samanta
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lunedì 20 marzo 2023
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quel cervello che fa tic tac ...
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Il film è del 1955 diretto da William Wyler uno dei migliori registi di Hollywood (3 Oscar: La signora Miniver, I migliori anni della nostra vita, Ben Hur e altre 9 nomination), la vicenda è tratta da un romanzo poi diventato un dramma teatrale portato con successo a Broadway interpretato da Paul Newman nella parte che nel film è sostenuta da Humphrey Bogart (Newman non era ancora star ...).
Dan Hilliard (Frederic March) vive in una tranquilla posizione non ricco ma benestante, ha un buon posto, sposato felicemente con Eleanor (Martha Scott brava attrice teatrale con diverse incursioni cinematografiche: I 10 comandamenti, Ben Hur) e ha 2 figli: Cindy di 18 anni (Mary Murpfy) e Ralphy (Richard Eyre) di 10 anni.
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Il film è del 1955 diretto da William Wyler uno dei migliori registi di Hollywood (3 Oscar: La signora Miniver, I migliori anni della nostra vita, Ben Hur e altre 9 nomination), la vicenda è tratta da un romanzo poi diventato un dramma teatrale portato con successo a Broadway interpretato da Paul Newman nella parte che nel film è sostenuta da Humphrey Bogart (Newman non era ancora star ...).
Dan Hilliard (Frederic March) vive in una tranquilla posizione non ricco ma benestante, ha un buon posto, sposato felicemente con Eleanor (Martha Scott brava attrice teatrale con diverse incursioni cinematografiche: I 10 comandamenti, Ben Hur) e ha 2 figli: Cindy di 18 anni (Mary Murpfy) e Ralphy (Richard Eyre) di 10 anni. La vita tranquilla di Dan è interrotta quando irrompono al mattino in casa 3 banditi evasi: Glenn Griffin (Humphrey Bogart), il giovane fratello Hal (Dewey Martin) e il violento e psichicamente tarato Sam (John Middleton: noto caratterista: La legge del fucile, Sfida nella città morta) che sequestrano la famiglia: la casa serve di rifugio, nella notte li raggiungerà una complice che porta una grossa somma di denaro. Purtroppo la donna è stata fermata dalla polizia stradale e rinvia l'arrivo, il sequestro si prolunga e per non dare soseptti Dan e Cindy vanno in ufficio, mentre la madre e il figlio rimangono sotto minaccia a casa. La situazione s'ingarbuglia: il fidanzato di Cindy, Chuck (Gig Young) vorrebbe parlare con il padre che è ostile, la maestra di Ralphy viene a casa per sapere le sue condizioni dato che è stato dato malat, e fatto grave un addetto ai rifiuti viene a ritirarli, nel garage nota l'auto degli evasi e legge la targa che è stata segnalata dalla polizia: verrà inseguito da Sam e ucciso in aperta campagna. In casa si apre una lotta psicologica tra Dan e Glenn che comprende che l'uomo cerca di trovare una soluzione al sequestro e gli dice che "il tuo cervello fa sempre tic tac", si determina quasi una gara tra i 2 che durerà fino alla fine con una conclusione ben congegnata.
Questo film rappresenta il meglio di Hollywood che era in grado di sfornare una quantità notevole di film (fino a 500 all'anno) molti di qualità e non si riduceva ad attribuire Oscar a filmetti insulsi in base ai principi della politically corrrect e alle percentuali delle ripartizioni etniche. Quali sono gli ingredienti? Innanzitutto una regia sicura, sobria, efficace nel suscitare suspence, tecnicamente valida (ottime le inquadrature dall'alto della scala nella casa per far venire meno la sensazione di claustrofobia), un'ottima scenggiatura di John Hayes basata sul romanzo e dramma teatrale (che conseguì un Tony Awards) fino ai costumi di Edith Head. Il tutto basata su una solida recitazione: Humphrey Bogart ritorna nei panni di cattivo dopo avere dimostrato di essere bravo in altri generi (Oscar per la Regina D'africa) e in grado di interpretate parti leggere (Sabrina, Angeli con la Pistola); Frederic March validissimo attore (2 Oscar: Dottor Jekyll, I migliori anni della nostravita) con una lunga gloriosa carriera; infine bravi comprimari come Gig Young morto tragicamente (10 in amore, Oscar n.p. per Non si uccidono così anche i cavalli?), Arthur Kennedy (Quella sporca dozzina) nella parte del sergente di polizia che viene a capo della vicenda.
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molenga
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sabato 31 marzo 2012
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prigionieri in casa
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Tre fratelli evasi prendono in ostaggio una famiglia alto borghese: la loro presenza non deve trapelare , un intervento della polizia segnerà la condanna del piccolo nucleo-madre, padre e due figli-.
Film girato bene e recitato altrettanto, va guardato con l'ottica del tempo. la famiglia perfetta rappresenta il sogno americano che non DEVE essere turbato dai rifiuti della società, i cattivi, Bogart in primis, sono senza redenzione, vili e stupidi, e giustamente finiscono morti- anche il minore dei fratelli, che si distingue per umanità e, involontariamente, si riiscattafornendo l'indizio necessario all'identificazione della casa dove i compari sono asserragliati-.
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Tre fratelli evasi prendono in ostaggio una famiglia alto borghese: la loro presenza non deve trapelare , un intervento della polizia segnerà la condanna del piccolo nucleo-madre, padre e due figli-.
Film girato bene e recitato altrettanto, va guardato con l'ottica del tempo. la famiglia perfetta rappresenta il sogno americano che non DEVE essere turbato dai rifiuti della società, i cattivi, Bogart in primis, sono senza redenzione, vili e stupidi, e giustamente finiscono morti- anche il minore dei fratelli, che si distingue per umanità e, involontariamente, si riiscattafornendo l'indizio necessario all'identificazione della casa dove i compari sono asserragliati-. Il padre diventa temerario e da pavido si fa coraggioso, libera la badia da solo e vi riconduce la famiglia, facendo siognificativamente entrare anche fidanzato della figlia(e il sogno americano prosegue). che dire? nel bene e nel male questa gente sapeva imbastiore dei film tecnicamente perfetti. Bello, interessante la fotografia di stampo mitteleuropeo.
P.S. Fortunatamente un europeo, Wilder, ha fatto girare a bogart "Sabrina", rivelando che anche il nicotinomane brigante non era sempre duro!
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luca scialò
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lunedì 25 aprile 2011
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famiglia tipica americana alle prese con 3 balordi
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I fratelli Griffin e il bifolco Kobish sono tre evasi, che si rifugiano in una casa in attesa di ricevere del denaro da una complice per poter fuggire. La famiglia che vive nella sfortunata abitazione scelta dai tre balordi è quella degli Hilliard, tipica famiglia borghese americana anni '50. Vivranno così ore disperate, ansiose, sofferte, in balia di tre uomini che perdono spesso il controllo.
Scritto da Joseph Hayes, che ne aveva già fatto un romanzo (1954) e un copione teatrale (1955), questo film diretto da Wyler è un discreto thriller che vanta la presenza di Humphrey Bogart nelle insolite vesti di un balordo.
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I fratelli Griffin e il bifolco Kobish sono tre evasi, che si rifugiano in una casa in attesa di ricevere del denaro da una complice per poter fuggire. La famiglia che vive nella sfortunata abitazione scelta dai tre balordi è quella degli Hilliard, tipica famiglia borghese americana anni '50. Vivranno così ore disperate, ansiose, sofferte, in balia di tre uomini che perdono spesso il controllo.
Scritto da Joseph Hayes, che ne aveva già fatto un romanzo (1954) e un copione teatrale (1955), questo film diretto da Wyler è un discreto thriller che vanta la presenza di Humphrey Bogart nelle insolite vesti di un balordo. Rifatto nel 1990 da Michael Cimino in salsa anni '90, non certo ugualmente valido.
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francesco
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giovedì 5 giugno 2008
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tutti dentro
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A tanti anni di distanza ciò che colpisce di questo film è' il numero di inquadrature in cui, giocando sul secondo campo, sugli spazi della casa (ad esempio la scala e il pianerottolo), compaiono piu' personaggi contemporaneamente. Sembra esserci una sorta di grammatica interna che continua a 'fotografare' la vicenda anche in base alla posizione dei personaggi sullo schermo. Emblematica l'inquadratura in cui Bogart e' al telefono accanto alla padrona di casa e la macchina da presa, collocata in basso, raccoglie tutti o quasi gli altri personaggi, sfruttando lo spazio in senso verticale e dandoci un quadro totale della situazione. Come a teatro, in fondo...
'Ore disperate' mostra i segni del tempo e dell''ideologia hollywoodiana' (il finale, pur splendido) ma conserva brani ancora intensi e altre inquadrature da ricordare (la soggettiva dei banditi che spiano la ragazza fuori dalla finestra, attraverso le tende).
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A tanti anni di distanza ciò che colpisce di questo film è' il numero di inquadrature in cui, giocando sul secondo campo, sugli spazi della casa (ad esempio la scala e il pianerottolo), compaiono piu' personaggi contemporaneamente. Sembra esserci una sorta di grammatica interna che continua a 'fotografare' la vicenda anche in base alla posizione dei personaggi sullo schermo. Emblematica l'inquadratura in cui Bogart e' al telefono accanto alla padrona di casa e la macchina da presa, collocata in basso, raccoglie tutti o quasi gli altri personaggi, sfruttando lo spazio in senso verticale e dandoci un quadro totale della situazione. Come a teatro, in fondo...
'Ore disperate' mostra i segni del tempo e dell''ideologia hollywoodiana' (il finale, pur splendido) ma conserva brani ancora intensi e altre inquadrature da ricordare (la soggettiva dei banditi che spiano la ragazza fuori dalla finestra, attraverso le tende).
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