luigim
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venerdì 21 aprile 2006
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come marilyn ti cambia un film
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Insieme ai pochi girati con quel burlone di Billy Wilder, questo è uno dei migliori film di Marilyn Monroe, e sicuramente quello in cui recita meglio la parte della bambinetta bistrattata sin dalla nascita e continuamente desiderosa d'affetto. Prima di chiuderla una volte per tutte con questo ruolo e dedicarsi a parti più impegnate, come potrà essere la Sugar Kane del suo capolavoro indiscusso, A qualcuno piace caldo, di qualche anno dopo, decide di dare il meglio di sè e sceglie questa commediola. In effetti, il protagonista del film sarebbe dovuto essere l'esordiente Don Murray, nella parte di un rozzo bovaro che conta le ragazze in "capi" (manco si trattasse di una mandria!) e giunto a Phoenix per partecipare ad un rodeo, ma l'esplosiva bionda non si è fatta rubare la scena dai peggiori marpioni di Hollywood, figurarsi da un pivello alle prime armi come lui! La commedia, di matrice teatrale come il suo regista, è ben calibrata, divisa com'è tra i momenti comici e quelli più drammatici, che quasi fanno tenerezza a vedere questa cantantucola col desiderio di diventare una diva internazionale che proprio non ne vuole sapere di andarsi a rinchiudere in un ranch su una sperduta montagna del Montana, anche se le sue pecore sono le più belle che si siano mai viste.
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Insieme ai pochi girati con quel burlone di Billy Wilder, questo è uno dei migliori film di Marilyn Monroe, e sicuramente quello in cui recita meglio la parte della bambinetta bistrattata sin dalla nascita e continuamente desiderosa d'affetto. Prima di chiuderla una volte per tutte con questo ruolo e dedicarsi a parti più impegnate, come potrà essere la Sugar Kane del suo capolavoro indiscusso, A qualcuno piace caldo, di qualche anno dopo, decide di dare il meglio di sè e sceglie questa commediola. In effetti, il protagonista del film sarebbe dovuto essere l'esordiente Don Murray, nella parte di un rozzo bovaro che conta le ragazze in "capi" (manco si trattasse di una mandria!) e giunto a Phoenix per partecipare ad un rodeo, ma l'esplosiva bionda non si è fatta rubare la scena dai peggiori marpioni di Hollywood, figurarsi da un pivello alle prime armi come lui! La commedia, di matrice teatrale come il suo regista, è ben calibrata, divisa com'è tra i momenti comici e quelli più drammatici, che quasi fanno tenerezza a vedere questa cantantucola col desiderio di diventare una diva internazionale che proprio non ne vuole sapere di andarsi a rinchiudere in un ranch su una sperduta montagna del Montana, anche se le sue pecore sono le più belle che si siano mai viste. Ricorda molto della vita privata dell'attrice, il passato di Chérie, il futuro è completamente discordante: per tutta la vita Norma Jean non riuscirà mai ad incontrare il vero amore, mentre nel film non solo si abbandona alle avancés del rozzo Beauregard ("bello sguardo", dal francese), ma alla fine capisce addirittura di essersi tanto invaghita di lui da volerlo seguire fino in capo al mondo. Una bella speranza per quei disperati cronici perché la loro amata non gli concede neppure uno sguardo.
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elgatoloco
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sabato 17 marzo 2018
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bus stop
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"Bus Stop"(1956, di Joshua Logan, da una pièce teatrale di William Inge), ambientato tra le nevi, i rodei(rodeos, alla spagnola), le fermate degli autobus, i locali del Montana, uno degli stati allora più"desolati"degli USA, è un film efficace(la scrittura teatrale di Inge lascia tracce...), è uno dei migliori film di Logan, per la capacità di"compenetrare"interni ed esterni, giochi di sguardi e baruffe, dramma e ironia, ma anche una delle migliori interpretazioni di Marylin Monroe, allora trentenne, che dopo questo film e prima della tragica fine, ne intepreterò solo altri cinque. Perfetta, Norma Jean, questo il suo vero nome, di "pater incertus", come dicono ormai le biografie e forse uno dei motivi della sua"vita disperata", nel tratteggiare questa cantante-entraineuse di un night"de mala muerte", svampita, ingenua(ma neppure poi totalmente così svampita e così ingenua, come si vedrà soprattutto nella seconda parte del film)che"gioca"con i sentimenti propri e quelli del cowboy e ranchero(ben reso da Bill Murray, peraltro) che si batte per lei, ma inizialmente è sostanzialmente arrogante e "conquistatore"e che solo successivamente riesce a cambiare atteggiamento, indotto dalla ragazza e a sua volta poi, "condizionante"l'atteggiamento nuovo della stessa verso di lui.
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"Bus Stop"(1956, di Joshua Logan, da una pièce teatrale di William Inge), ambientato tra le nevi, i rodei(rodeos, alla spagnola), le fermate degli autobus, i locali del Montana, uno degli stati allora più"desolati"degli USA, è un film efficace(la scrittura teatrale di Inge lascia tracce...), è uno dei migliori film di Logan, per la capacità di"compenetrare"interni ed esterni, giochi di sguardi e baruffe, dramma e ironia, ma anche una delle migliori interpretazioni di Marylin Monroe, allora trentenne, che dopo questo film e prima della tragica fine, ne intepreterò solo altri cinque. Perfetta, Norma Jean, questo il suo vero nome, di "pater incertus", come dicono ormai le biografie e forse uno dei motivi della sua"vita disperata", nel tratteggiare questa cantante-entraineuse di un night"de mala muerte", svampita, ingenua(ma neppure poi totalmente così svampita e così ingenua, come si vedrà soprattutto nella seconda parte del film)che"gioca"con i sentimenti propri e quelli del cowboy e ranchero(ben reso da Bill Murray, peraltro) che si batte per lei, ma inizialmente è sostanzialmente arrogante e "conquistatore"e che solo successivamente riesce a cambiare atteggiamento, indotto dalla ragazza e a sua volta poi, "condizionante"l'atteggiamento nuovo della stessa verso di lui. Un happy end complessivamente sofferto(ma i produttori cinematografici richiedono comunque ciò, mentre nel teatro di Inge è uno happy end ben più soft, quasi "sottotraccia"-sfumato), che comunque turba i tranquilli equilibri esistenziali... Da vedere, in ogni senso, anche perché, oltre ai due protagonisti, ci sono altre/i interpreti da ammirare quali , appunto, "attori":Betty Field e Arthur O'Connell, in particolare. Uno di quei film dei"tranquilli"(no, cìera la guerra di Corea, si usciva dalla guerra mondiale, oltre alla guerra fredda c'era la"caccia alle streghe"mccartista!)anni Cinquanta che sono rivelatori e veramente specchio di un'epoca, spesso ingiustamente e ingenuamente(qui veramente)mitizzata, quasi, oltre alle belle romanticherie da"Grease"e ai sogni che si sono creati sul mito Elvis etc,, non ci fossero anche gli aspetti qui brevemente menzionati, insieme all'angoscia esistenziale, presente anche negli States ma"nebulizzata"dal fatuo mito della tranquillità, quando invece in Francia e in genere in Europa essa esplodeva e veniva analizzata e tematizzata soprattutto dall'esistenzialismo... El Gato
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