figliounico
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martedì 7 gennaio 2025
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la rivoluzione poetica di vigo
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In circa 40 minuti di film tutto il genio di Vigo ed in prospettiva I quattrocento colpi di Truffault di 25 anni dopo; ma non soltanto, si intravedono in nuce, nella scorribanda dei bambini gioiosamente rivoltosi sui tetti del collegio o nella lotta armata coi cuscini dichiarata agli adulti oppressori, i primi stilemi del filone del realismo poetico di Renoir e di Carne o di Zavattini e di De Sica e viene naturale pensare al volo immaginifico sulle scope di Miracolo a Milano. Nel 1933 ne fu vietata la proiezione dalla censura in Francia, dal momento che rischiava, per il contenuto pacificamente ed intrinsecamente rivoluzionario, di sollevare le masse contro la classe dominante dal punto di vista economico e culturale la cui vera indole, autoritaria e bigotta, si manifesta a pieno nel governo filonazista di Vichy qualche anno dopo.
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il befe
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domenica 1 febbraio 2015
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grande film...
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dicono che sia un corto,ma...
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giulia wildchild
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sabato 16 novembre 2013
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zero in condotta
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E’ il 1933, esattamente 80 anni fa. Dunque, nel 1933 un giovanissimo cineasta francese di nome Jean Vigo realizza il suo terzo film, Zero in condotta ( Zéro de conduite).
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E’ il 1933, esattamente 80 anni fa. Dunque, nel 1933 un giovanissimo cineasta francese di nome Jean Vigo realizza il suo terzo film, Zero in condotta ( Zéro de conduite). La durata del film è di 41 minuti; nemmeno un’ora di pellicola e Jean Vigo è riuscito a prendere a sberle la società ( che si sentì così minacciata da censurare il film) e a creare, al tempo stesso, uno di quei “gioielli” della storia del cinema.
Inizia tutto con un treno che, proprio come fa una sentinella quando riporta i prigionieri in cella dopo l’ora d’aria, trasporta due ragazzi nella loro scuola, dopo le vacanze estive. L’ora d’aria è finita, si ritorna all’austerità, all’oppressione. Il collegio è lì che attende gli studenti; tutto è rigido, tutto è ordine, i ragazzi marciano a file di due per volta. Tre degli studenti (Caussat, Colin e Briel) organizzano uno scherzo, ed ecco che, a punirli, arriva subito lo “zero in condotta”. Zero in condotta perché non ci si può alleare, non si può complottare contro i “potenti”, non ci si può divertire. Insomma, non si può essere ragazzi in un collegio per ragazzi; tutto quello che si deve fare è obbedire, rispettare le regole per diventare degli adulti, adulti come chi comanda la scuola. Essi sono pochi e tremendi, ad eccezione dello stravagante istitutore Huguet, dimostrazione vivente che non tutti gli adulti sono inflessibili e così tremendamente “borghesi”. “Cornacchia”, uno dei docenti, ruba i dolci dei ragazzi, proprio come un vero bambino cattivo (chi è che merita davvero lo zero in condotta?). Ma il vero divertimento che ci propone Vigo, sta nel presentarci una figura fondamentale di questo ambiente scolastico e sociale: il rettore del collegio, la figura più temuta e temibile in assoluto. Egli fa il suo ingresso trionfale, mentre i ragazzi sono intenti ad uscire con Huguet e, sorpresa sorpresa, il rettore altri non è che un nanetto! Composto e ridicolo, elegante e buffo, egli è proprio l’incarnazione della risata sotto i baffi di un regista che di baffi non ne aveva nemmeno uno, ma di ironia ne aveva da vendere. Il film sta giungendo al termine, e al gruppetto dei tre ragazzi si aggiunge finalmente il quarto, Tabart che durante tutto il film era stato oggetto di prese in giro per i suoi tratti così femminili e delicati, ma di cui la macchina da presa ci aveva già sapientemente lasciato intendere che il suo ruolo non sarebbe rimasto quello di semplice personaggio passivo-inoffensivo. I 41 minuti stanno per esaurirsi e il film non può che terminare nel migliore dei modi: la vera e propria ribellione. Ci sono riusciti, i ragazzi sono liberi finalmente di sfogare tutta la loro voglia di gridare, urlare e schernire i “grandi”, i “potenti”, i veri “zero in condotta della vita”. Caussat, Colin, Briel e Tabart salgono sul tetto dell’edificio, mettendo i piedi in testa al simbolo della repressione, gloriosi e fieri, acclamati dai loro compagni. Ed è con questa immagine che si conclude uno dei più bei film di sempre, con questi quattro giovani, vittoriosi battaglieri che salutano dall’alto, e quasi si confondono con la luce del cielo.
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il cinefilo
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martedì 3 agosto 2010
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un commovente "inno" all'infanzia
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TRAMA:Il film racconta le "peripezie" di un gruppo di giovani dentro un collegio...COMMENTO:Jean Vigo realizza il suo primo film e,fondandosi su una solida base autobiografica,porta sullo schermo e nell'arco di soli 47 minuti un ammirevole "inno" alla gioventù e ai suoi desideri di ribellione contro il mondo adulto e la sua autorità.
La storia viene raccontata attraverso l'utilizzo di diversi piccoli "episodi" e in ognuno di essi il regista è deciso a illustrare,mediante tutto il realismo possibile,la vitalità e la "forza" che si trovano alla base dell'identità dei ragazzi descrivendoli con una precisione,una fantasia e una sensibilità abbastanza rari a vedersi nel corso del cinema(e soprattutto in quello odierno)e che rendono quest'opera ancora attuale e commovente malgrado la pellicola risalga al 1933.
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TRAMA:Il film racconta le "peripezie" di un gruppo di giovani dentro un collegio...COMMENTO:Jean Vigo realizza il suo primo film e,fondandosi su una solida base autobiografica,porta sullo schermo e nell'arco di soli 47 minuti un ammirevole "inno" alla gioventù e ai suoi desideri di ribellione contro il mondo adulto e la sua autorità.
La storia viene raccontata attraverso l'utilizzo di diversi piccoli "episodi" e in ognuno di essi il regista è deciso a illustrare,mediante tutto il realismo possibile,la vitalità e la "forza" che si trovano alla base dell'identità dei ragazzi descrivendoli con una precisione,una fantasia e una sensibilità abbastanza rari a vedersi nel corso del cinema(e soprattutto in quello odierno)e che rendono quest'opera ancora attuale e commovente malgrado la pellicola risalga al 1933.
Questo piccolo(o grande?)capolavoro,anche se non possiede a livello stilistico e simbolico la forza innovatrice del film successivo(e ultimo)del regista intitolato L'ATALANTE,è ricordato storicamente come una fonte di ispirazione per numerosi importanti registi tra i quali Francois Truffaut che,alcuni decenni più tardi rispetto a Jean Vigo,riprenderà in mano il tema di questo film rielaborandolo con il suo stile e realizzando grandissimi film come I 400 COLPI appartenente al periodo della Nouvelle Vague.
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silvio pammelati
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giovedì 3 aprile 2008
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tempipieni e sparta
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il film oltre che bellissimo è piu che attuale.
i bambini oggi stanno più tempo in aula che gli operai in fabbrica: 40 ore settimanali. Solo a Sparta rimanevano così a lungo lontano da casa.
Ma il tempopieno ha senso solo se i genitori per necessita lavorano entrambi.
In caso contrario il tempo normale o, tuttalpiù, parziale è la soluzione appropriata.
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merrick
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lunedì 28 gennaio 2008
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orfanotrofi diurni
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Film straordinario. Da accumunare all-opera di cattelan. Da ricordare un altro film che sembra prendere spunto ovvero IF... di Lindsay Anderson. Verificare cosa accada all-interno dei tempipieni scolastici
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