Azur e Asmar |
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Un film di Michel Ocelot.
Con Cyril Mourali, Karim M'Riba, Hiam Abbass, Patrick Timsit, Rayan Mahjoub.
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Titolo originale Azur et Asmar.
Animazione,
Ratings: Kids,
durata 99 min.
- Francia, Belgio, Spagna, Italia 2006.
uscita venerdì 10 novembre 2006.
MYMONETRO
Azur e Asmar
valutazione media:
3,64
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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(Quasi) tutto modestodi Francesco2Feedback: 41676 | altri commenti e recensioni di Francesco2 |
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sabato 24 dicembre 2011 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Non conoscevo il cinema di Ocelot, ma non è certo questo film che contribuisce a farmelo apprezzare più di tanto. Qualcuno lo ha definito (Anche) sarcastico. Io credo che potesse essere l'occasione per una parabola ironica sul valore della tolleranza, anche se il destinatario principale è un pubblico infantile. Ed invece, al di là di certi spunti che suscitano riflessioni (Il rifiuto per gli occhi blu, ad esempio, che costringe anche l'"Imbroglioncello" a mutare identità, o l'opzione tra le due porte per arrivare dalla principessa), la strada che sceglie il regista è quella della contrapposizione tra due opposti, il "Bianco" ed il "Nero" (Che, secondo chi scrive, potrebbero rappresentare una metafora dello scontro tra due mondi).La prevedibilità della vicenda, come anche dei protagonisti, aumenta ancora di più quando al "Buon" protagonista si contrappone il già citato "Imbroglioncello": alla dinamica dei due fratelli con "pelli diverse" si sostituisce, o si aggiunge, quella del duo formato dal "Bello ed onesto" accompagnato dal "Furbo e bruttino". Lo sviluppo(?) della vicenda(?), ovverosia il desiderio di giungere dalla citata principessa, non aggiunge granché, la narrazione appare piuttosto dilatata tralasciando determinate trovate sparse (A parte quelle citate, si potrebbe aggiungere lo spunto della principessa, con le sue considerazioni abbastanza sagge sul valore del sorriso). Il finale, spiace dirlo, è dei più prevedibili da tutti i punti di vista. In conclusione, secondo chi scrive si potrebbe, al massimo, considerarlo un aneddoto abastanza sagace sulla tolleranza e sull'abbattimento dei pregiudizi. Ma niente più. Ed è un peccato, perché Ocelot ed i suoi sceneggiatori mostrano di conoscere bene la trasposizione delle illustrazioni nell'ambito cinematografico: la bellezza dei disegni, in alcuni momenti, fa pensare a dei veri e propri burattini, maneggiati con delicatezza da qualcuno che -ovviamente- non vediamo.
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