che avrebbe rischiato di essere un crogiulo confuso di pensieri ma che, diretto dalla mano esperta di uno dei maggiori cineasti della storia, si rivela per un capolavoro che vuole narrare con commozione e semplicità la vita, in tutti i suoi aspetti. Ecco dunque perchè convivono in "Fanny e Alexander" momenti comici, altri fortemente drammatici, altri fantastici, altri tragici; ognuno di essi è un aspetto dell'esistenza come fu vista da Bergman: qualcosa di incredibile che non può essere contenuta tutta nei nostri schemi razionali di causa-effetto ed ordine. In "Fanny e Alexander" tutto è architettato con la precisione di un orologio svizzero o di una costruzione in cui ogni parte al contempo sorregge tutte le altre ed ha un significativo valore autonomo. Ogni scena segue l'altra con una naturalezza che rende l'opera estremamente scorrevole e supera l'ostacolo della lunga durata che spesso ha danneggiato film assolutamente perfetti sul piano idelogico e contenutistico; le scene in realtà sono poche e molto lunghe, e sorrette da una intensità e bellezza tali da eliminare qualsiasi pesantezza e lentezza dalla rappresentazione. Domina una certa tendeza all'estetismo alla quale però il regista non permette mai di risolversi in artificiosità o mero autocompiacimento delle proprie facoltà in tal senso. Anzi, ogni cosa è contornata da un senso di familiarità che trova forma ed espressione nei calori, nei rumori, nei paesaggi, spesso prettamente abbinati (indicativa è la scena, ripetuta più volte, in cui viene inquadrato il fiume che si trova in prossimità della casa del vescovo Vergerus, in cui la bellezza dell'immagine si accosta alla limpidezza del suono), oppure trasuda di violenza, corruzione, perversità. Tutto ciò è reso possibile soltanto dalla fortissima partecipazione personale dell'autore all'opera, nella quale calò tratti importanti della sua biografia, su tutti la figura di Alexander, con cui Bergman si identifica, e di Vergerus, che rappresenta suo padre, altrettanto severo e religioso quasi fino al fanatismo. Inutile sottileanare come il favoloso cast assemblato da Bergman abbia sublimato il film anche sul piano della recitazione: tutti, con una menzione particolare per Ewa Froeling e Jan Malmsjo, contribuiscono a sublimare "Fanny e Alexander" con una prestazione assolutamente impeccabile.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a nicolas bilchi »
[ - ] lascia un commento a nicolas bilchi »
|
|
d'accordo? |
|
salvo
|
sabato 10 marzo 2012
|
l'infanzia è stata la mia principale fornitrice.
|
|
|
|
“Fanny e Alexander” è un'autobiografia "sognata"; un grande affresco, nel quale più di cinquanta personaggi si muovono in una realtà che, quasi distorta dal ricordo, finisce per diventare sogno.
E' un film sontuoso: nella durata; nella quantità di personaggi, nella qualità degli attori; nella fotografia; nella complessità della trama; nella varietà dei temi trattati; nei costumi; nella scenografia; nell'ambientazione; nella sceneggiatura.
E'la storia della famiglia Ekdahl di Uppsala, tra il Natale del 1907 e la primavera del 1909.
Mette a fuoco tre temi centrali: l'arte; la religione; la magia.
Il film alterna riti familiari; strazianti liti coniugali che sembrano estratte dalle pieces di Strindberg; cupi conflitti di tetraggine luterana che rimandano all'arte espressionistica e visionaria di Dreyer; colpi di scena da feilleton, quadretti idilliaci, intermezzi di allegra sensualità, impennate fantastiche, magie, trucchi, morti che risorgono.
[+]
“Fanny e Alexander” è un'autobiografia "sognata"; un grande affresco, nel quale più di cinquanta personaggi si muovono in una realtà che, quasi distorta dal ricordo, finisce per diventare sogno.
E' un film sontuoso: nella durata; nella quantità di personaggi, nella qualità degli attori; nella fotografia; nella complessità della trama; nella varietà dei temi trattati; nei costumi; nella scenografia; nell'ambientazione; nella sceneggiatura.
E'la storia della famiglia Ekdahl di Uppsala, tra il Natale del 1907 e la primavera del 1909.
Mette a fuoco tre temi centrali: l'arte; la religione; la magia.
Il film alterna riti familiari; strazianti liti coniugali che sembrano estratte dalle pieces di Strindberg; cupi conflitti di tetraggine luterana che rimandano all'arte espressionistica e visionaria di Dreyer; colpi di scena da feilleton, quadretti idilliaci, intermezzi di allegra sensualità, impennate fantastiche, magie, trucchi, morti che risorgono.
Bergman affresca la saga familiare di una famiglia borghese di una città della provincia svedese, gli Ekdhal, i cui componenti fanno riferimento alla figura matriarcale della nonna Elena, forte e saggia, attrice in gioventù.
Quando la malattia provoca la morte di Oscar, la madre di Alexander, Emilie, trova conforto nella relegione e finirà per sposare Vergerus, un pastore protestante.
La vita di Fanny e Alexander subisce un brusco e radicale cambiamento: dalla dimora sontuosa e ricca di giochi e di divertimenti passeranno, e dovranno adattarvisi pure rapidamente, alla rigidità e all'austerità della vita quotidiana vissuta, quasi interamente, in canonica.
Alexander non ha più il teatrino di marionette col quale dava libero sfogo alla sua galoppante fantasia. Così non gli resta che trarre spunto dalle vicende del mondo reale e dalla vita nella canonica, in cui è avvenuto un fatto tragico poco prima del loro arrivo e di cui trae la sua libera e, se vogliamo, ingenua, puerile interpretazione.
La fantasia e la realtà si fondono e si confondono in Aleander, scatenando l'ira incontrollata, e apparentemente ingiustificata, del pastore.
Fanny e Alexander sono ora prigionieri nella canonica, tanto che la nonna si vedrà costretta ad organizzare, con l'aiuto del suo amante ebreo, il rapimento dei bambini.
Nella notte in cui è nascosto nel magazzino del rigattiere ebreo, Alexander con le sue visioni si interroga sul mistero insondabile della vita e della morte.
Ed infine giunge l'agognata ma insperata liberazione, con la morte accidentale del vescovo, vittima di un incendio scoppiato in casa mentre dorme.
La zia Elsa rovescerà la lanterna a petrolio che lo stesso Vergerus aveva messo accanto al letto per far luce nel buio della notte, s'incendierà i vestiti e, correndo per tutta la casa, appiccherà il fuoco ovunque.
Il finale, struggente e significativo, è tutto incentrato sulle parole della nonna Helena che comincia a leggere una storia per Alexander, che ha appoggiato la testa sul suo grembo.
Il film è fortemente autobiografico.
Ingmar Bergman ricostruisce, con la consueta precisione e il solito amore, le grandi stanze della sua casa di Uppsala.
Alexander Eckdhal è Ingmar Bergman stesso, da bambino.
E Bergman attinge a piene mani ai ricordi della sua infanzia, alla quale appare saldamente ancorato.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a salvo »
[ - ] lascia un commento a salvo »
|
|
d'accordo? |
|
il cinefilo
|
mercoledì 1 settembre 2010
|
tutta la magia del cinema di ingmar bergman
|
|
|
|
TRAMA:La storia è ambientata in Svezia nei primi anni del novecento e racconta le vicende di due giovani ragazzi figli di una nobile famiglia che,dopo la morte del padre,finiscono in balia di un vescovo orrendo...RECENSIONE:Questo film(all'epoca pensato per la televisione e la durata era di 312 minuti ridotti successivamente a 188)è considerato unanimemente il testamento cinematografico(e un compendio della sua tecnica)di Ingmar Bergman nonchè una delle sue opere migliori a livello di fascino e bravura.
Quest'opera contiene,nella sua essenza,una moltitudine di tematiche tra le quali la vita e la morte(tema molto curato da questo regista)e il conflitto tra le religioni(il vescovo e l'ebreo anche se questo argomento viene affrontato solo superficialmente poichè la sceneggiatura pone l'accento su ben altri aspetti come,sicuramente,la magia ebraica).
[+]
TRAMA:La storia è ambientata in Svezia nei primi anni del novecento e racconta le vicende di due giovani ragazzi figli di una nobile famiglia che,dopo la morte del padre,finiscono in balia di un vescovo orrendo...RECENSIONE:Questo film(all'epoca pensato per la televisione e la durata era di 312 minuti ridotti successivamente a 188)è considerato unanimemente il testamento cinematografico(e un compendio della sua tecnica)di Ingmar Bergman nonchè una delle sue opere migliori a livello di fascino e bravura.
Quest'opera contiene,nella sua essenza,una moltitudine di tematiche tra le quali la vita e la morte(tema molto curato da questo regista)e il conflitto tra le religioni(il vescovo e l'ebreo anche se questo argomento viene affrontato solo superficialmente poichè la sceneggiatura pone l'accento su ben altri aspetti come,sicuramente,la magia ebraica).
Il film,analizzato nel suo complesso,si può definire come un inno alla gioia di vivere attraverso l'unità familiare e il gioco della fantasia(riferito ai bambini che sono il simbolo dell'innocenza assoluta)contrapposto all'orrore del bigottismo religioso e di cui la lunga sequenza della festa di natale nella villa(resa visivamente più autentica e ammaliante grazie alla stupenda fotografia di Sven Nykvist)è un autentico pilastro"simbolico" e"filosofico"ma anche l'argomento riguardante la vitalità del teatro non è certamente secondario.
Tuttavia il film non manca di esibire sequenze che rischiano di apparire incomprensibili(le scene in cui il giovane Alexander cammina in mezzo alla stanza del negozio del antiquario ebreo vengono dirette con una tecnica tale da farle apparire misteriose e surreali)o forse è proprio in virtù di questa possibile difficolta di qualsivoglia interpretazione che deriva il fascino dell'intera sequenza ma comunque,in ogni caso,senza sminuire minimamente la bellezza dell'opera che può vantare anche la recitazione magnifica dei suoi interpreti.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a il cinefilo »
[ - ] lascia un commento a il cinefilo »
|
|
d'accordo? |
|
paride86
|
sabato 26 dicembre 2009
|
maestoso
|
|
|
|
Premettendo che ho visto la versione di 3h, devo dire che ho trovato questo film poco bergmaniano e molto - forse troppo - dilatato nella sceneggiatura. Si tratta comunque di un'opera maestosa e concepita quasi come fosse un testamento cinematografico, liberatorio e definitivo.
|
|
[+] lascia un commento a paride86 »
[ - ] lascia un commento a paride86 »
|
|
d'accordo? |
|
francirano
|
lunedì 8 febbraio 2016
|
opera d'arte totale
|
|
|
|
Tre ore di film che volano via come fossero un battito di ciglia, spesso tra risate, a volte con stupore, sempre, pero', lasciandoti col fiato sospeso e la bocca spalancata. Non un momento di stanca, nè nelle tirate filosofiche, nè durante le feste in famiglia che potrebbero rischiare di far calare la palpebra.
Il dramma-commedia di Bergman, raggiunge vette incalcolabili di tensione, di passione, di profondità, lirismo, piacere e divertimento. Come far ridere, piangere, pensare, sperare, disperare, riflettere, e poi sperare ancora.
La bravura degli attori e imperdibile e la fotografia ricrea (grazie anche alla perfetta scenografia) fasti e calori del teatro, freddezza e austerità della religione, e l'esotica magia del mondo ebraico.
[+]
Tre ore di film che volano via come fossero un battito di ciglia, spesso tra risate, a volte con stupore, sempre, pero', lasciandoti col fiato sospeso e la bocca spalancata. Non un momento di stanca, nè nelle tirate filosofiche, nè durante le feste in famiglia che potrebbero rischiare di far calare la palpebra.
Il dramma-commedia di Bergman, raggiunge vette incalcolabili di tensione, di passione, di profondità, lirismo, piacere e divertimento. Come far ridere, piangere, pensare, sperare, disperare, riflettere, e poi sperare ancora.
La bravura degli attori e imperdibile e la fotografia ricrea (grazie anche alla perfetta scenografia) fasti e calori del teatro, freddezza e austerità della religione, e l'esotica magia del mondo ebraico.
Si guarda, si sprofonda in un altro mondo, e li' ci si lascia trasportare. Potrebbe durare in eterno, questo Fanny e Alexander (cosi' come in eterno potrebbero durare le vicende della famiglia Buendia a Macondo, o quelle di Woland e Azazello a Mosca), e per l'eternità si potrebbe starsene li' a guardare. Placidi e ipnotizzati.
E' questo, quello stupore magico che va sotto il nome di Opera d'Arte.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a francirano »
[ - ] lascia un commento a francirano »
|
|
d'accordo? |
|
|