Funny Games |
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Un film di Michael Haneke.
Con Susanne Lothar, Arno Frisch, Frank Giering, Ulrich Mühe
Thriller,
durata 103 min.
- Austria 1997.
- I Wonder Pictures
uscita lunedì 11 dicembre 2023.
MYMONETRO
Funny Games
valutazione media:
3,46
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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metacinema dell'orrore e della violenzadi darkoFeedback: 0 |
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giovedì 20 ottobre 2005 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Di Haneke mi manca solamente Storie e Il Tempo dei Lupi, due film sicuramente da vedere vista la bravura ormai consolidata di Michael Haneke. La Pianista e Niente da nascondere, i due film di Haneke finora più accessibili, acclamati e conosciuti, sono due opere cinematografiche profondamente incentrate sull’idea di “racconto morale” e per quanto le cose che accadono e le azioni compiute possano essere inspiegabili e violente, c’è sempre dietro una – spiegazione – data dal disagio personale e sociale dei protagonisti. Ma in Funny Games, primo vero lungometraggio di successo di Haneke, il regista austriaco ha attuato un piano micidiale di tortura nei confronti innanzitutto dello spettatore. Lo scopo di questo film estremo e difficile non è quello di mostrare violenza gratuita, non è quello di giustificare il crimine e, dall’altra parte, più innocente, non è quello di far parteggiare il pubblico per la famiglia martirizzata e sterminata nonostante non rappresenti una borghesia “volgare e arrogante” (l. tornabuoni) e quindi susciti totale compassione: il gioco che viene messo in scena è quello del cinema stesso in rapporto allo sguardo dell’osservatore-spettatore. La violenza non viene mai rappresentata in primo piano, ma fa da sfonfo, colonna sonora e si fa largo un discorso più ampio e metafisico su ciò che è reale, ciò che è fittizio e la conseguente interscambiabilità dei due concetti (vedi conversazione che fanno i due psicotici alla fine prima di entrare nella casa degli amici della famiglia uccisa). Il rewind, che apre il film ad una lettura che sconfina quasi nel fantastico, cosa quasi inedita per il cinema europeo, ritorna infatti anche nell’ultimo Cachè (Niente da Nascondere). Una prima opera, nominata alla Palma d’oro per la regia nel ’97 a Cannes, che molto probabilmente Haneke ormai rinnega, ma che gli ha aperto la strada come autore di racconti crudeli, ma soprattutto umani, profondamente e nel senso etimologico del termine. Bravissima Susanne Lothar, presente anche ne La Pianista nel ruolo della madre dell’allieva “ferita”, che qui si cala nei panni dell’eroina horror, perché di questo che si tratta.
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