gaiart
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sabato 16 novembre 2013
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“girello, fenomeno dell'anno" anticonvenzionale ra
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Fuoristrada di Elisa Amoruso
“Girello, fenomeno dell'anno" anticonvenzionale racconto d’ Amor uso
di Gaia Serena Simionati
MeProducoDaSolo film è il nome della casa di produzione che, fin dall'inizio del film, fa scoppiar a ridere tutta la platea. Prodotto da Alfredo Covelli, Roberto De Paolis e Carolina Levi, totalmente indipendente, Off road è un docu-film geniale.
“Amor uso”cioè uso amore, è il nome della regista alla sua prima opera prima dove, anziché struttura rigorosa, diffonde appunto amore, lo stesso che viene emanato dalla coppia protagonista.
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Fuoristrada di Elisa Amoruso
“Girello, fenomeno dell'anno" anticonvenzionale racconto d’ Amor uso
di Gaia Serena Simionati
MeProducoDaSolo film è il nome della casa di produzione che, fin dall'inizio del film, fa scoppiar a ridere tutta la platea. Prodotto da Alfredo Covelli, Roberto De Paolis e Carolina Levi, totalmente indipendente, Off road è un docu-film geniale.
“Amor uso”cioè uso amore, è il nome della regista alla sua prima opera prima dove, anziché struttura rigorosa, diffonde appunto amore, lo stesso che viene emanato dalla coppia protagonista.
Si narra la storia di Pino. Che è Beatrice, che è Giuseppe della Pelle che tutti chiamano Girello nel mondo del rally. Il film si apre con un travestito, una biondona vamp con super ombretto azzurro e rossetto rosa che, nella prima inquadratura, dietro a un motore appeso di auto, appare con tuta da meccanico, identica in tutto al simpatico Paolo Pannelli.
Pino-Bea è un non attore eccezionale, spontaneo, comico, ma anche forte e commovente quando, da uomo appassionato di auto fuoristrada e rally, decide che non sta più bene nel suo corpo e sceglie di diventare donna. Vero personaggio e protagonista è però la moglie, Marianna Dadiloveanu che, nonostante tutto lo sposa, anche se donna.
Il film è vivace, ha un ottimo ritmo, non dura troppo, come tutti i film belli, (anzi forse poco, soli 66 minuti), è orchestrato bene con 4 personaggi: Pino/Beatrice, sua moglie Marianna, il figlio dell'unione precedente Daniele e la nonna, oltre al dolcissimo cane Kira.
Un film ricco di delicatezza, e ironia seppur di riflessioni profonde e anticonvenzionale, insomma assolutamente da vedere!
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alberto
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mercoledì 2 aprile 2014
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...una normalissima diversità...
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Pino è un meccanico, ha un’officina al centro di Roma e, da sempre ha la passione dei rally. A un certo punto del suo percorso esistenziale decide di rispondere, con straordinario coraggio e dignità, alla chiamata che avverte provenire dalla sua identità più profonda e più vera. Così, attraverso una cura di ormoni e anche se non ha intenzione di affrontare l’operazione per il cambio di sesso, Pino, richiamandosi esplicitamente alla musa di Dante, diventa Beatrice e realizzerà un’originale sintesi delle due identità che avverte in sé. Poi l’incontro con Marianna, la badante rumena dell’anziana madre, di cui s’innamorerà, ricambiato, e che, infine, sposerà, dando corpo, involontariamente, a quella “famiglia non convenzionale” che scuote i sonni dei benpensanti e dei guardiani sociali nazionali.
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Pino è un meccanico, ha un’officina al centro di Roma e, da sempre ha la passione dei rally. A un certo punto del suo percorso esistenziale decide di rispondere, con straordinario coraggio e dignità, alla chiamata che avverte provenire dalla sua identità più profonda e più vera. Così, attraverso una cura di ormoni e anche se non ha intenzione di affrontare l’operazione per il cambio di sesso, Pino, richiamandosi esplicitamente alla musa di Dante, diventa Beatrice e realizzerà un’originale sintesi delle due identità che avverte in sé. Poi l’incontro con Marianna, la badante rumena dell’anziana madre, di cui s’innamorerà, ricambiato, e che, infine, sposerà, dando corpo, involontariamente, a quella “famiglia non convenzionale” che scuote i sonni dei benpensanti e dei guardiani sociali nazionali.
Un affresco famigliare che la regista racconta con franchezza, grande naturalezza e rispetto, senza scivolare nelle morbosità voyeuristiche che spesso caratterizzano il genere o nelle ipocrisie buoniste di uno stile agiografico. Quello che emerge, alla fine, è il racconto di una vita come tante, tra difficoltà quotidiane, consuetudini domestiche, progetti di vita e amore. Una vita che, anche grazie alla genuinità e al garbato umorismo con cui è rappresentata, riesce a restituire, anche allo spettatore più recalcitrante e conservatore, l’idea che le esistenze individuali possano declinarsi in modi infiniti, tutti con uguale legittimità e pari dignità sociale.
Al termine del film tornano alla mente le parole che Shakespeare fa dire ad Amleto, nell’omonima tragedia: “Ci sono più cose in cielo e in terra, Orazio, di quante ne sogni la tua filosofia”. Sì, perché come testimonia anche il film, la libertà creativa della vita, oltrepassa le anguste categorie sociali nelle quali vorremmo costringerla, anche a costo di soffocarla. Una libertà indomita che resistere agli imperativi dell’ortodossia per affermare la propria verità ed il proprio diritto ad un’esistenza piena ed appagante.
Il film dimostra, con la semplicità di una narrazione autentica, che in barba ai rigidi censori autostradali, c’è fortunatamente ancora chi cerca di esplorare, con libertà e creatività, percorsi alternativi su impervi sterrati, a bordo di meravigliosi “fuoristrada”. Un film che restituisce un senso di ottimismo per il futuro.
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peter palese
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giovedì 3 aprile 2014
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fuoristrada, umanità 4wd
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Fuoristrada è un docu-film che rappresenta un piccolo miracolo. A dirla tutta sono andato al cinema incuriosito dalla presenza di un meccanico e di una sarta di cui sono cliente, non assiduo ne' in confidenza, nel senso che ho immaginato la storia che c'era dietro semplicemente osservando le foto appese nella bottega, senza averne la certezza o dettagli diretti.
Il film ha il merito di trattare l'argomento con grandissima umiltà, che a mio modesto avviso consiste nel lasciare che i personaggi sprigionino in maniera del tutto autentica la loro grande umanità, senza fronzoli o retorica. Una famiglia non convenzionale che si lascia alle spalle l'ormai odiosa macchietta divertente e nemmeno pigia il tasto del dramma della diversità, una famiglia sui generis ma normale che affronta la vita così come si è presentata a loro; con tutto il carico di sentimenti, miserie e sofferenze, difficoltà e gioie.
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Fuoristrada è un docu-film che rappresenta un piccolo miracolo. A dirla tutta sono andato al cinema incuriosito dalla presenza di un meccanico e di una sarta di cui sono cliente, non assiduo ne' in confidenza, nel senso che ho immaginato la storia che c'era dietro semplicemente osservando le foto appese nella bottega, senza averne la certezza o dettagli diretti.
Il film ha il merito di trattare l'argomento con grandissima umiltà, che a mio modesto avviso consiste nel lasciare che i personaggi sprigionino in maniera del tutto autentica la loro grande umanità, senza fronzoli o retorica. Una famiglia non convenzionale che si lascia alle spalle l'ormai odiosa macchietta divertente e nemmeno pigia il tasto del dramma della diversità, una famiglia sui generis ma normale che affronta la vita così come si è presentata a loro; con tutto il carico di sentimenti, miserie e sofferenze, difficoltà e gioie.
Fa riflettere come ormai il registro provocatorio sia diventato obsoleto per chi tratta la diversità: tra chi apprezza a prescindere e chi rimane scioccato perché trova le proprie certezze fatte a pezzi, sfuggendo sempre di più all'accettazione della diversità, si crea infatti una contrapposizione insanabile.
La spontaneità e la schiettezza di Fuoristrada sollevano il film da questa snervante contesa, regalandoci un vero gioiello di cinema...a trazione integrale :)
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francifil
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mercoledì 2 aprile 2014
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commovente.
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Un documentario che mostra l'universalità dell'amore, intenso e dolce nelle storia tra Pino/Beatrice e Marianna. Al di là del concetto della famiglia tradizionale, Beatrice e Marianna si amano per quel che sono, si sono scelte guardandosi nell'anima. Un racconto della loro quotidianità, dei loro sogni e delle loro emozioni.
Il documentario non affronta il tema del pregiudizio, non ci sono polemiche, in tal modo è portavoce di un messaggio ancor più forte, universale: la potenza dell'amore non conosce diversità.
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effemmecinema
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lunedì 7 aprile 2014
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la famiglia ideale è allargata e senza distinzione
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Giuseppe Della Pelle di mestiere fa il meccanico a Roma, nel quartiere San Giovanni. Durante il tempo libero si diletta con il suo fuoristrada e per il “gruppo del Rally” è “Girello”, il suo soprannome. Per tutti gli abitanti del quartiere ed i clienti della sua officina invece è Pino, ma lui troverà infine il coraggio di apparire per quello che “sente” e diventerà Beatrice.
Poi, quando gli ormoni avranno già mutato decisamente il suo aspetto – ma non il suo sesso - incontrerà la badante Rumena Marianna “Marioara” Dadiloveanu. Si innamorerà – ricambiato - e la sposerà. Tutt’ora convive assieme a lei ed al figlio Daniele - che oramai è un Romano d’adozione e non più uno straniero - per il quale è la figura paterna che mancava.
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Giuseppe Della Pelle di mestiere fa il meccanico a Roma, nel quartiere San Giovanni. Durante il tempo libero si diletta con il suo fuoristrada e per il “gruppo del Rally” è “Girello”, il suo soprannome. Per tutti gli abitanti del quartiere ed i clienti della sua officina invece è Pino, ma lui troverà infine il coraggio di apparire per quello che “sente” e diventerà Beatrice.
Poi, quando gli ormoni avranno già mutato decisamente il suo aspetto – ma non il suo sesso - incontrerà la badante Rumena Marianna “Marioara” Dadiloveanu. Si innamorerà – ricambiato - e la sposerà. Tutt’ora convive assieme a lei ed al figlio Daniele - che oramai è un Romano d’adozione e non più uno straniero - per il quale è la figura paterna che mancava. Nella stessa casa c’è posto anche per la madre centenaria che, a piccoli passi quasi inconsapevoli, ha accettato amorevolmente e di buon grado di avere una figlia anziché un figlio.
Il ritratto di questa famiglia felice e - perché no! - di questo “modello di nucleo affettivo”, è assolutamente vero e non è opera di finzione. Lo porta sul grande schermo con un lavoro ben riuscito di “sensibilità registica” la giovane sceneggiatrice Elisa Amoruso, che ci restituisce tutta l’atmosfera di schiettezza e serenità nella quale si è trovata coinvolta durante la realizzazione di “Fuoristrada”.
Ci sono molti elementi singolari in una storia che sembrerebbe quasi obbligata a sconfinare nel ridicolo o nel grottesco: immigrazione e transessualità, vite ed infanzie difficili, diversità ostentata con coraggio. Eppure il rischio non viene nemmeno lontanamente sfiorato, forse perché sentimenti e sincerità non possono mai andare davvero sopra le righe!
Tenerezza ed armonia dominano e diffondono un’aura di stupefacente normalità. A dispetto di ogni pregiudizio vediamo la sfera affettiva dei nostri “stravaganti” protagonisti ad ogni istante rinsaldarsi ed acquisire chiarezza.
Tutto quello che potremmo desiderare e basterebbe ad ogni essere umano è conquistato con coraggio e molta semplicità da chi ha compreso che per farlo bisogna solamente essere se stessi, mantenere una porta aperta ai propri sogni e non stancarsi mai di tener viva la propria felicità.
Potreste rischiare di stupirvi - senza alcuna buona ragione! - nel vedere tanta normalità e pacifico vivere mischiato a tutto quello che molti si rifiutano di vedere e di accettare, ed è forse proprio questo il motivo principale per cui dovreste assolutamente considerare come necessario l’incontro con questa storia semplice ed illuminante.
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marialba
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martedì 1 aprile 2014
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bea ci travolge, portandoci fuori strada
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Bea ci travolge con la sua mascolina femminilità, portandoci fuori strada. La ribellione e il coraggio le permettono di superare il pregiudizio sociale e di essere felice, come a insegnarci che solo grazie alla propria serenità interiore si può vivere d'amore. E intorno a lei ruotano figure altrettanto speciali. Marianna, che sceglie di amare una persona che sia innanzitutto sincera con sé stessa. La ama per quello che sente, per ciò che rappresenta non solo per sé ma anche per il proprio figlio, perché in lei trova a volte un uomo ma anche un'amica. Sorprendente inoltre come, nonostante il trucco, i tacchi e gli orecchini, Bea riesca ad essere paterna con il figlio acquisito, come se gli occhi di un bambino vedessero solo ciò di cui hanno bisogno.
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Bea ci travolge con la sua mascolina femminilità, portandoci fuori strada. La ribellione e il coraggio le permettono di superare il pregiudizio sociale e di essere felice, come a insegnarci che solo grazie alla propria serenità interiore si può vivere d'amore. E intorno a lei ruotano figure altrettanto speciali. Marianna, che sceglie di amare una persona che sia innanzitutto sincera con sé stessa. La ama per quello che sente, per ciò che rappresenta non solo per sé ma anche per il proprio figlio, perché in lei trova a volte un uomo ma anche un'amica. Sorprendente inoltre come, nonostante il trucco, i tacchi e gli orecchini, Bea riesca ad essere paterna con il figlio acquisito, come se gli occhi di un bambino vedessero solo ciò di cui hanno bisogno. Non meno importante la mamma di Bea, centenaria, che non sa più neanche lei se la tanto attesa femmina sia nata davvero oppure no, perché un figlio lo ami comunque, di qualunque forma esso sia. E' anche grazie a loro se Bea è tante cose insieme, così completa e unica. Sebbene un vuoto ancora rimbombi in lei.
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