Lo spirito dell'alveare

Un film di Víctor Erice. Con Ana Torrent, Isabel Telleria, José Villasante Titolo originale El espíritu de la colmena. Drammatico, durata 105 min. - Spagna 1973.
   
   
   

Uno dei più poetici e sottili film sull'infanzia Valutazione 5 stelle su cinque

di Gianni Quilici


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mercoledì 11 febbraio 2009

"Lo spirito dell’alveare" è, a mio parere, un capolavoro che rimarrà nella storia del cinema, perché è forse uno dei più poetici e sottili film sull’infanzia (e non solo) che è stato mai fatto. Scriveva di questa pellicola qualche anno fa Lorenzo Pellizzari su “Cineforum”: “Ciò che è certo è che è segnata dalle stigmate dell’immortalità (per piccola che sia); …chi l’ha vista una volta soltanto non riuscirà più a scrollarsene di dosso la sequela di immagini.” E’ un film in cui si fondono in modo mirabilmente poetico quel senso della verità dell’immagine, per cui quel villaggio della Meseta castigliana, perso tra sconfinati spazi, appare più evocato che documentato, ossia più reale della realtà stessa; con una percezione del tempo quasi immobile, dilatata, scandita dal silenzio e dalla solitudine dei protagonisti, vicini e separati, in cui il tempo presente è come sepolto dal desiderio di un futuro altro, che si può soltanto presagire, ma verso cui ci si sente impotenti. Al centro di questo villaggio, dove una domenica arriva su un camion ambulante il cinema, nei panni del Frankenstein di James Whale, è collocato un palazzotto, dove vivono un uomo colto, silenzioso e dedito all'allevamento delle api, la moglie graziosa, amabile e che coltiva sogni di fuga e due adorabili bambine. Il film presenta e sviluppa queste solitudini per poi approfondire soprattutto Ana, la bambina più piccola, la sola che si contrappone senza saperlo al presente, in nome di una solidarietà istintiva, dapprima fantasmaticamente verso il mostro Frankenstein ,verso cui prova paura e attrazione e poi verso un fuggiasco repubblicano (siamo nel 1940, appena dopo la guerra civile), che essa scopre ferito in una casupola abbandonata tra spazi aperti. In un film che ha tanti livelli di lettura (psicologici, sociali, politici), la figura di Ana acquista una dimensione reale e simbolica notevole: a cominciare dagli occhi grandi e sensibili della sua straordinaria interprete (Ana Torrent), alla gamma di sentimenti, di immaginazioni e di sogni che vive, alle scelte coraggiose che compie. Un film apparentemente semplice, perché molto è implicito, pochissimo è detto, molto è mostrato con larghi spazi di mistero.

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