|
ALLEGRI GEMELLI (USA, 1936) diretto da HARRY LACHMAN. Interpretato da STAN LAUREL – OLIVER HARDY – JAMES FINLAYSON – HALAN HALE – SIDNEY TOLER – DAPHNE POLLARD – BETTY HEALY – LONA ANDRE – IRIS ADRIANE – ARTHUR HOUSMAN – TINY SANDFORD – DELL HENDERSON § Alf e Bert, due marina in franchigia, sono incaricati di consegnare un pacchetto che contiene un anello di diamanti. Durante il soggiorno a terra incontrano i loro due gemelli, Stan e Oliver, non visti da anni e felicemente sposati, e le confusioni che si creeranno per le somiglianze fisiche porteranno a situazioni impreviste e tragicomiche, con tutte le disastrose conseguenze del caso. Uno dei migliori film lunghi di Laurel & Hardy, prodotto dal protagonista smilzo per Hal Roach – Metro Goldwyn Meyer con due o tre situazioni farsesche irresistibili. Sul tema classico dei gemelli (e della frustrazione) ha più di una parentela con La commedia degli errori di William Shakespeare. Non fu comunque la prima volta che Stanlio e Ollio si sdoppiavano: già in due cortometraggi (Monelli, del 1930, e Anniversario di nozze del 1933) avevano recitato entrambi un doppio ruolo, nella fattispecie rispettivamente nella parte di sé stessi da bambini e nella personificazione delle loro mogli, ciascuna sorella dell’altro. Il trio di sequenze di questo film in cui il duo sfodera il meglio del proprio repertorio è costituito: dalla scena in cui cercano di convincere il loro sardonico ingegnere capo, idiota e meschino, a non amministrare più i soldi per conto loro; dall’articolata sequenza del nightclub in cui i quattro ruoli si confondono allegramente generando ilarità e spassoso divertimento; dalla scena conclusiva in cui si trovano coi piedi infilati in piloni circolari di cemento e fanno continuamente su e giù dal cantiere fluviale, cadendo più volte in acqua. La regia di H. Lachman sostiene con diligenza ed eleganza la recitazione paradossale e di grana grossa dei due protagonisti, assecondandoli alacremente e dando loro carta bianca nella decisione dei punti che innescano il divertimento più alto e duraturo, senza però arenarsi sui suoi effetti estemporanei e tentando, positivamente, di creare una catena di gag che regga la trama della pellicola e abbia un senso con le alterne vicende che costituiscono l’ossatura narrativa di questo piccolo film che sa far ridere con intelligenza. Fermo restando che i due grandissimi attori, uno britannico l’altro statunitense, incarnino sempre una coppia di bambini deficienti che cerca i guai con la lanterna e spiluzzica nelle disgrazie con la fantasia e la curiosità di un uccellino appena uscito dal nido. Fotografia in bianco e nero di Rudolph Maté. La storia è presa in prestito da un racconto ("The Money Box") dello scrittore americano William W. Jacobs. Alla sceneggiatura ha collaborato anche Charley Rogers. Come sempre, il caratterista J. Finlayson, con due baffi posticci che l’attore portava solo in scena, fa da spalla ai due protagonisti con la sua parvenza umoristica e ironica che tocca, non solo sfiora, l’autoparodia, grazie alle sue smorfie molto espressive e al carattere sferrato, molto irascibile e d’una buffoneria iperbolica. Altro titolo italiano: I nostri parenti. Esiste anche in versione colorizzata. Il miglior doppiaggio italico del film è quello effettuato nel 1985, in cui Enzo Garinei doppia Stanlio e Giorgio Ariani Ollio.
[+] lascia un commento a great steven »
[ - ] lascia un commento a great steven »
|
twitter
diventa fan
valutazione media:
4,17
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
