Daniela Minislip

Un film di Serge Allen. Con Guja Lauri, Violetta Cela, Vanessa Hidalgo Erotico, durata 90 min. - USA 1981.
   
   
   

Protohard in salsa italoturca Valutazione 0 stelle su cinque

di ALAN MARCO URSO


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domenica 5 aprile 2020

 Cooproduzione italo-turca girata in doppia versione (hard e soft) nel 1979 ma distribuita sugli schermi italiani soltanto due anni dopo.

Se il coevo "La Mondana Nuda" veniva presentato come un film di Sergio Bergonzelli per la regia di Vural Pakel, questo, per non far torto a nessuno, appare nei titoli di testa come un film realizzato da Vural Pakel per la regia di Sergio Bergonzelli.
Si è dibattuto a lungo circa l'attribuzione della paternità dell'opera all'uno od all'altro regista.
Napoli e Grattarola nel loro volume "Luce Rossa", vera e propria "summa" per chi voglia studiare ed approfondire il fenomeno della pornografia nel nostro Paese, limiterebbero l'intervento registico di Bergonzelli alle sole scene hard che sarebbero state interpolate in un film già confezionato, analogamente a quanto accaduto per il già citato "La Mondana Nuda", circolato anch'esso in doppia versione.
Personalmente ritengo invece che la pellicola appartenga "in toto" al Bergonzelli, tanto nella parte narrativa quanto nelle sequenze hard e che il tal Pakel si sia occupato forse dell'edizione turca. Determinante sarebbe la testimonianza resa da una delle interpreti, l'hardista Guja Lauri Filzi (al secolo Barbara De Massi), in un'intervista telefonica realizzata proprio da Andrea Napoli nel settembre 2006. L'attrice ha affermato infatti di aver soggiornato a Istambul per circa quattro settimane, di aver percepito un compenso di due milioni di vecchie lire e che il film sarebbe stato diretto in prima persona proprio da Sergio Bergonzelli, regista del quale conserva fra l'altro un piacevole ricordo. Ad ulteriore comprova si può facilmente notare come nella pellicola siano presenti a più riprese molti dei "topoi" del cinema bergonzelliano: inquadrature sghembe realizzate stortando l'asse di ripresa; immagini roteanti duplicate o triplicate atte a creare atmosfere oniriche da quattro soldi; frasette lapidarie di sconcertante puerilità che precedono i titoli di testa o di coda (in questo caso di coda), rivolte allo spettatore come se fosse un "minus habens".
Protagonista del guazzabuglio è la spagnola Violeta Cela, all'epoca solo diciannovenne, nipote del premio Nobel per la letteratura Camilo Josè Cela, la quale raggiunse in patria una discreta notorietà anche come doppiatrice e conduttrice televisiva. In questo peccato di gioventù del quale non credo vada particolarmente fiera, interpreta il ruolo della  disinibita Daniela, cucitole addosso dal buon Bergonzelli; questi però, nel voler tratteggiare il personaggio di una ragazzina sessualmente libera, sbarazzina e spensierata, calca talmente la mano da non accorgersi di averla trasfigurata in una sorta di ninfomane beota dal quoziente intellettivo assai vicino allo zero.
La vicenda si snoda attorno ad un fantomatico viaggio premio a Istambul (ancorchè della città turca si veda veramente poco) al quale partecipano la nostra Daniela, lo zio e la zia di questa ed altre due coppie di coniugi buontemponi. Grazie ad un sofisticato sistema di videocamere installato nell'albergo in cui l'allegra brigata va ad alloggiare (nel quale è ambientato praticamente tutto il film) e ad un intruglio afrodisiaco propinato da un baffuto cameriere turco inventore a tempo perso e che si fa chiamare in questa veste "Professor Cirillo Kazz" (si dovrebbe ridere?? Ai posteri....), la nostra potrà spiare le performances erotiche delle tre coppie e non solo.
Una tramina dunque esile esile, da raccontarsi forse in dieci minuti o poco più, ma che fornisce l'ideale tessuto per insertare alla bell'e meglio, scene hard realizzate con tutta evidenza in luoghi e tempi diversi rispetto allo sviluppo narrativo e che esibiscono, senza ritegno, primi piani di schiene maschili villose e pubi muliebri irsuti (...erotismo del tempo che fu!). In tali sequenze, realizzate sotto l'egida del "...tiriamola per le lunghe", disonesto espediente per arrivare al metraggio richiesto, è facile riconoscere alcuni volti noti dell'hard tricolore dei primordi: si va dalla summenzionata Lauri Filzi a Mark Shanon e Laura Levi (al secolo Manlio Cersosimo e Gabriella Tricca), da Alfonso Gaita all'austriaco Herbert Hofer, oggi riciclatosi improbabile pittore, dalla franco-olandesina Pauline Teutscher, sino ad arrivare, per pochi secondi di fotogramma recuperati da chissà dove, al noto transessuale americano Ajita Wilson, protagonista, fra l'altro, anche di altri hard bergonzelliani.
In definitiva il film, pur essendo dominato dal piattume e dalla sciatteria più totali, si lascia comunque colpevolmente guardare, grazie ad un ritmo particolarmente sostenuto, a tratti addirittura folle, ai numerosi nudi integrali generosamente offerti della Cela, controfigurata, dobbiamo dirlo, in tutte le sequenze hard ed alla presenza di alcuni momenti deliziosamente bizzarri, in grado di entrare prepotentemente ed a buon diritto nell'Olimpo del trash.
In una delle prime sequenze, tagliuzzata nella versione hard, la nostra Daniela, in un imprecisato giardino innevato, balla come una forsennata tenendosi in braccio una radiolona a transistors "very seventies style", con il sottofondo della soporifera colonna sonora, rigorosamente "di riciclo" da altre pellicole; accanto a lei e nel più totale imbarazzo il suo fidanzato, figura che si staglia nelle nostre menti di esteti del brutto con il suo pulloverino da sfigato e la sua espressione da ebete; questi, più che ballare, non trova di meglio da fare se non girare su se stesso, regalandoci una magistrale interpretazione della figura del perfetto idiota. Proseguendo nella visione, piace segnalare l'entusiasmo dei protagonisti alla vigilia della partenza per Istambul, entusiasmo manifestato agitandosi e sbracciandosi in modo assolutamente scomposto, sconsiderato e demenziale (altro momento squisitamente bergonzelliano che ci fa sempre di più propendere per l'ascrivibilità registica della pellicola al compianto cineasta piemontese). Il gran finale culminato con l'arrivo di Fili (pensavo Philip ma invece si chiama proprio così!!!), il fidanzato di Daniela (si proprio lo sfigato della scena iniziale!!!); i due, per la felicità, si mettono a saltare nudi sul letto (sic!) al ritmo di un valzer riciclato da Dio solo sa quale altra colonna sonora e ripresi con le note inquadrature duplicate e roteanti tanto care al regista. L'espediente, che magari avrebbe voluto conferire alla sequenza un'atmosfera celestiale, riesce invece perfettamente nell'intento, sia pur involontario, di suscitarci crasse risate. 

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