Tutti lo celebrano, almeno in Italia. Ma lo trovo un film sopravvalutato. Forse molti restano affascinati dal suo tono crepuscolare, malinconico, antieroico, diciamo anche antihollyoodiano forse, o almeno contro una certa immagine del prodotto e dell'ideologia hollywoodiana che si può superficialmente avere.
Ma la verità che che Vidor si dimostra il grandissimo regista che è dando vita autentica al personaggio in soli trenta secondi: è il maestro del muto che sa essere conciso, incisivo, evocativo. Poi passa le successive due ore a ripetere banalmente e senza sorprese quello che ci ha già detto. Ci racconta il vuoto anziché il pieno, cui solitamente si dedica. Ma a me non interessano i rovesciamenti: qui lo trovo scontato, ovvio, e basta.
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