Festa di laurea [2] |
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Un film di Pupi Avati.
Con Carlo Delle Piane, Aurore Clément, Nik Novecento, Cesare Barbetti, Adriana Innocenti.
continua»
Commedia,
durata 94 min.
- Italia 1984.
MYMONETRO
Festa di laurea [2]
valutazione media:
3,00
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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un avati mai così ... avatiano!di giorgioFeedback: 0 |
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venerdì 14 marzo 2008 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Premetto che ho impiegato quasi vent'anni a giudicare con distacco questo film. Ho dovuto, in particolare, vincere un "pregiudizio positivo" che mi ha condizionato non poco: io ho molto amato il film perchè amavo (e amo ancora) il "piccolo mondo di provincia" di Avati: è il mondo della mia infanzia, di mia mamma, di mio papà, dei racconti delle feste e dei divertimenti dei "mitici anni '50" che ho non poco idealizzato. Oggi mi sento in grado di esprimere un giudizio più distaccato, un pò per gli anni, un pò per la più approfondita conoscenza del regista. Oggi, io giudico "festa di laurea", da un lato, come la chiusura ideale di quella saga del "come eravamo" iniziata con "Jazz Band" (1978), continuata con "Cinema!!!" (e che ha per oggetto la rievocazione degli anni '50); dall'altro, come il film che consacra una "maniera avatiana". Di questi film, "festa di laurea", secondo me, eredita il carattere "televisivo": Vanni-Delle Piane non è altro che lo specchio del pubblico, della sua goffaggine, delle sue paure, delle sue romanticherie di ragazzi... ma poco più. Forse qui prevale la volontà di Avati di non tradire il grosso pubblico pubblico che lo ha seguito numeroso in "jazza band": per questo, sembra fare di tutto per costruire una sorta di "maniera avatiana", di uno stile "minimalista", "provinciale", una cifra che concorre tuttora ad identificarlo e che avvolge l'arte di Avati in una cappa di opacità ed incomprensione critica. Parlavo di "maniera avatiana"; parlavo di "derivazione televisiva" di questa maniera. Ebbene, la riprova l'ho avuta, guardando recentemente la miniserie rai "raccontami", che sembra ripristinare proprio un genere del tutto affine al "come eravamo" inaufurato da Avati. Questa miniserie, secondo me, conteneva una vera e propria citazione di Pupi Avati e di "festa di laurea", proprio nella sigla e nella sequenza di chiusura, che incorniciavano un momento di felicità famigliare all'interno di un film Super-8 artigianale. Come non andare alla memoria della sequenza finale del "filmino" sulla festa della (finta) laurea? Con tutti i limiti stilistici e ... poetici, "festa di laurea" ha forse un merito: quello di confermato la fecondità forse dell'unico soggetto che nella nostra asfittica tv forse non conoscerà usura: il "come eravamo" (vedi "happy days"...).
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