fedeleto
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lunedì 11 febbraio 2013
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le soldatesse di zurlini
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Nel 1941,in piena occupazione fascista ad Atene,il tenente Martino accetta l'incarico di trasportare un camion pieno di prostitute per i militari.Aiutato dal segente Cstagoli e dal maggiore Alessi,compiera' questo viaggio,ma i problemi saranno molti,dalla controffensiva partigiana che uccidera' le camice nere e un'innocente prostituta,fino alla pazzia del maggiore che uccide una delle prostitute perche' ferita e colpevole di rallentare il gruppo.Pertanto Martino si innamorera' di Eftichia,ma alla fine ella preferira' salire le montagne dove unirsi con la resistenza.Valerio Zurlini(estate violenta,la ragazza con la valigia) dopo l'ottimo CRONACA FAMILIARE,si concentra sul tema della guerra italiana in Grecia,e fin dall'inizio esprime la sua riluttanza a comprendere un simile episodio.
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Nel 1941,in piena occupazione fascista ad Atene,il tenente Martino accetta l'incarico di trasportare un camion pieno di prostitute per i militari.Aiutato dal segente Cstagoli e dal maggiore Alessi,compiera' questo viaggio,ma i problemi saranno molti,dalla controffensiva partigiana che uccidera' le camice nere e un'innocente prostituta,fino alla pazzia del maggiore che uccide una delle prostitute perche' ferita e colpevole di rallentare il gruppo.Pertanto Martino si innamorera' di Eftichia,ma alla fine ella preferira' salire le montagne dove unirsi con la resistenza.Valerio Zurlini(estate violenta,la ragazza con la valigia) dopo l'ottimo CRONACA FAMILIARE,si concentra sul tema della guerra italiana in Grecia,e fin dall'inizio esprime la sua riluttanza a comprendere un simile episodio.Tratto da un romanzo di Ugo Pirro,e sceneggiato da Benvenuti,De Bernardi e lo stesso Zurlini,la storia si muove sui contenuti presenti nei film precedenti di Zurlini,ovvero l'abbandono e la solitudine.Eftichia,e' una donna perduta che non sopporta l'idea di vedere il suo popolo ferito in questa maniera,e soprattutto non vuole essere oggetto di milizie italiane,ella e' la sensibilita'(la scena in cui non accetta il medicinale se non lo si da a tutte),e la speranza nel domani,aiutata dalla sua amica Elenitza,spensierata e serena nonostante l'episodio della guerra.Da un lato dunque si ha un dualismo chiaro ed evidente,Eftichia e' colei che vive in solitudine e si nutre di cio',e come dice la sua amica Elenitza,ella non puo' odiare gli altri,odia se stessa.L'abbandono ritorna nel momento finale,ove appunto Martino e Eftichia si separano e mentre una sale le montagne(una metafora del salire in cielo?) per unirsi alla resistenza,Martino invece rimane a fissarla esprimendo il futuro degli avvenimenti.I due sono cosi' uniti nel sentimento ma non nelle scelte,e l'abbandono diventa obbligato.Zurlini inoltre si sofferma seppur temporaneamente sul concetto di crudelta' della guerra,la scena della fucilazione rimane impressa,e soprattutto lio sguardo di Eftichia.Martino rimane il soldato confuso e innamorato,ma soprattutto deluso da questo orrore della guerra.Le scene interessanti comunque rimangono molte,dalla battuta del gerarcha fascista,ove non ci sono gradi sono tutti porci(non c'e' dunque morale),al camion che porta le donne come fosse un carico bestiame,si riesce a vedere l'orrore della guerra dagli occhi di Eftichia come fosse un libro aperto e chiaro.Ottime musiche di Mario Nascimbene.Milian e' ottimo nella parte,ma la cantante francese Marie Laforet e' magistrale.
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elgatoloco
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martedì 21 agosto 2018
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zurlini maestro di cinema e di civiltà
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Con"Le Soldatesse"(Valerio Zurlini, 1965, scritto con De Bernardi e Benvenuti, dal romanzo di Ugo Pirro), in una chiave ancora neorealista, di racconto anche analitico delle violenze e angherie dei fascisti sulle prostitute adibite a"divertimento"per le truppe italiane ma anche naturalmente sui civili e sui partigiani(si parla di Grecia, ma il riferimento è anche alla Jugoslavia, alla Spagna, da cui tornano tronfi i fascisti militanti), ma con sfumature psicologiche ben chiare(il colonnello Gabardella, all'inizio, con un Guido Alberti che fa una vera lezione di antifascismo"preventivo", il gentile tenente Martino, un"implume"Mario Adorf, il volgare ma in fondo buono sergente Castagnoli, simpatico toscanaccio, reso da Mario Adorf e un insopportabile maggiore ovviamente"fascistone", dove non riesco a riconoscere l'interprete)e le donne, con Marie Laforet, Marie Laforet, Anna Karina, Lea Massari, Valeria Moriconi), con a metà anni Sixties finalmente una rivalutazione delle donne come protagoniste della psicologia e della vita, tanto più in quanto rivalorizzate anche in quanto esercitanti(per fame)il"mestiere più antico del mondo"(o così credeva e si crede.
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Con"Le Soldatesse"(Valerio Zurlini, 1965, scritto con De Bernardi e Benvenuti, dal romanzo di Ugo Pirro), in una chiave ancora neorealista, di racconto anche analitico delle violenze e angherie dei fascisti sulle prostitute adibite a"divertimento"per le truppe italiane ma anche naturalmente sui civili e sui partigiani(si parla di Grecia, ma il riferimento è anche alla Jugoslavia, alla Spagna, da cui tornano tronfi i fascisti militanti), ma con sfumature psicologiche ben chiare(il colonnello Gabardella, all'inizio, con un Guido Alberti che fa una vera lezione di antifascismo"preventivo", il gentile tenente Martino, un"implume"Mario Adorf, il volgare ma in fondo buono sergente Castagnoli, simpatico toscanaccio, reso da Mario Adorf e un insopportabile maggiore ovviamente"fascistone", dove non riesco a riconoscere l'interprete)e le donne, con Marie Laforet, Marie Laforet, Anna Karina, Lea Massari, Valeria Moriconi), con a metà anni Sixties finalmente una rivalutazione delle donne come protagoniste della psicologia e della vita, tanto più in quanto rivalorizzate anche in quanto esercitanti(per fame)il"mestiere più antico del mondo"(o così credeva e si crede...), in un"bordel ambulant d'une armée en campagne", cantava Jacques Brel in"Au suivant". Straordinario biano e nero nella tersa fotografia di Tonino Delli Colli. Zurlini, anni dopo, da grande regista anche di trasposizioni da opere letterarie(Pratolini etc.)renderà benissimo il"fantastico"di Buzzari in"Il deserto dei Tartari", 1976. El Gato
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