Caccia sadica |
||||||||||
Un film di Joseph Losey.
Con Robert Shaw, Malcolm McDowell, Henry Woolf, Christopher Malcolm
Titolo originale Figures in a Landscape.
Drammatico,
durata 106 min.
- Gran Bretagna 1970.
MYMONETRO
Caccia sadica
valutazione media:
3,58
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
|
||||||||||
|
||||||||||
|
|
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Figures nel "nulla" 1di AndreaFeedback: 0 |
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||
martedì 27 novembre 2001 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
“Figures in a landscape” (“Caccia sadica”). Figure/forme/immagini/”disegni” in un paesaggio. Già nel titolo l’indefinitezza dei due protagonisti, il loro essere spogliati della loro tridimensionalità per diventare disegni, forme, figure astratte/esatte ed esattamente collocabili nello spazio dell’inquadratura per essere studiate/analizzate senza possibilità d’errore e diventare così nella mani di Losey magistrali metafore delle sofferenze dell’umanità intera a relazionare al suo interno. La loro indeterminatezza paradigmatica e la disperata e impossibile fuga da sè stessi verso l’ignoto, il non conoscibile/vedibile. Lo spazio chiuso/aperto dell’inquadratura, il set come tela (schermica e di tessuto) sulla quale tessere trame che s’inviluppano inestricabilmente su sè stesse. Di nuovo cinema da camera quello loseyano dopo “Il servo” e “L’incidente” (con il suo attore-feticcio Bogarde, sfruttato [«gli attori sono bestiame» Hitch] mai così bene neanche da Visconti nei successivi “Morte a Venezia”e nel mastodontico-leonianamente fallito/irrisolto “La caduta degli dei”), dove la camera è negli spazi aperti di “un’isola (di terra, fango, roccia, granturco, arbusti, neve) che non c’è” e verso i cui “bordi che non si raggiungono” tendono i due fuggiaschi. Isola che “non si sa dov’è” (geniale l’idea della sceneggiatura di Losey e del protagonista-sceneggiatore Shaw di eliminare l’ambientazione vietnamita definita/delimitata e renderla vagante/illimitata/incollocabile/“indefinibile”). Cinema immerso in una natura che dovrebbe rendere “ariosa”/“aerea” la m.d.p. come una skycam e che Losey sembra infatti lasciar roteare, far panoramiche, dolly, gru, louma e che invece è soffocata lei stessa dal suo controllo assoluto, “senza scampo”, come le figures che spia, che insegue sadicamente “assieme” all’elicottero(“video-gioco”)/deus ex machina/sorta di monolite nero kubrickiano nella sua simbolica inconoscibilità, che assieme scavano come mente e braccio (la m.d.p.) e braccio/alter ego (la fisicità dell’elicottero) le psicologie dei protagonisti e con pari crudeltà, al tempo stesso, scavano loro la fossa.
[+] lascia un commento a andrea »
|
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||