Il terzo miracolo |
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Un film di Agnieszka Holland.
Con Ed Harris, Anne Heche, Armin Mueller-Stahl, Barbara Sukowa, Caterina Scorsone.
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Titolo originale The third miracle.
Thriller,
durata 119 min.
- USA 1999.
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Sobrio e didascalico.di FabalFeedback: 14969 | altri commenti e recensioni di Fabal |
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mercoledì 21 novembre 2012 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
In un quartiere della periferia di Chiacago, una statua di Maria piange lacrime di sangue. L'evento non è isolato, ma si ripete ogni anno a novembre, ricorrenza della morte di Helen O' Regan. A far luce sul mistero viene inviato padre Frank Shore, definito "l'ammazza miracoli". Inevitabilmente scettico sulle prime, il sacerdote indaga su alcuni episodi miracolosi avvenuti quando Helen era in vita, appurandone l'autenticità. Shore, inoltre, viene scosso dalla conoscenza con la figlia di Helen, Roxanne, che fa riemergere vecchi dubbi circa la sua vocazione. Alla fine sarà lo stesso Shore il postulatore per la canonizzazione di Helen, ma dovrà far fronte alle resistenze della Congregazione. Per decretare la santità, infatti, non bastano i miracoli, ma è necessaria anche la "condotta virtuosa".
Che gli occhi azzurri di Ed Harris sguazzino meglio nei ruoli da duro pistoluto è fin troppo evidente. E non sarebbe nemmeno un limite se, per lo meno, la scelta dell'attore fosse motivata dalla volontà di impersonare un sacerdote atipico per il grande schermo, convinto e inflessibile: magari meno empatico con il pubblico, ma calzante con Ed Harris. Perché, in fin dei conti, nei panni del prete non sfigura affatto.
Ma il ruolo dell'uomo di Dio tormentato, sensibile al vizietto, con immancabili scetticismi e rimpianti da copione, più che l'introspezione di un personaggio credibile, si riduce a un accumulo di tormenti interiori didascalici. Celibato, vocazione, rimpianto, fede, scetticismo: tematiche vive, ma concentrate in una sola figura. Troppo. E così anche Harris, ingabbiato dalla necessità di "umanizzare" a tutti i costi padre Frank Shore, si attiene allo schema e non se la sente aggiungere altro. La Holland ha comunque il merito della sobrietà, senza impantanarsi nella melma dell'occulto: di fatto non indaga strutturalmente il mistero, né vi sono divagazioni di carattere magico o esorcistico. In questo senso il film non perde mai la sua credibilità, concentrandosi sulla percezione degli eventi da parte degli uomini di Chiesa e, di nuovo in modo didascalico, sulle procedure complesse di canonizzazione. Con un altro cliché: le resistenze del mancato inquisitore di turno (il cardinale Werner). Ma in un momento in cui gli unici spunti cinematografici in materia di Fede sono storpie clonazioni de "L'esorcista", "Il terzo miracolo" è perdonabilissimo.
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