jean remi
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sabato 11 gennaio 2014
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teheran fascinosa ed oscura.
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TEHERAN FASCINOSA ED OSCURA.
Ali, impersonato dallo stesso regista Rafi Pitts, uscito di galera aspira a vivere la maggior parte del suo tempo con moglie e figlia per recuperare, evidentemente, quella serenità di cui la detenzione lo ha privato. Ostacoli a questo suo desiderio: il lavoro come guardia notturna e la passione per la caccia nei boschi alla periferia di Teheran.
Durante alcune manifestazioni politiche di piazza nella, chiaramente non sicura, capitale Iraniana, moglie e figlia vengono uccise e le autorità locali ben poco fanno per ricostruire gli avvenimenti e per accertare la verità dei fatti ed individuare i responsabili.
Ali, colpito da un destino che gli si accanisce contro e nei confronti del quale sembra quasi rassegnato, reagisce violentemente in un finale tragico.
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TEHERAN FASCINOSA ED OSCURA.
Ali, impersonato dallo stesso regista Rafi Pitts, uscito di galera aspira a vivere la maggior parte del suo tempo con moglie e figlia per recuperare, evidentemente, quella serenità di cui la detenzione lo ha privato. Ostacoli a questo suo desiderio: il lavoro come guardia notturna e la passione per la caccia nei boschi alla periferia di Teheran.
Durante alcune manifestazioni politiche di piazza nella, chiaramente non sicura, capitale Iraniana, moglie e figlia vengono uccise e le autorità locali ben poco fanno per ricostruire gli avvenimenti e per accertare la verità dei fatti ed individuare i responsabili.
Ali, colpito da un destino che gli si accanisce contro e nei confronti del quale sembra quasi rassegnato, reagisce violentemente in un finale tragico.
Durante tutto il film si coglie un’atmosfera di insicurezza, di fatalismo, di ostilità nei confronti del potere costituito e la “pazzia” di Ali non è determinata solo dalla perdita degli affetti più cari ma anche dall’impotenza nella ricerca di una verità e di una giustizia che pervicacemente gli viene negata.
Bella l’ambientazione, per la prima parte del film in una Teheran caotica e trafficata; nella seconda nel selvaggio ambiente dei boschi di periferia. Un colore di base della pellicola verde-grigio (le pareti della casa di Ali, la sua macchina, i suoi abiti di caccia, il fitto ed intricato sottobosco) un colore che evidenzia anche lo stato d’animo del protagonista. Un film interessante, cupo e silenzioso, trattenuto e non completamente espresso, forse per paura di incorrere in problemi di censura politica.
Il regista esule in Gran Bretagna e Francia sin dal 1981, allo scoppiare della guerra Iraq-Iran, si è formato cinematograficamente in questi paesi e come primo regista, dopo la rivoluzione del 1979, ha avuto il permesso nel 1996 di rientrare in patria per girare alcuni film, tra cui questo “The Hunter”, che è stato nominato per l’assegnazione all’Orso d’Oro a Berlino nel 2010, ricevendo numerosi elogi dalla critica.
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cannedcat
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sabato 18 giugno 2011
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l'incubo del caso
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Sembrerebbe un film sull'oppressione, ma forse - per puro caso - è il film stesso un film sulla casualità.
La prima parte del film è un buon modo di rendere cos'è il vivere in un paese oppresso, dove il caso (la morte della moglie del cacciatore) diventa un altro assaggio di come si vive in uno stato di polizia.
La seconda parte è abbastanza scordata, non in tono con il resto, ed è solo nella scena finale che ritorma la casualità come elemento che decide il destino di tutti.
In generale è un film pretenzioso.
[+] cacciatore o "straniero"
(di hanami)
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