gianni lucini
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venerdì 16 settembre 2011
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il mistero di un titolo e il finale tagliato
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Uscito sugli schermi italiani nel 1970, cioè lo stesso anno del grande successo di Terence Hill nel ruolo di Trinità, La collera del vento è stata poi protagonista di un singolare, anche se non raro, caso di riedizione. Dopo l’uscita de Il mio nome è nessuno, il film prodotto da Sergio Leone e diretto da Tonino Valerii con Henry Fonda e Terence Hill la casa distributrice ha pensato di sfruttare il momento per rimettere in circolazione la pellicola di Mario Camus. Per catturare meglio l’attenzione del pubblico il manifesto originale viene cambiato sia nell’immagine che nel titolo. All’immagine di un Terence Hill nero di capelli e dall’espressione drammatica viene affiancato un disegno che lo mostra biondo, strafottente e intento a schiacciare una fila di formiche.
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Uscito sugli schermi italiani nel 1970, cioè lo stesso anno del grande successo di Terence Hill nel ruolo di Trinità, La collera del vento è stata poi protagonista di un singolare, anche se non raro, caso di riedizione. Dopo l’uscita de Il mio nome è nessuno, il film prodotto da Sergio Leone e diretto da Tonino Valerii con Henry Fonda e Terence Hill la casa distributrice ha pensato di sfruttare il momento per rimettere in circolazione la pellicola di Mario Camus. Per catturare meglio l’attenzione del pubblico il manifesto originale viene cambiato sia nell’immagine che nel titolo. All’immagine di un Terence Hill nero di capelli e dall’espressione drammatica viene affiancato un disegno che lo mostra biondo, strafottente e intento a schiacciare una fila di formiche. Al titolo La collera del vento vengono aggiunte due frasi, una sopra e una sotto in modo che il risultato finale diventa Non perdono nessuno! Sono la collera del vento. Firmato Terence Hill. Negli anni successivi la scritta “Firmato Terence Hill” scompare e in molti cataloghi il film viene registrato con il titolo Non perdono nessuno! Sono la collera del vento. Fortunatamente però nessuno tocca i titoli della pellicola che, quando viene proiettata, mantiene il titolo originale. Un'altra vicenda curiosa è quella del finale. Non tutti hanno potuto vedere al cinema le scene finali del film, quelle in cui i sicari mandati da Don Antonio a uccidere Marcos riempiono di piombo la loro vittima in una situazione quasi irreale con la musica che si alza fino a coprire il sonoro e il rumore dei colpi. Nella versione proiettata a ridosso del grande successo di pubblico di Lo chiamavano Trinità, infatti l’intera sequenza è tagliata e il film si chiude con le minacce di Don Antonio e la partenza di Marcos. I distributori pensavano che il pubblico avrebbe fatto fatica ad accettare una fine così cruenta di Terence Hill…
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gianni lucini
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venerdì 16 settembre 2011
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la violenza delle passioni
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Il treno sul quale scorreranno i titoli di testa è appena comparso sullo schermo e in trasparenza, appare la frase «…un cielo così sporco non si rischiarerà senza una tempesta», con in calce la firma di William Shakespeare. Più che un omaggio è l’attestazione preventiva di un debito da parte del folto gruppo di soggettisti e sceneggiatori. Nella vicenda dei due sicari Marcos e Jacopo da sempre legati al punto da considerarsi fratelli e costretti dal destino a ritrovarsi su due fronti diversi è evidente l’ispirazione shakespeariana soprattutto nelle forti passioni che alimentano lo svolgersi della storia. Più che sulle sparatorie e sulle violenze, che sono relativamente poche per un western all’italiana, la storia si regge sulla forza dei sentimenti che muovono i protagonisti, come avviene nel teatro.
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Il treno sul quale scorreranno i titoli di testa è appena comparso sullo schermo e in trasparenza, appare la frase «…un cielo così sporco non si rischiarerà senza una tempesta», con in calce la firma di William Shakespeare. Più che un omaggio è l’attestazione preventiva di un debito da parte del folto gruppo di soggettisti e sceneggiatori. Nella vicenda dei due sicari Marcos e Jacopo da sempre legati al punto da considerarsi fratelli e costretti dal destino a ritrovarsi su due fronti diversi è evidente l’ispirazione shakespeariana soprattutto nelle forti passioni che alimentano lo svolgersi della storia. Più che sulle sparatorie e sulle violenze, che sono relativamente poche per un western all’italiana, la storia si regge sulla forza dei sentimenti che muovono i protagonisti, come avviene nel teatro. Odio, amore e vendetta si intersecano e portano i protagonisti a vivere fino in fondo il proprio destino senza mezzi toni e, soprattutto, senza alcuna via d’uscita possibile, proprio come accade ai personaggi di Shakespeare.
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elgatoloco
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domenica 22 gennaio 2017
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più film sociale/drammatico che western
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Non sarà un capolavoro assoluto, ma "La colera del viento"(1970)di Mario Camus, che non era né Bunuel né Berlanga è comunque film onesto, che ambienta nel Mexico una vicenda sociale che vede con Terence Hill nel ruolo di un sicario dei latifondisti che entra in crisi per questioni anche sentimentali, una storia di sopraffazioni e sfruttamenti in linea con un cinema qui invero"blandamente politico"dominante allora(anni Settanta-inizio Ottanta)ma attuale ancora oggi in Messico e Latinoamerica dove lo sfruttamento è ancora cifra imperversante. Poche sparatorie, nessun Nativo americano, per cui non è un western e tantomeno uno"spaghetti-western", anche perché qui Terence Hill, quasi agli inizi(non proprio)è comunque non ancora in coppia fissa con Pedersoli-Bud Spencer e non ancora impegnato in scazzottature, pur se è un po'legnoso in questo ruolo serio e riflessivo.
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Non sarà un capolavoro assoluto, ma "La colera del viento"(1970)di Mario Camus, che non era né Bunuel né Berlanga è comunque film onesto, che ambienta nel Mexico una vicenda sociale che vede con Terence Hill nel ruolo di un sicario dei latifondisti che entra in crisi per questioni anche sentimentali, una storia di sopraffazioni e sfruttamenti in linea con un cinema qui invero"blandamente politico"dominante allora(anni Settanta-inizio Ottanta)ma attuale ancora oggi in Messico e Latinoamerica dove lo sfruttamento è ancora cifra imperversante. Poche sparatorie, nessun Nativo americano, per cui non è un western e tantomeno uno"spaghetti-western", anche perché qui Terence Hill, quasi agli inizi(non proprio)è comunque non ancora in coppia fissa con Pedersoli-Bud Spencer e non ancora impegnato in scazzottature, pur se è un po'legnoso in questo ruolo serio e riflessivo... Benissimo invece il grande Fernando Rey, altrimenti attore bunueliano, come ben noto(è l'anno di"Tristana", se non vado errato, tra l'altro), discreta Maria Grazia Buccella, all'epoca più ammirata per le sue forme che per le sue capacità attorali(attoriali, secondo altre versioni). Film che vede una buona alternanza tra"interni"ed"esterni", con un'efficacissima sequenza finale in treno(non sveleremo che cosa vi succede), "La colera del viento, riscoperta comunque piacevole e di un certo valore, era anche un film coraggioso, vista la tematica sociale, in quanto girato in un'epoca in cui Francisco Franco y Bahamonde e il franchismo erano ancora un realtà solida, dato che la transizione post-franchista inizia solo più di un lustro dopo, nell'autunno del 1976... Da riconsiderare e riproporre eventualmente anche in rassegne filmiche(un tempo erano i"cineforum"...)proprio anche per un'eventuale analisi storico-sociologica... Film interessante, ben girato, anche se non"geniale"; un Trintignant(è solo un esempio)nel ruolo del protagonista avrebbe certo reso di più, come anche la Deneuve(altro esempio, exemplum fictivium, diciamo)al posto della Buccella sarebbe stata più"opportuna", ma...tutto non si può avere, certo... El Gato
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