gianpaolo
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mercoledì 25 maggio 2005
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ha fatto "scuola"
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Straordinario poliziesco,....decisamente apparentato, con "Vivere e morire a L.A."
Magistralmente diretto dal regista più sottovalutato del secolo,...strepitosa, e originale la caratterizzazione del personaggio interpretato da "Fernando Rey", alonata da una raffinata diabolicità,..i cui connotati assumono, nella scena finale un aspetto per certi versi metafisico,...rendendolo quasi una sorta di entità ultraterrena.
Non da meno la prova di "Hackman",..nei panni di un antieroico poliziotto,..autentico antesignano del "Bad-Cop".
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jacopo b98
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giovedì 11 luglio 2013
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la rivoluzione del poliziesco.
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Il poliziotto “papà” Doyle (Hackman), insieme al collega Lo Russo (Scheider), riesce a sventare un traffico di droga tra la Francia e gli USA ma pur di raggiungere il suo obbiettivo farà una strage. Il film di Fryedkin è una di quelle opere che hanno fatto (e continuano a fare) scuola. Famoso per alcune geniali invenzioni registiche, lo stile freddo e sporco, quasi interamente girato con telecamera a spalla e soprattutto per quella sequenza da storia del cinema che è l’inseguimento del treno in auto da parte di Doyle. È un film che a più di quarant’anni di distanza non ha perso nulla della sua forza straordinaria e il ritratto di quella New York vista dal basso, fumosa e sporchissima è uno dei più memorabili della storia.
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Il poliziotto “papà” Doyle (Hackman), insieme al collega Lo Russo (Scheider), riesce a sventare un traffico di droga tra la Francia e gli USA ma pur di raggiungere il suo obbiettivo farà una strage. Il film di Fryedkin è una di quelle opere che hanno fatto (e continuano a fare) scuola. Famoso per alcune geniali invenzioni registiche, lo stile freddo e sporco, quasi interamente girato con telecamera a spalla e soprattutto per quella sequenza da storia del cinema che è l’inseguimento del treno in auto da parte di Doyle. È un film che a più di quarant’anni di distanza non ha perso nulla della sua forza straordinaria e il ritratto di quella New York vista dal basso, fumosa e sporchissima è uno dei più memorabili della storia. Detto questo la storia non è molto originale e anche la sceneggiatura, che fa largo uso di parole scurrili e violenza verbale molto forte, è più una novità dal punto della storia del cinema che non nell’ambito del film. Tuttavia la pellicola ebbe un grande successo e l’Academy ricompensò l’innovazione di Fryedkin con cinque Oscar: miglior film, regia, sceneggiatura, montaggio e attore protagonista. La critica tuttavia non lo accolse troppo bene, anche se ora sta venendo parzialmente rivalutato, ma è risaputo che Fryedkin è da sempre mal visto da quasi tutti i critici. Forse quando nel 2005 i critici di mezzo mondo elogiavano il (pur bellissimo) The Departed di Scorsese avrebbero dovuto anche darsi un’occhiata indietro e andarsi a rivedere film come questo che davvero hanno rivoluzionato il genere e ispirato i registi del futuro (Scorsese incluso, senza far paragoni tra il regista di Taxi Driver e Quei bravi ragazzi e il futuro autore de L’esorcista)
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andrea alesci
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giovedì 13 agosto 2015
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in fuga tra gli echi dello squallore
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Come un pugno che colpisce al buio, la sferzante musica di Don Ellis ci sbatte dentro una storia dai contorni francesi (The French Connection è il titolo originale della pellicola), ma con l’anima sfibrata di una New York anni ’70. Dentro il malaffare della città imbottita di droga e violenza, riflessa senza filtro nello squallore delle sue vie, là dove ci catapulta la frenetica regia di William Friedkin.
Sbattuti in un infernale sudicio inverno newyorchese, ci muoviamo insieme ai due detective dell’Antidroga Jimmy “Papà” Doyle (Gene Hackman) e Buddy “Tristezza” Russo (Roy Scheider) fra inquadrature spasmodiche con la camera a spalla, irrequieti piano sequenza, febbrili soggettive che descrivono i pedinamenti dei due alle spalle di quello che ha tutte le carte in regola per essere un grosso caso di traffico di droga dalla Francia agli Stati Uniti.
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Come un pugno che colpisce al buio, la sferzante musica di Don Ellis ci sbatte dentro una storia dai contorni francesi (The French Connection è il titolo originale della pellicola), ma con l’anima sfibrata di una New York anni ’70. Dentro il malaffare della città imbottita di droga e violenza, riflessa senza filtro nello squallore delle sue vie, là dove ci catapulta la frenetica regia di William Friedkin.
Sbattuti in un infernale sudicio inverno newyorchese, ci muoviamo insieme ai due detective dell’Antidroga Jimmy “Papà” Doyle (Gene Hackman) e Buddy “Tristezza” Russo (Roy Scheider) fra inquadrature spasmodiche con la camera a spalla, irrequieti piano sequenza, febbrili soggettive che descrivono i pedinamenti dei due alle spalle di quello che ha tutte le carte in regola per essere un grosso caso di traffico di droga dalla Francia agli Stati Uniti.
Un’azione che prende le mosse dal movimentato porto di Marsiglia, dove una elegante Lincoln marrone scuro fa da segreto congegno per attivare l’affare oltreoceano. Ed è proprio un’auto che più di tutto rimane impressa nella memoria dello spettatore, la folle corsa di un’autovettura che a un certo punto Jimmy Doyle requisisce a un privato cittadino per lanciarsi allo sfrenato inseguimento di un treno e di quel cecchino che poco prima aveva tentato di freddarlo: al di sotto dei binari sopraelevati si materializza quella travolgente violenza che sfascia ogni cosa pur di assestare il proprio colpo definitivo, la turbolenza di un uomo come Doyle che fa dell’impeto il proprio credo e l’arma con la quale sfumare i contorni di bene e male.
E la fredda luce orchestrata dal direttore della fotografia Owen Reizman ha il colore spento di una città che William Friedkin sa mostrarci girando angoli, camminando con i suoi abitanti, inquadrando vetrine, insegne, palazzi, oggetti, comunque sempre schiacciati in una prospettiva a misura d’uomo. Portandoci sul lato livido di una New York quasi senza speranza, con una regia ondeggiante che – supportata dal sincopato montaggio di Jerry Greenberg – apre, chiude, muove, stacca, fugge veloce per inseguire, braccare, avvinghiare quei pezzi di marce esistenze di chi brama denaro e agiatezze e di chi cede allo squallore di una vita drogata.
Eppure nella meschinità che infetta uomini e cose, il rissoso Doyle e il paziente Russo hanno il merito di credere al proprio istinto e alle verità che possono stare nascoste perfino nei pianali di una Lincoln francese. Una coppia guidata da una ferina determinazione, decisa a incastrare l’intermediario Sal Boca (Tony Lo Bianco), il compratore Weinstock (Harold Gray) e il venditore Alain Chernier (Fernando Rey) per una partita di bianco veleno da 32 milioni di dollari.
Così ci ritroviamo precipitati nel ritmo accelerato di un film che non risparmia nessuno, che con le vite sballate dei suoi personaggi fa irruzione nella quotidianità di una metropoli gravata da un’atmosfera violenta di ammazzamenti all’ordine del giorno, pedinamenti oscuri, insicurezze che germinano nella povertà, vite gettate ai margini come spazzatura ammucchiata ai crocicchi. Soprattutto di spari: che echeggiano anche oltre i confini della legge – come per l’involontaria (?) uccisione di Mulderig –, che esplodono sopra il lurido avanzo di un’umanità in diuturna fuga da se stessa.
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andrejuve
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lunedì 28 dicembre 2015
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siamo tutti colpevoli
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“Il braccio violento della legge” è un film del 1971 diretto da William Friedkin. Il film inizia a Marsiglia dove un uomo viene ucciso a sangue freddo da un sicario senza conoscerne il motivo. Jimmy Doyle e Buddy Russo invece sono due poliziotti della sezione narcotici di New York. Dopo una delle tante giornate lavorative i due si recano presso un rinomato pub per bere qualcosa e all'interno del locale notano un tavolo in cui è presente un boss mafioso del Bronx affiancato da donne avvenenti e da altri amici. Tra questi ultimi Jimmy si concentra su un ricco uomo mai visto prima che desta in lui sospetti e perplessità. Allora convince il collega Buddy a pedinare l'uomo per pura curiosità e per scovare qualche particolare ulteriore sulla sua vita.
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“Il braccio violento della legge” è un film del 1971 diretto da William Friedkin. Il film inizia a Marsiglia dove un uomo viene ucciso a sangue freddo da un sicario senza conoscerne il motivo. Jimmy Doyle e Buddy Russo invece sono due poliziotti della sezione narcotici di New York. Dopo una delle tante giornate lavorative i due si recano presso un rinomato pub per bere qualcosa e all'interno del locale notano un tavolo in cui è presente un boss mafioso del Bronx affiancato da donne avvenenti e da altri amici. Tra questi ultimi Jimmy si concentra su un ricco uomo mai visto prima che desta in lui sospetti e perplessità. Allora convince il collega Buddy a pedinare l'uomo per pura curiosità e per scovare qualche particolare ulteriore sulla sua vita. I due scoprono che il soggetto in questione si chiama Sal Boca il quale gestisce un piccolo negozio di alimentari assieme alla moglie Angie. Jimmy e Doyle si chiedono come possa Sal condurre quel tipo di vita agiata nonostante egli apparentemente svolga una modesta attività. La loro convinzione sul fatto che Sal sia implicato nel traffico di sostanze stupefacenti si rafforza quando un informatore di Jimmy gli comunica che è a conoscenza dell'imminente arrivo di una grossa spedizione di droga. Nonostante la diffidenza iniziale del capo della polizia, dovuta al fatto che non è emersa alcun tipo di prova che possa incriminare Sal, Jimmy e Buddy riescono ad ottenere un mandato al fine di effettuare intercettazioni dal telefono del sospettato. Nel frattempo a Marsiglia un misterioso soggetto, affiancato dal sicario comparso all'inizio del film, sta organizzando, con la complicità di un attore francese, quello che si presume possa rappresentare un traffico illecito di sostanze stupefacenti. L'obiettivo di Jimmy e Buddy è quello di dimostrare attraverso fatti concreti quello che fino ad ora è frutto esclusivamente di semplici supposizioni. Il loro compito si rivelerà a dir poco arduo. La pellicola riesce a colpire e a stupire per la tecnica utilizzata dal regista nell'ambito del genere poliziesco. Infatti le spesso stucchevoli scene d'azione frenetiche vengono sostituite dal realismo e dalla concretezza che attribuiscono piena credibilità la storia narrata. Infatti l'elemento che balza all'occhio è costituito dalle numerose sequenze di pedinamenti e inseguimenti che rendono il film avvincente in quanto riescono a trasmettere efficacemente la tensione e la frenesia dei protagonisti a tal punto da sembrare di essere direttamente coinvolti. Anche le uccisioni che vengono compiute sono crude e immediate, non lasciando spazio alcuno a colpi di scena o a risvolti inaspettati. La semplicità associata ad un realismo portato sino all'osso rende la pellicola controcorrente e originale rispetto a molte altre dello stesso genere. In pratica è come se lo spettatore fosse partecipe delle indagini compiute in ogni singola fase, riuscendo a vivere i timori e le inquietudini dei personaggi. Infatti, soprattutto con riferimento a Jimmy, viene effettuata una caratterizzazione dei protagonisti che, a tratti, riesce a renderli ridicoli e ironici. Questo perché l'intento del regista non è né quello di raccontare gesta di “eroi” né quello di esaltare a qualsiasi costo i “buoni” che danno la caccia ai “cattivi”. I personaggi sono esseri umani e essendo tali sono pieni di difetti e commettono numerosi errori. Non ci sono né vincitori né vinti e il bene non trionfa sul male, in quanto nella realtà delle cose tutto questo non avviene pienamente e molto spesso si confondono pericolosamente quelli che dovrebbero essere i tutori della legge con coloro che compiono azioni delittuose. I comportamenti di entrambi risultano disdicevoli e condannabili. Tutto questo genera un senso di indignazione e tormento in quanto si è consci del fatto che è impossibile fidarsi pienamente degli altri esseri umani e che non è delineata una netta distinzione tra l’onestà e l’inganno o tra la legalità e l’illegalità. Nel descrivere il lavoro della polizia vengono messi in luce gli attriti interni e gli abusi di potere che sono purtroppo spesso presenti. A mio avviso il film è bello, avvincente e spiazzante perché non segue i canoni classici del poliziesco e non è per nulla scontato. Il film venne premiato nella notte degli Oscar del 1972 con cinque statuette: miglior film, migliore regia, migliore attore protagonista, migliore sceneggiatura originale e migliore montaggio. Meritato il premio assegnato a Gene Hackman, nei panni del protagonista Jimmy Doyle, per la sua grande interpretazione che riesce a trasmettere i tormenti del protagonista e la sua ferma volontà di ottenere ciò che vuole a qualsiasi costo e a qualsiasi prezzo, rischiando di cadere in contraddizione. Un film che consiglio di vedere.
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dandy
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giovedì 22 dicembre 2016
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poliziescamente vostro popeye...
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Un film rivoluzionario,tratto al romanzo di Robin Moore ispirato ad una autentica retata avvenuta 10 anni prima(Friedkin ha anche ingaggiato i veri Egan e Grosso come consulenti e attori[interpretano Simonson e Klein])e diventato un esempio-chiave dell'allora emergente "Nuova Hollywood".Alle frenetiche sequenze d'azione(ottimi gli inseguimenti a piedi e memorabile quello tra Popeye in macchina e il sicario in treno sulla sopraelevata)il regista unisce lo spaccato secco e documentaristico della polizia in una New York squallida.Nessuna esaltazione delle forze dell'ordine:i protagonisti sono sbruffoni e razzisti,e non esitano a infrangere quelle leggi che dovrebbero far rispettare mettendosi allo stesso livello dei delinquenti che perseguitano(non mancarono critiche al riguardo,e ci fu chi accusò il film di apologia fascista,come per il coevo "Ispettore Callaghan-Il caso Scorpio è tuo!").
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Un film rivoluzionario,tratto al romanzo di Robin Moore ispirato ad una autentica retata avvenuta 10 anni prima(Friedkin ha anche ingaggiato i veri Egan e Grosso come consulenti e attori[interpretano Simonson e Klein])e diventato un esempio-chiave dell'allora emergente "Nuova Hollywood".Alle frenetiche sequenze d'azione(ottimi gli inseguimenti a piedi e memorabile quello tra Popeye in macchina e il sicario in treno sulla sopraelevata)il regista unisce lo spaccato secco e documentaristico della polizia in una New York squallida.Nessuna esaltazione delle forze dell'ordine:i protagonisti sono sbruffoni e razzisti,e non esitano a infrangere quelle leggi che dovrebbero far rispettare mettendosi allo stesso livello dei delinquenti che perseguitano(non mancarono critiche al riguardo,e ci fu chi accusò il film di apologia fascista,come per il coevo "Ispettore Callaghan-Il caso Scorpio è tuo!").Se oggi i personaggi appaiono privi di spessore psicologico,il finale sospeso e amaro(deciso mentre il film era in fase di montaggio)colpisce ancora.Un successo globale,5 Oscar(film,regia,attore protagonista,sceneggiatura non originale e montaggio)e trampolino di lancio per la carriera del regista(che in seguito ammise di essere rimasto colpito da tanto clamore poichè aveva voluto realizzare un semplice film di genere senza ambizioni particolari),di Hackman e di Scheider.Il ruolo di Doyle fu inizialmente offerto a Paul Newman,Peter Boyle e al giornalista Jimmy Breslin.Con un seguito e una sorta di remake televisivo.
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