Kamagasaki,quartiere di Osaka,bassifondi metropolitani del dopoguerra giapponese.
Hanako,figlia di uno straccivendolo,di giorno traffica sangue da vendere all’industria cosmetica,di notte si prostituisce.
Come lei,ma diverse da lei che è sfrontata,decisa e ha la stoffa del leader,altre fanciulle appaiono e scompaiono accompagnate da magnaccia di varia caratura.
Bande di malavitosi controllano territorio e traffici,le regole sono dettate da risse,pugni e coltelli,c’è sudore e puzza di marcio ovunque.
Film duro,spietato,con quel sole che appare come una palla di fuoco fra ponteggi e ciminiere,e sembra pronto a cadere sulla terra.
E in un certo senso questo accade,l’incendio finale che tutto distrugge come una guerra è la sconfitta dell’uomo debole,la banda di miserabili ubriaconi che appicca il fuoco collabora al proprio annientamento con riserve insospettabili di energia malata,la stessa usata per distruggersi a vicenda come insetti.
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Kamagasaki,quartiere di Osaka,bassifondi metropolitani del dopoguerra giapponese.
Hanako,figlia di uno straccivendolo,di giorno traffica sangue da vendere all’industria cosmetica,di notte si prostituisce.
Come lei,ma diverse da lei che è sfrontata,decisa e ha la stoffa del leader,altre fanciulle appaiono e scompaiono accompagnate da magnaccia di varia caratura.
Bande di malavitosi controllano territorio e traffici,le regole sono dettate da risse,pugni e coltelli,c’è sudore e puzza di marcio ovunque.
Film duro,spietato,con quel sole che appare come una palla di fuoco fra ponteggi e ciminiere,e sembra pronto a cadere sulla terra.
E in un certo senso questo accade,l’incendio finale che tutto distrugge come una guerra è la sconfitta dell’uomo debole,la banda di miserabili ubriaconi che appicca il fuoco collabora al proprio annientamento con riserve insospettabili di energia malata,la stessa usata per distruggersi a vicenda come insetti.
“Le persone inutili è meglio che muoiano”,si dice in giro,fino a scoprire che inutili sono tutti,privati anche della identità anagrafica da uno più furbo di loro,col furto dei documenti venduti agli stranieri entrati illegalmente nel paese.
Spogliare dei luridi vestiti il cadavere per strada o cercare sigarette nel taschino dell’impiccato rientra allora in una casistica di comportamenti quotidiani che la comunità metabolizza senza problemi,come stuprare una ragazza dopo averne buttato nel fosso il ragazzo e poi completare l’opera, giorni dopo, facendola volare giù dal palazzo in una sequenza allucinata,schizofrenica,posta com’è fra due momenti in cui sembra farsi largo un residuo di pietà umana e di amore.
No,tutto ciò che potrebbe illudere,far balenare ipotesi di riscatto, è immediatamente negato,Oshima arriva al fondo della miseria umana e solo da lì accetta di parlare dell’uomo, tolte di mezzo tutte le finzioni e le sovrastrutture consolatorie.
Nel nuovo corso del cinema giapponese di quegli anni, il mondo di Oshima trova corrispondenze solo con quello di Imamura,che dichiarava la sua attenzione per "la parte più bassa del corpo umano e i livelli inferiori della struttura sociale",ma i tratti espressionisti del cromatismo a forte contrasto,la costruzione scenografica,l’uso del primo e primissimo piano,spesso scorciato, semi oscurato,il dettaglio sugli occhi,che appaiono improvvisi,in momenti di tensione estrema,e sembrano risvegli da un incubo, sono cifre di uno stile inconfondibile.
Forte è la connotazione politica, i riferimenti alla situazione del dopoguerra e al tradimento dei centri di potere sono espliciti,lo scacco giovanile dopo il rinnovo del Trattato di Sicurezza nippo-americano del ‘60 era molto recente.
Oshima,il cane sciolto,l’universitario anarchico e individualista, mette in bella mostra,fra le prime sequenze,un gran cartello per strada,“Diamo amore e futuro ai ragazzi”e sistema fra i clochards un fanatico,Rivoltoso,sempre sul piede di partenza per andare a fare il suo dovere di soldato dell’imperatore e “raddrizzare quegli studenti”,finchè non gli urlano in faccia“Impero? che ne so io dell’Impero?Barboni come questi scompariranno?e anche i quartieri poveri?”.
Componente espressiva importante del film è la colonna sonora di Manabe Riichiro,accordi di chitarra in sintonia ritmica o contrastante,come quello per la lotta mortale fra i due ex amici,un campo lunghissimo,i due corpi,macchie colorate che si avvinghiano mentre la melodia,quasi allegra,si dilata perdendosi nella distanza.
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