paolo 67
|
domenica 6 maggio 2012
|
di destra? di sinistra? no, democratico
|
|
|
|
Con questo staordinario film molto apprezzato anche all'estero Stefano Vanzina (Steno) dà l'inizio al filone del poliziesco italiano, concentrando contenuti, aspetti e stilemi che saranno fondamentali per l'intero genere. L'Italia nel periodo dopo le rivolte sessantottesche e le tentazioni autoritarie nei conservatori. Roma è una città violenta, preda del crimine. I rapporti la tra polizia, in anni in cui si sente incompresa a causa degli scontri di piazza con studenti e operai (che la stampa enfatizza), e la magistratura (che ne limita i poteri in nome della legalità) sono tesi. C'è aria di impotenza. Gran parte dei delitti resta impunita.
[+]
Con questo staordinario film molto apprezzato anche all'estero Stefano Vanzina (Steno) dà l'inizio al filone del poliziesco italiano, concentrando contenuti, aspetti e stilemi che saranno fondamentali per l'intero genere. L'Italia nel periodo dopo le rivolte sessantottesche e le tentazioni autoritarie nei conservatori. Roma è una città violenta, preda del crimine. I rapporti la tra polizia, in anni in cui si sente incompresa a causa degli scontri di piazza con studenti e operai (che la stampa enfatizza), e la magistratura (che ne limita i poteri in nome della legalità) sono tesi. C'è aria di impotenza. Gran parte dei delitti resta impunita. Una misteriosa organizzazione “anonima anticrimine” uccide pregiudicati e rapinatori (ma poi anche prostitute, omosessuali, estremisti) per dimostrare l'inadeguatezza della democrazia a fronteggiare i delinquenti e preparare un colpo di Stato. Tra i personaggi del film, tutti emblematici, uno straordinario Enrico Maria Salerno nei panni del commissario Bertone che scopre che il capo dell'associazione (nella quale figurano altolocati e insospettabili, fino al Vaticano) è un ex questore suo amico e la sede un circolo di ex poliziotti. Il suo stesso braccio destro è membro dell'organizzazione: Bertone, tradito, verrà assassinato, prima che il procuratore deciderà di andare a fondo sull'intera vicenda. Vanzina ha stile e dirige con buon ritmo disegnando un efficace e preciso ritratto di un'epoca della vita italiana, con le sue contraddizioni e i suoi drammi, in cui traspaiono le tensioni e le paure dell'Italia di quegli anni. In questo amaro, cupo, scuro ritratto (il lieto fine è relativo, l'Italia ha veramente rischiato il golpe in quegli anni) Vanzina anticipa le tematiche di un filone non soltanto italiano (registi americani si ispireranno a film del genere) come la violenza, la giustizia, la vendetta, la lotta tra polizia e criminali che si esporrà a critiche controverse sui suoi contenuti ideologici (reazionario o no?). Il film è stato accusato di “pararsi” da questo punto di vista dando colpi al cerchio e alla botte, ma mi sembra che lasci il giudizio allo spettatore. Il tema non si presta a soluzioni semplicistiche (pensiamo a Kubrick e ad ARANCIA MECCANICA, guarda caso girato in quegli anni).
[-]
|
|
[+] lascia un commento a paolo 67 »
[ - ] lascia un commento a paolo 67 »
|
|
d'accordo? |
|
dandy
|
sabato 5 novembre 2016
|
giustizieri occulti.
|
|
|
|
Considerato il primo poliziottesco nostrano,velatamente ispirato a "Ispettore Callaghan-Il caso Scorpio è tuo",ma con una trama che curiosamente anticipa il secondo film della serie con Clint Eastwood.Rispetto ai film successivi più sanguigni di Lenzi e Castellari,o più noir di Di Leo,la regia di Vanzina(che per l'unica volta assieme a "Anastasia mio fratello ovvero Il presunto capo dell'anonima assassini" firma la regia col suo vero nome)evita qualsiasi tentazione fascista o revanchista.Il commissario interpretato da Salerno(uno dei primi di una lunga lista) resta seppur faticosamente ligio al sistema che condanna quotidianamente,proteggendo anche i delinquenti che vedono i propri diritti calpestati.
[+]
Considerato il primo poliziottesco nostrano,velatamente ispirato a "Ispettore Callaghan-Il caso Scorpio è tuo",ma con una trama che curiosamente anticipa il secondo film della serie con Clint Eastwood.Rispetto ai film successivi più sanguigni di Lenzi e Castellari,o più noir di Di Leo,la regia di Vanzina(che per l'unica volta assieme a "Anastasia mio fratello ovvero Il presunto capo dell'anonima assassini" firma la regia col suo vero nome)evita qualsiasi tentazione fascista o revanchista.Il commissario interpretato da Salerno(uno dei primi di una lunga lista) resta seppur faticosamente ligio al sistema che condanna quotidianamente,proteggendo anche i delinquenti che vedono i propri diritti calpestati.Il dito viene puntato sia contro la delinquenza che contro lo stato impotente o giustizialista(con lievi allusioni alla chiesa).Solo una scena d'inseguimento in strada prima che diventassero rituali nel genere,ma un paio di omicidi della anonima anticrimine e l'uccisione di Laura Belli restano impressi.Coraggiosamente pessimista il finale,in linea con lo spirito del periodo.Enorme successo di pubblico(quasi due miliardi di incasso)e ovviamente polemiche infinite.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a dandy »
[ - ] lascia un commento a dandy »
|
|
d'accordo? |
|
elgatoloco
|
sabato 14 aprile 2018
|
poliziottesco non ""reazionario"
|
|
|
|
Spesso al"poliziottesco"si sono rivolte accuse di"reazionarismo politico", ma nel caso di"Polizia ringrazia"(di Steno, alias Stefano Vanzina, 1972) l'accusa è da"return to sender", da rimandare al mittente. Vale anche per qualche altro film del genere, la considerazione, ma qui certamente: la polizia, qui, ha a che fare con i delinquenti, ma anche con una sorta di"setta", di associazione di cittadini ricchi(altissima borghesia, quasi sempre)che si tutela da sé o almeno vul farlo, bypassando"tranquillamente"chi sarebbe preposto all'opera di repressione del crimine. Un tema che, peraltro, anche se con modalità diverse, di volta in volta si ripropone non solo nella finzione artistica ma nella realtà e forse in questi film vale il compito, per il cinema, di dover riprodurre o meglio"rendere in altra forma"quanto dalla"realtà"(anche in forma di cronaca)ci arriva.
[+]
Spesso al"poliziottesco"si sono rivolte accuse di"reazionarismo politico", ma nel caso di"Polizia ringrazia"(di Steno, alias Stefano Vanzina, 1972) l'accusa è da"return to sender", da rimandare al mittente. Vale anche per qualche altro film del genere, la considerazione, ma qui certamente: la polizia, qui, ha a che fare con i delinquenti, ma anche con una sorta di"setta", di associazione di cittadini ricchi(altissima borghesia, quasi sempre)che si tutela da sé o almeno vul farlo, bypassando"tranquillamente"chi sarebbe preposto all'opera di repressione del crimine. Un tema che, peraltro, anche se con modalità diverse, di volta in volta si ripropone non solo nella finzione artistica ma nella realtà e forse in questi film vale il compito, per il cinema, di dover riprodurre o meglio"rendere in altra forma"quanto dalla"realtà"(anche in forma di cronaca)ci arriva...Se si possa parlare di cinema poilitico è da discutere, forse sì, forse no, certamente è(era, volendo storicizzare)un cinema di vario tempo fa, ormai, in realtà quasi(non ancora, ma quasi...)mezzo secolo fa... Ma certi problemi si ripropongono, anche se in forme tecnologicamente differenti. Poi una considerazione: se Steno era un bravo regista sia nel genere comico sia in questo, gli interpreti non erano da meno: Enrico Maria Salerno, Mario Adorf, Franco Fabrizi e Mariangela Melato-non è poco, a ben vedere...interpreti che spesso, per chi li abbia visti in qualche film anche solo sporadicamente, sono fatalmente da rimpiangere, quasi"per necessità"... El Gato
[-]
|
|
[+] lascia un commento a elgatoloco »
[ - ] lascia un commento a elgatoloco »
|
|
d'accordo? |
|
figliounico
|
lunedì 1 aprile 2024
|
qualunquismo becero, ma c'è e. m. salerno
|
|
|
|
La polizia ringrazia del 1972, noir drammatico a metà strada tra i polar francesi e i polizieschi italiani degli anni ’70, come poliziottesco è due volte atipico, sia per il nome del regista, Stefano Vanzina, che con lo pseudonimo di Steno dal secondo dopoguerra in poi aveva diretto con enorme successo di pubblico Totò e Sordi in film di puro divertimento, sia per la sceneggiatura, dello stesso Vanzina e di Lucio De Caro, apparentemente venata da un insolito impegno politico sinistrorso, che sarebbe stato anomalo almeno per questo genere di pellicole invece naturalmente orientate a destra per la simpatia esplicita dimostrata nei confronti dei rappresentanti delle forze dell’ordine spesso contrapposti ad antipatici magistrati occhialuti troppo legalitari e garantisti.
[+]
La polizia ringrazia del 1972, noir drammatico a metà strada tra i polar francesi e i polizieschi italiani degli anni ’70, come poliziottesco è due volte atipico, sia per il nome del regista, Stefano Vanzina, che con lo pseudonimo di Steno dal secondo dopoguerra in poi aveva diretto con enorme successo di pubblico Totò e Sordi in film di puro divertimento, sia per la sceneggiatura, dello stesso Vanzina e di Lucio De Caro, apparentemente venata da un insolito impegno politico sinistrorso, che sarebbe stato anomalo almeno per questo genere di pellicole invece naturalmente orientate a destra per la simpatia esplicita dimostrata nei confronti dei rappresentanti delle forze dell’ordine spesso contrapposti ad antipatici magistrati occhialuti troppo legalitari e garantisti. In realtà il film è pieno zeppo di luoghi comuni dell’epoca, ereditati dal qualunquismo di Giannini e ancora in voga attualmente in Italia, del tipo la polizia ha le mani legate e i giudici sono tutti di sinistra e per di più è infarcito di volgari battute omofobe e misogine. Il pericolo di un colpo di Stato ad opera di una fantomatica organizzazione anticrimine, che purtroppo in Italia non è mai esistita, viene agitato come uno spauracchio per confortare e rassicurare lo sprovveduto spettatore del 1972 circa la bontà del nostro sistema giudiziario fortunatamente formato da uomini di legge integerrimi e democratici, ovvero il commissario di polizia Bertone, interpretato da Enrico Maria Salerno, che per il carattere burbero e i modi spicci e un po’ violenti del suo personaggio ricorda Jean Gabin nel Maigret di Delannoy del ’58, ed il sostituto procuratore della Repubblica impersonato in modo piuttosto convenzionale da Mario Adorf. Stonato e fuori luogo appare, infine, il riferimento alla tragica morte di Pinelli, avvenuta appena tre anni prima, ed assolutamente ridicolo, banale e becero il puttantour notturno per le strade di Roma che il commissario fa con i giornalisti per dimostrare non si sa che cosa. In definitiva il film si salva grazie al cast formato da ottimi caratteristi e soprattutto da due grandissimi attori, Salerno e Mariangela Melato.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a figliounico »
[ - ] lascia un commento a figliounico »
|
|
d'accordo? |
|
|