nino p.
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lunedì 16 febbraio 2009
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un capolavoro di realismo
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Premesso che il genere fantascientifico non mi è mai piaciuto (tranne qualche eccezione) in quanto spesso i narratori ed i registi tendono a volare un pò troppo con la fantasia. Questo film, invece, mi ha molto colpito per il suo realismo. Io credo che se esistono gli alieni sono proprio come il personaggio interpretato da David Bowie: di intelligenza superiore, apparentemente simili agli umani e, comunque, abili nell'inserirsi in lavori intellettualmente impegnati. Mi è molto piaciuta la trama ed il malinconico destino del protagonista nell'essere costretto dagli umani a restare contro la sua volontà sul pianeta Terra. Decadente poesia allo stato puro. Un David Bowie straordinariamente unico.
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Premesso che il genere fantascientifico non mi è mai piaciuto (tranne qualche eccezione) in quanto spesso i narratori ed i registi tendono a volare un pò troppo con la fantasia. Questo film, invece, mi ha molto colpito per il suo realismo. Io credo che se esistono gli alieni sono proprio come il personaggio interpretato da David Bowie: di intelligenza superiore, apparentemente simili agli umani e, comunque, abili nell'inserirsi in lavori intellettualmente impegnati. Mi è molto piaciuta la trama ed il malinconico destino del protagonista nell'essere costretto dagli umani a restare contro la sua volontà sul pianeta Terra. Decadente poesia allo stato puro. Un David Bowie straordinariamente unico.
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andrea,thefab4andziggy
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lunedì 20 ottobre 2008
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buona la prima da star del cinema
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Se confrontiamo il film al libro possiamo dedurre che la versione di Walter Tevis di "The Man Who Felt The World" è sicuramente migliore rispetto a quella di Nicolas Roeg. Ho sia letto che visto questa storia molto intrigante e curiosa, che mi ha trasportato in una visione del tutto differente di pensare come gli alieni ci potrebbero trattare se venissero a "visitare" il nostro pianeta. Il libro è stato fantastico, non è d' azione e non è neanche un giallo, si narra la faticosa vita di un alieno sulla terra con il compito di salvare la sua specie. Passando al film, Roeg è stato abbastanza fedele al libro, perchè, nonostante tolga alcuni fatti importanti e determinanti e ne introduce dei nuovi anch' essi di primo ordine, la storia ha sempre la stessa trama, lo stesso inizio, la stessa fine e lo stesso messaggio.
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Se confrontiamo il film al libro possiamo dedurre che la versione di Walter Tevis di "The Man Who Felt The World" è sicuramente migliore rispetto a quella di Nicolas Roeg. Ho sia letto che visto questa storia molto intrigante e curiosa, che mi ha trasportato in una visione del tutto differente di pensare come gli alieni ci potrebbero trattare se venissero a "visitare" il nostro pianeta. Il libro è stato fantastico, non è d' azione e non è neanche un giallo, si narra la faticosa vita di un alieno sulla terra con il compito di salvare la sua specie. Passando al film, Roeg è stato abbastanza fedele al libro, perchè, nonostante tolga alcuni fatti importanti e determinanti e ne introduce dei nuovi anch' essi di primo ordine, la storia ha sempre la stessa trama, lo stesso inizio, la stessa fine e lo stesso messaggio. Non è un film da oscar, ma neanche un film mediocre. Forse mi è piaciuto perchè è un film fuori dal comune e diverso da quelli oggi in circolazione, che mi sembrano sempre più uguali. I punti forti sono attribuibili all' attore protagonista: David Bowie versione alieno. Dopo aver cantato per diversi anni con gli Spiders from Mars la sua provenienza da marte, come per caso si ritrova ad interpretare un extraterrestre nel suo primo film e a mio giudizio lo fa benissimo: evidenzia bene i comportamenti che un essere non comune a noi potrebbe avere mischiatosi nella nostra società esprimendo insicurezza e grande fragilità sia fisica che mentale, data dai ripetuti flashback che lo tormentano quando pensa alla moglie e ai figli che ha lasciato sul suo pianeta a fin di vita. Inoltre Bowie sembra essere stato direttamente descritto da Tevis nel 1963, come se sapesse già che quella parte spettava a lui, come se Thomas Jerome Newotn (l' alieno) fosse un personaggio fatto a posta per il re dal glam rock. Altri pro sono l' atmosfera, le colonne sonore e la fotografia che ci proiettano in una situazione non facile da capire. I punti deboli sono vari: non una perfetta interpretazione dgli altri attori, eccessive scene di nudo, cambiamenti fisici per invecchiamento dei personaggi troppo evidenti e veloci nel tempo. Come risultato finale concludo nel dire che il film può piacere tato come non, dipende se vi piace il genere e se siete fan di bowie.
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weach
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lunedì 28 marzo 2011
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fantascienza, estetica, esistenziale, raffinata
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The men who fell to Earth
ultima
Il regista Nicholas Roeg con una “fotografia elegante , piena di contrasti ,a volte sgranata , spesso morbida , a volte pittorica,con forti connotazioni di densità,propone con senso estetico impareggiabile, la trasposizione cinematografica del romanzo di fantascienza Di Water Trewis dall’omonimo titolo.
Un bel soggetto di fantascienza, esistenziale,drammatico, con una trama discontinua , sulla diversità dell’essere , sull’ alienazione sulla solitudine arricchito da una splendida interpretazione dell’alieno da parte di un sorprendente e misterioso David Bowie.
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The men who fell to Earth
ultima
Il regista Nicholas Roeg con una “fotografia elegante , piena di contrasti ,a volte sgranata , spesso morbida , a volte pittorica,con forti connotazioni di densità,propone con senso estetico impareggiabile, la trasposizione cinematografica del romanzo di fantascienza Di Water Trewis dall’omonimo titolo.
Un bel soggetto di fantascienza, esistenziale,drammatico, con una trama discontinua , sulla diversità dell’essere , sull’ alienazione sulla solitudine arricchito da una splendida interpretazione dell’alieno da parte di un sorprendente e misterioso David Bowie.
Dice David Bowie” Nicholas Roeg venne a casa mia qualche settimana dopo che mi avevamandato il soggetto . Arrivò puntuale ed io ero uscito. Dopo circa otto ore mi ricordai del nostro appuntamento….,tornai con nove ore di ritardo,pensando, certo, che fosse andato via. Era seduto in cucina ; Era seduto lì per ore.. Ero così imbarazzato....Poi cominciò a parlare. Due o tre ore dopo ero convinto che fosse un genio“
Dice Nicholas Roeg di David Bowie “all’inizio David avrebbe dovuto fare anche la colonna sonora , ma si dimostrò troppo difficile. Abbiamo tutti delle pressioni , delle scadenze. Alla fine prendemmo John Philips per fare la colonna sonora. Sei mesi dopo David mi mando una copia di Low con una nota che diceva ..questa è quello che volevo fare per la colonna sonora ,Sarebbe stata una meravigliosa colonna sonora. “
Piace sottolineare nel film l’impegno della regia nel rappresentare il profondo senso di solitudine che genera la diversità dell’essere , diversità che diviene anche incomprensione, non comunicazione , separazione.
Il soggetto , ben congegnato, resterà per sempre nella storia della fantascienza ,per la sua forte caratterizzazione e le implicazioni esistenziali che emergono con potenza energetica rilevante .
Cosa ci resta di questo film di questa fantascienza ?
Un David Bowie nella parte dell’ alieno Thomas Jeron Newton , superlativo , mistico,esistenziale ,introspettivo, indecifrabile ;
le ambientazioni fotografiche speciali di Nicholas Roeg , che come lampi energetici, resteranno per sempre nei nostro occhi ;
una storia speciale che trasmette vividamente un vuoto spaziale e di distanza fra le forme possibili dell’essere .
Fantascienza speciale per raffinati che vale sicure quattro lucide stelle d’oro .
Il film ricevette la nomination all’Orso d’oro del festival di Berlino del 1976 , Bowei ricevette il primo per il la miglior attore dalla Academy of Scienze ,Fiction , Fantasy and Horror films americana .
Buona visione
Weach Illuminati
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onufrio
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lunedì 1 aprile 2019
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star man
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Questo film sa tanto di occasione sprecata dal regista Roeg che imposta la storia con ritmi lenti e a tratti noiosi, tanto da sembrare davvero infinito per via della sua durata (quasi 2 ore e 20). Una sceneggiatura valida (tratta da un romanzo) si disperde dietro la macchina da presa stordendo lo spettatore con scena alle volte inutili. Il significato che lascia rimane comunque importante, la solitudine di un uomo che non è come noi, unico nel suo genere, rimasto intrappolato nel nostro pianeta.
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greatsteven
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martedì 17 ottobre 2017
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debutto al cinema abbracciando la science-fiction.
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L'UOMO CHE CADDE SULLA TERRA (UK, 1976) diretto da NICOLAS ROEG. Interpretato da DAVID BOWIE, RIP TORN, BUCK HENRY, BERNIE CASEY, JACKSON D. KANE, CANDY CLARK
Thomas Jerome Newton è un extraterrestre che approda con la sua astronave sulla Terra da un pianeta sconosciuto in procinto di scomparire dal firmamento, ed è in tutto e per tutto simile ad un essere umano, dal punto di vista fisico. Per giunta possiede un passaporto inglese e nove brevetti che gli consentono di stravincere sulla tecnologia terrestre quando si tratta di comunicazioni, il che lo fa diventare in breve tempo uno degli uomini (o meglio, alieni umanoidi) più ricchi del pianeta.
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L'UOMO CHE CADDE SULLA TERRA (UK, 1976) diretto da NICOLAS ROEG. Interpretato da DAVID BOWIE, RIP TORN, BUCK HENRY, BERNIE CASEY, JACKSON D. KANE, CANDY CLARK
Thomas Jerome Newton è un extraterrestre che approda con la sua astronave sulla Terra da un pianeta sconosciuto in procinto di scomparire dal firmamento, ed è in tutto e per tutto simile ad un essere umano, dal punto di vista fisico. Per giunta possiede un passaporto inglese e nove brevetti che gli consentono di stravincere sulla tecnologia terrestre quando si tratta di comunicazioni, il che lo fa diventare in breve tempo uno degli uomini (o meglio, alieni umanoidi) più ricchi del pianeta. Ma la nostalgia di casa si fa sentire in maniera assai pressante. Un professore dell'Università di Chicago, Nathan Bryce, il quale va volentieri a letto con le sue studentesse, viene a conoscenza, mediante una rivoluzionaria tecnologia fotografica dell'esistenza di una nuova multinazionale, la World Enterprises Corp., molto dinamica e in possesso di brevetti di nuova concezione. Frustrato dalla direzione universitaria nelle sue aspirazioni di ricerca, medita di cambiare lavoro e si mette in contatto con la summenzionata multinazionale. Nel frattempo Newton alloggia in un albergo sotto falso nome (Sussex), ma ad una cameriera di nome Mary-Lou che lo assiste in ascensore mentre ha un'emorragia al naso e lo porta di peso in camera e che si prende cura di lui nei giorni successivi diventandogli addirittura amica, rivela la sua vera identità. Newton svela poi alla donna i piani astronautici che la multinazione di sua proprietà intende mandare in porto, ma Mary-Lou capisce pian piano con quale creatura abbia a che fare: è britannico, ma ignora i salmi della Chiesa d'Inghilterra e dice di essere sposato e con prole, ma non menziona dove moglie e figli siano. Nathan Bryce abbandona l'università, è assunto dalla World Enterprises per occuparsi di ricerche sulla conservazione dell'energia. Newton, dal canto suo, si fa costruire una casa sulla riva del lago presso Haneyville e porta Mary-Lou con sé. Fra i due, tuttavia, la tensione aumenta, lei percepisce che l'uomo nasconde qualcosa, lui è sempre più insofferente come se gli mancasse il tempo: soffre di allucinazioni che si sovrappongono alla sua percezione, vede una famiglia vestita con tute salvavita che attraversa il paesaggio desolato di un pianeta che non può essere la Terra. Da queste visioni, Mary-Lou giunge finalmente a capire che l'uomo da lei amato è un extraterrestre. Come se non bastasse, a complicare ulteriormente la faccenda ci si mette di mezzo la CIA, che contatta l'avvocato Oliver Farnsworth, specialista in brevetti industriali, che nelle prime sequenze del film aveva ricevuto da Thomas Jerome 10.000 dollari in contanti con la promessa in cambio di leggergli seduta stante tutta la documentazione portata nel suo ufficio dall'alieno umanoide. Infine, l'astronave progettata e costruita dalla World Entreprises viene fatta saltare in aria. Dal corpo di Newton, capace di guardare attraverso i raggi X, viene eliminata ogni singola traccia di origine extraterrestre, e per egli non rimane nessuna speranza di rimpatriare sul suo pianeta. Ma l'amicizia sopraggiunta frattanto fra Newton e Bryce potrebbe lasciare aperto un piccolissimo ed esile barlume... Ormai arrivato al rango di superstar della musica internazionale, abilissimo sperimentatore di generi e inventore di sé stesso mediante il personaggio di Ziggy Stardust (alieno dall'indecifrabile DNA sessuale, proveniente da Marte insieme agli Spiders, come recita il titolo del suo album capolavoro del 1972), il compianto Bowie (vero nome: David Jones, 1947-2016) poteva permettersi benissimo, come infatti fece, un'incursione nel mondo del cinema con una pellicola di fantascienza che, oltre ad ottenere una candidatura per l'Orso d'orop al Festival di Berlino 1976, si impose subito all'attenzione del pubblico mondiale diventando, nell'ambito del summenzionato genere, una delle opere della settiama arte più apprezzate di ogni epoca. L'elogio sa un po' di panegirico e agiografia, ed è pertanto vittima di un'esagerazione abbastanza evidente e addirittura imbarazzante. Il New York Times scrisse che si trattava di “una meravigliosa storia di fantascienza, la storia del visitatore di un altro pianeta che vuole soprattutto dire qualcosa sulla vita del pianeta Terra”. Anche da questa visione mi dissocio. Ma non nego al film di N. Roe i meriti che in effetti non gli difettano: un protagonista sotto le righe (splendidamente doppiato dall'allora 24enne Roberto Chevalier) che non si vanta mai della propria intelligenza superiore e agisce sempre e comunque nell'interesse positivo del pianeta che lo ospita e che lo tratta come se vi fosse nato; un cast che, per il resto, mette in campo un magnifico R. Torn nei panni dell'ex docente universitario che vuole vederci chiaro in una questione che per lui ha del sovrannaturale, guadagnandoci per fortuna un insperato amico, una bravissima C. Clark nelle vesti della cameriera che s'innamora di Bowie e, pur fra scontri e litigi che spesso inaspriscono il loro rapporto, non smette mai di giurargli fedeltà, qualunque piega prendano gli eventi, e un B. Henry perfettamente a suo agio nel ruolo del giureconsulto che rimane stupito dai nove brevetti che l'extraterrestre gli consegna e che fa una brutta fine (defenestrato) quando la CIA decide di passare dalle parole ai fatti. Se non altro, Roeg ha saputo dirigere un cantautore al suo esordio nella recitazione con pazienza e savoir-faire, e questo è il punto di forza di una vicenda che magari non sarà stata in grado di rivoluzionare la fantascienza nel cinema come fecero, ciascuno al loro tempo, film come Metropolis, E.T. - L'extraterrestre o Blade Runner, ma ha saputo proporre un personaggio principale fuori da qualunque schema di catalogazione e pertanto ideale per affrontare il tema delle energie rinnovabili e della protezione ambientale, e tutti gli altri argomenti che la storia affronta senza scivolare con pericolosità prevedibile nel buonismo di stampo ecologista, usando come tramite il veicolo dell'impresa gigantesca diretta da un intelligentone di un'altra galassia che mette tutte le sue immani potenzialità al servizio dell'esplorazione dell'universo, che è poi la sua unica e vera casa, alla quale rimane affezionato fin dal principio, quando atterra nel lago circondato dal bosco d'alberi, alla scena conclusiva, in cui si china col cappello in testa e da lì scorrono i titoli di coda. Saturn Award 1977 a Bowie come miglior attore. Il cantautore londinese avrebbe potuto però curare personalmente la colonna sonora, che invece è stata affidata a John Phillips e Stomu Yamashta, e magari interpretare lui stesso tre o quattro canzoni composte di proprio pugno, ma evidentemente l'impegno profuso per la parte del leone lo assorbì talmente che non poté occuparsene. Il che è un peccato: un artista musicale che debutta nel cinema e che non canta nemmeno un suo brano nella colonna musicale suona un po' come una perdita o una presa in giro nei confronti di sé stesso. Ciò detto senza nulla togliere alla statura morale di un genio che seppe cambiare da cima a fondo l'ambito della musica leggera mescolando i generi fra loro e conversando spesso di alieni, spazio e galassie lontane dalla Via Lattea con stupefacente originalità, e che qualche volta si concesse pure incursioni in film in cui non dimostrò altrettante doti fuori dall'ordinario, ma si seppe tuttavia far valere non certo come l'ultimo dei novellini.
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