burton99
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giovedì 31 luglio 2014
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un gran bel thriller, di indiscutibile effetto
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Virginia sin dall'infanzia ha strane sensazioni: è una chiaroveggente, e da piccola prevede il suicidio di sua madre tramite un'inquietante (quanto, purtroppo, artigianale) visione. Altrettanto inquietante la visione che avrà ormai adulta, di un cadavere murato in un casale abbandonato, il quale apparteneva al marito. Quando il compagno verrà arrestato, a Virginia non resterà che provare a comporre un puzzle sempre più indecifrabile e misterioso.
Un cast azzeccato: su tutti un'inquieta Jennifer O'Neill, ma Porel, Ferzetti, Garko, Stewart tutti in parte, anche una divertente quanto utilissima Jenny Tamburi. Ottima sceneggiatura, con ribaltamenti temporali che moderni è dir poco, flashback e flashforward in serie.
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Virginia sin dall'infanzia ha strane sensazioni: è una chiaroveggente, e da piccola prevede il suicidio di sua madre tramite un'inquietante (quanto, purtroppo, artigianale) visione. Altrettanto inquietante la visione che avrà ormai adulta, di un cadavere murato in un casale abbandonato, il quale apparteneva al marito. Quando il compagno verrà arrestato, a Virginia non resterà che provare a comporre un puzzle sempre più indecifrabile e misterioso.
Un cast azzeccato: su tutti un'inquieta Jennifer O'Neill, ma Porel, Ferzetti, Garko, Stewart tutti in parte, anche una divertente quanto utilissima Jenny Tamburi. Ottima sceneggiatura, con ribaltamenti temporali che moderni è dir poco, flashback e flashforward in serie. Altro elemento rilevante: quasi inesistente il sangue, rispetto ad alcuni cugini anni '70. Colonna sonora di Fabio Frizzi perfetta: incredibilmente adatta al film e da brividi, l'apice è il carillon (realizzato registrando più volte in fila lo stesso rumore per dare continuità al tema). Anche i titoli di testa ("With you") davvero niente male.
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biso93
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lunedì 15 maggio 2017
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torna tutto come la musica dell'orologio
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Sette note in nero e' un film del 1977 scritto e diretto da Lucio Fulci. E' un anno ormai che ho avuto il piacere di riscoprire il grande Lucio Fulci e faccio fatica a credere come .ai questo regista non fu mai apprezzato a pieno. Certo qualche motivo c'e ed esulano tutti dal mondo cinematografico, di fatto questo regista e' ancora oggi considerato un genio all'estero mentre da noi non se lo incula piu' nessuno. Be io consiglio a chiunque di vedersi i suoi film poiche' costui sapeva fare cinema davvero e Sette note in nero ne e' la prova. Il film e' un thriller a note paranormali e tinte di giallo all'italiana. La sceneggiatura e' pressoche' perfetta nel come riesce a non lasciare nulla al caso, tutto torna e la regia di fulci e' eccellente.
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Sette note in nero e' un film del 1977 scritto e diretto da Lucio Fulci. E' un anno ormai che ho avuto il piacere di riscoprire il grande Lucio Fulci e faccio fatica a credere come .ai questo regista non fu mai apprezzato a pieno. Certo qualche motivo c'e ed esulano tutti dal mondo cinematografico, di fatto questo regista e' ancora oggi considerato un genio all'estero mentre da noi non se lo incula piu' nessuno. Be io consiglio a chiunque di vedersi i suoi film poiche' costui sapeva fare cinema davvero e Sette note in nero ne e' la prova. Il film e' un thriller a note paranormali e tinte di giallo all'italiana. La sceneggiatura e' pressoche' perfetta nel come riesce a non lasciare nulla al caso, tutto torna e la regia di fulci e' eccellente. Considerato il capolavoro di Fulci, Sette note in nero ha ancora la forza per piacere anche quasi 40 anni dopo la sua uscita al cinema e la sua costruzione narrativa e' stata spesso ripresa negli anni successivi. Bellissimo film giustamente omaggiato da Tarantino in Kill Bill vol.1!
Consigliatissimo!
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lucaguar
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sabato 9 novembre 2024
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thriller riuscitissimo
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"Sette note in nero" è certamente uno dei migliori film di Lucio Fulci (anche se a mio avviso non il migliore in assoluto); è un thriller che riprende elementi del primo Dario Argento, anche se in realtà l'influenza dei due registi, diventati tra l'altro molto amici, è reciproca.
Una bambina che sembra avere doti paranormali ha la visione della madre che si sta suicidando, pur essendo lei in Italia in visita a Firenze e la donna in Inghilterra. Passano gli anni e la bambina, ormai adulta, mentre sta guidando ha una visione disturbante e apparentemente confusa, che la colpisce molto. Per capire meglio cosa ha visto, si reca da un suo amico parapsicologo.
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"Sette note in nero" è certamente uno dei migliori film di Lucio Fulci (anche se a mio avviso non il migliore in assoluto); è un thriller che riprende elementi del primo Dario Argento, anche se in realtà l'influenza dei due registi, diventati tra l'altro molto amici, è reciproca.
Una bambina che sembra avere doti paranormali ha la visione della madre che si sta suicidando, pur essendo lei in Italia in visita a Firenze e la donna in Inghilterra. Passano gli anni e la bambina, ormai adulta, mentre sta guidando ha una visione disturbante e apparentemente confusa, che la colpisce molto. Per capire meglio cosa ha visto, si reca da un suo amico parapsicologo. Recatasi poi nella villa del marito in Toscana, si rende conto che una stanza è esattamente quella della visione, che conteneva l'immagine di una donna immurata ancora agonizzante. Spaccato il muro col piccone, trova uno scheletro. Iniziano così le indagini portate avanti blandamente dalla polizia e in maniera invece angosciante e disturbante dalla donna, che deve sempre fare i conti con la sua terribile visione: questa si rende conto, aiutata dall'amico, che in realtà ella non aveva soltanto veduto fatti passati ma che alcune immagini della visione dovevano ancora realizzarsi: in realtà si verrà a scoprire che l'efferato assassino è il marito Francesco, inizialmente incarcerato ma poi scagionato per l'accusa di un altro uomo, il direttore della pinacoteca della città, e la vittima immurata viva era proprio lei stessa.
Thriller davvero riuscito sotto quasi tutti gli aspetti, dalla splendida fotografia che sfoggia colori a volte cupi a volte sgargianti e vivi, quasi kubrikiani, alla sceneggiatura che Fulci ha scritto in collaborazione con Roberto Gianviti e Dardano Sacchetti. Il montaggio ha un ritmo perfetto e trasmette benissimo un senso di claustrofobia ed è incalzante e rapido. Interessantissimi, anche se forse abusati, sono i primissimi piani sugli occhi della protagonista. Molte scene sono davvero splendide e trasmettono esattamente quello che un grande thriller deve trasmettere: tensione, angoscia, senso di spaesamento: la scena della visione in auto è in assoluto la migliore, in cui la voce della radio, quanto di più quotidiano e banale ci sia, è intervallata da una musica disturbante e i soggetti terrificanti sono intervallati dalle immagini delle gallerie dell'autostrada, ed è proprio sfruttando il buio della galleria che la visione riprende. La trama si svolge secondo stilemi tipici del giallo all'italiana dell'epoca, tanto amato da Fulci prima della svolta horror, ma che in realtà rimarrà sempre presente nei suoi film successivi, sebbene in secondo piano. L'intreccio è davvero intricato e Fulci riesce, come al solito, a mettere in confusione lo spettatore e a ingannarlo sull'esito della vicenda. Si può dire che "Sette note in nero" sia una versione molto più riuscita di "Una lucertola dalla pelle di donna" di qualche anno prima, non tanto dal punto di vista tecnico-stilistico quanto sotto il punto di vista della solidità e della chiarezza della trama. Certi elementi sono ripresi quasi alla lettera ma migliorati, potenziati: il tema del paranormale, il tema della visione che si avvera, l'accusa e lo scagionamento di quello che sarà il vero colpevole ecc... Se nel film del 1971 si era accennato il tema dela paranormale ma poi non si era portata avanti l'intuzione, appiattendo un po' la storia su un thriller tradizionale, qui l'elemento misterioso e il tema dell'occulto sono portati fino in fondo e hanno effetti reali sullo svolgimento della trama, non sono solo una finzione all'interno del film ma sono presi nella loro effettività. Purtoppo anche questo bellissimo film è ancora troppo sottovalutato nel nostro paese ma a mio avviso andrebbe davvero rivalutato: Fulci sapeva fare cinema, nonostante sia ormai cronicamente considerato un regista di b-movie, e i suoi film sono per certi aspetti davvero delle rarità nel cinema italiano e loro livello tecnico, è al contrario di quello che si pensa, non solo è da rivalutare ma da mostrare nelle scuole di cinema.
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figliounico
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lunedì 30 dicembre 2024
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thriller noioso
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Una trama eccessivamente complicata da giallo vecchia maniera alla Agatha Christie, con un colpo di scena finale invero abbastanza intuibile a tre quarti del film, penalizza la vena horror splatter di un eclettico Lucio Fulci che per il genere ? debitore soprattutto ai classici slasher di Mario Bava e qui invece appare troppo misurato, quasi inglese; ma siamo lontani anni luce da Hitchcock e anche, sebbene ci sia qualche richiamo al capolavoro del collega italiano, da Profondo rosso di appena due anni prima di un inimitabile Argento, peraltro al culmine della sua parabola artistica. Il film annoia profondamente, dopo le prime promettenti sequenze il plot risulta inutilmente ingarbugliato tanto che non si riesce a seguire il filo della trama con attenzione.
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Una trama eccessivamente complicata da giallo vecchia maniera alla Agatha Christie, con un colpo di scena finale invero abbastanza intuibile a tre quarti del film, penalizza la vena horror splatter di un eclettico Lucio Fulci che per il genere ? debitore soprattutto ai classici slasher di Mario Bava e qui invece appare troppo misurato, quasi inglese; ma siamo lontani anni luce da Hitchcock e anche, sebbene ci sia qualche richiamo al capolavoro del collega italiano, da Profondo rosso di appena due anni prima di un inimitabile Argento, peraltro al culmine della sua parabola artistica. Il film annoia profondamente, dopo le prime promettenti sequenze il plot risulta inutilmente ingarbugliato tanto che non si riesce a seguire il filo della trama con attenzione. Lento e troppo lungo non avvince e forse addirittura al contrario rilassa. In alcune scene laddove prevalgono i primi piani della protagonista, dal principio impegnata in una espressione perennemente contrita, piuttosto che un thriller sembra un episodio de Il Segno del comando, serie televisiva andata in onda sulla Rai nel 1971.
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