Oggi, con l’utilizzo sempre frequente di Internet, sembra riduttivo parlare di cinema alternativo. Tutto, se ben pubblicizzato e indicizzato, può essere raggiunto e pertanto conosciuto da chiunque. Basti vedere il tormentone You Tube e i suoi milioni di video, corti, e perdite di tempo varie, per farsene un’idea. Basta cliccare anche a caso e realizzare che il concetto di “alternativo” non è più quello di una volta. Alternativo a cosa ormai? Si sta assistendo alla rivincita del cinema indipendente. Tutti possono raggiungere più che la “fama”, la notorietà e una comunque riconoscenza globale, restando autonomi e soprattutto senza scendere a compromessi con le distribuzioni.
You Tube a parte, vedere un film religioso, in un panorama molto variegato e spesso ripetitivo, resta oggi, appunto, l’unica vera “alterativa”.
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Oggi, con l’utilizzo sempre frequente di Internet, sembra riduttivo parlare di cinema alternativo. Tutto, se ben pubblicizzato e indicizzato, può essere raggiunto e pertanto conosciuto da chiunque. Basti vedere il tormentone You Tube e i suoi milioni di video, corti, e perdite di tempo varie, per farsene un’idea. Basta cliccare anche a caso e realizzare che il concetto di “alternativo” non è più quello di una volta. Alternativo a cosa ormai? Si sta assistendo alla rivincita del cinema indipendente. Tutti possono raggiungere più che la “fama”, la notorietà e una comunque riconoscenza globale, restando autonomi e soprattutto senza scendere a compromessi con le distribuzioni.
You Tube a parte, vedere un film religioso, in un panorama molto variegato e spesso ripetitivo, resta oggi, appunto, l’unica vera “alterativa”. Nessuno, se non per fini commerciali si permetterebbe di produrre e tanto meno di dirigere coi tempi che corrono, un lungometraggio che abbia la religione come tema portante. Rare le incidenze mainstream; rarissimi i riscontri indipendenti nel circuito alternativo.
Vedere Vienna da Fuscaldo, dell’esordiente Fabio Marra fa apprezzare, pertanto, più che in altre situazioni, la sincerità e l’onestà di una trama apparentemente scontata e dai risvolti prevedibili tipici del genere. Descrivere la vita di Cristo, l’Ultima Cena o la Crocifissione è un conto; descrivere la vita, l’educazione e l’ascesa di un santo, nello specifico di San Francesco di Paola, attraverso la vita e gli occhi votivi della madre è ben altra faccenda, soprattutto in carenza e in pochezza di fonti.
Partendo da un’ottima sceneggiatura, da una ricerca minuziosa dei particolari e da costumi che ben rendono l’ambientazione medievale, il film ripercorre, tappa dopo tappa, nelle vie di Fuscaldo vecchia, tutte le vicissitudini della famiglia del Santo. In più, la buona prova del cast difficilmente lascerebbe intuire che il film in questione sia in realtà realizzato da attori più o meno iniziati al cinema. Splendida, infatti, Paola Scirchio nel ruolo di “Vienna”. La sua prestazione è degna di competere ai “piani alti” del mestiere, così come tutti i personaggi satellite che prevalentemente ruotano attorno a lei. Da notare, in particolar modo, l’interpretazione del poliedrico Raffaele del Monaco nel ruolo di Padre Antonio e, comunque, di tutti i bambini che non sembrano affatto intimoriti dalla presenza della telecamera, con un risultato estremamente naturale.
La visione in anteprima di Vienna da Fuscaldo evidenzia, già dai primi minuti di proiezione, le doti del regista Fabio Marra. Solo un occhio più esperto, infatti, può notare dettagli, inquadrature e “perfezionismi maniacali” spesso associati al genio. Per tutti gli altri comunque, un film di grande impatto visivo ed emotivo, in alcuni punti a dir poco inquietante, inquietudine coadiuvata da un buon utilizzo del 16:9.
Un piccolo capolavoro insomma. Che siate più o meno amanti del genere, Vienna da Fuscaldo a prescindere dalla credenza, è una tappa obbligata per chi ama e vuol fare cinema a 360°. Una buona “alternativa” ai soliti film di tendenza.
Tony Intieri
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