emily
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venerdì 17 agosto 2007
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collegamento tra storia e analisi lessicale
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"Ring", è una parola, che, nella lingua inglese significa "anello", ma è anche usata come onomatopea dello squillo del telefono. "The ring" è il titolo di un'interessante film, che unisce armoniosaente la parola "anello" e quel suono; la prima è la forma circolare del coperchio del pozzo, attorno al quale ruotano gli avvenimenti, il secondo è il fatidico squillo, al termine della visione della videocassetta, anch'esso momento di grande suspance. Ma a pensarci bene, l'intera trama di "The ring" è articolata in una struttura ad anello. Al centro c'è Samara, la bambina affetta da una rara sindrome congenita dal nome altisonante. Le ruotano intorno la madre, seguita da quella adottiva e dall'immagine del pozzo.
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"Ring", è una parola, che, nella lingua inglese significa "anello", ma è anche usata come onomatopea dello squillo del telefono. "The ring" è il titolo di un'interessante film, che unisce armoniosaente la parola "anello" e quel suono; la prima è la forma circolare del coperchio del pozzo, attorno al quale ruotano gli avvenimenti, il secondo è il fatidico squillo, al termine della visione della videocassetta, anch'esso momento di grande suspance. Ma a pensarci bene, l'intera trama di "The ring" è articolata in una struttura ad anello. Al centro c'è Samara, la bambina affetta da una rara sindrome congenita dal nome altisonante. Le ruotano intorno la madre, seguita da quella adottiva e dall'immagine del pozzo. Poi sette giorni drammatici, per Samara. L'anello continua con "The ring 2" ossia la ricerca di una madre da parte di Samara,avvenimento che si ricollega alla sua madre naturale. Nel film, avviene infatti il dialogo e il confronto tra i due personaggi. E come il cerchio, anche il pozzo si chiude perciò per la bambina morta, solo l'eterna visione del coperchio circolare non più semiaperto.
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lemke
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per una volta il remake è meglio dell'originale
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attenzione, questo film fa paura. fa paura veramente, va a toccare alcune fra le corde più misteriose della paura umana, si impossessa di te e non ti lascia per diversi giorni dopo la visione. Non scherzo. La sceneggiatura è un fitto mosaico di allusioni e abbozzamenti che non fanno che disorientare ulteriormente lo spettatore. Il film giapponese, da questo punto di vista è molto più semplice e lineare, giocato molto più sul versante parapsicologico, manca completamente di tutto il gioco di specchi epr le allodole che invece rendono così stordente la versione americana. Da vedere e, soprattutto, da fare vedere a qualcuno, per evitare che la maledizione...
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nino p.
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mercoledì 4 marzo 2009
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un cult del 2000
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Questo remake del regista Verbinski per me è una delle pellicole fondamentali dell'horror datato 2000. La storia regge in maniera molto convincente: un pozzo misterioso, una catena malefica che uccide tutti coloro che assistono alla visione di una misteriosa videocassetta e poi naturalmente lo spirito di Samara, una bambina morta all'interno di un pozzo profondo. Il film si basa su una serie di ottimi elementi: convincente l'interpretazione degli attori tra cui in primis quella della Watts; un'abile regia che conferisce al film un senso di angosciante suggestione dall'inizio alla fine; l'ambientazione spesso tetra e misteriosa e poi naturalmente il finale forse discutibile, ma credetemi assolutamente geniale.
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minority girl
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venerdì 29 settembre 2006
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horror
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film capolavoro e quando dico capolavoro... è proprio un capolavoro!!!!ho visto il primo quando avevo solo 11 anni. le scene ke mi hanno fatto più impressione sono state sicuramente la faccia delle vittime(ke skifo) e la bambina, Samara, ke incute terrore peggio di qualunque altra cosa.
il secondo è stato molto più bello e sicuramente più pauroso. non posso dire quale è stata la scena più impressionante è difficile... forse quella in cui samara appare all'improvviso all'inizio del film dicendo a Rachel: sono tornata!!!!!!!!mamma mia ke paura... ho visto anke il film giapponese ma non mi è piaciuto...troppo noioso e poi gli attori giapponesi a me personalmente non piaciono granke... sogno frequentemente samara ma ormai non mi fa più paura.
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film capolavoro e quando dico capolavoro... è proprio un capolavoro!!!!ho visto il primo quando avevo solo 11 anni. le scene ke mi hanno fatto più impressione sono state sicuramente la faccia delle vittime(ke skifo) e la bambina, Samara, ke incute terrore peggio di qualunque altra cosa.
il secondo è stato molto più bello e sicuramente più pauroso. non posso dire quale è stata la scena più impressionante è difficile... forse quella in cui samara appare all'improvviso all'inizio del film dicendo a Rachel: sono tornata!!!!!!!!mamma mia ke paura... ho visto anke il film giapponese ma non mi è piaciuto...troppo noioso e poi gli attori giapponesi a me personalmente non piaciono granke... sogno frequentemente samara ma ormai non mi fa più paura...
non mi dispiacerebbe un terzo film... x esempio... "THE RING-INFINITY- figo eh???? w juve
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(di samara)
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cenox
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lunedì 4 luglio 2011
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7 giorni...
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Remake riuscitissimo di uno dei migliori horror giapponesi. Bisogna affermare innanzitutto il fatto che per considerare se un horror merita di essere classificato sotto questa categoria deve spaventare e questo film ci riesce degnamente. Questo film narra le vicende di persone che dopo aver visto una fantomatica cassetta, muoiono in circostanze misteriose dopo 7 giorni; quando la cassetta verrà vista dalla zia di una delle vittime, ella inizierà ad indagare sulla sua provenienza per riuscire a risolvere l'enigma che l'accompagna. Il punto focale del film? Ma proprio il contenuto della cassetta che anche lo spettatore avrà l'occasione di visionare! Inoltre a scene costantemente accompagnate da vera tensione, risulta imperdibile la scena della fuoriuscita dallo schermo del televisore del "mostro assassino".
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Remake riuscitissimo di uno dei migliori horror giapponesi. Bisogna affermare innanzitutto il fatto che per considerare se un horror merita di essere classificato sotto questa categoria deve spaventare e questo film ci riesce degnamente. Questo film narra le vicende di persone che dopo aver visto una fantomatica cassetta, muoiono in circostanze misteriose dopo 7 giorni; quando la cassetta verrà vista dalla zia di una delle vittime, ella inizierà ad indagare sulla sua provenienza per riuscire a risolvere l'enigma che l'accompagna. Il punto focale del film? Ma proprio il contenuto della cassetta che anche lo spettatore avrà l'occasione di visionare! Inoltre a scene costantemente accompagnate da vera tensione, risulta imperdibile la scena della fuoriuscita dallo schermo del televisore del "mostro assassino"...una bambina di nome Samara. Tra i migliori horror!!
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ghezzidammilavoro
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mercoledì 4 marzo 2009
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opinione di un cinefilo
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Come quando si tratta di arrangiare una traduzione in letteratura, c'è sempre da chiedersi: la trasposizione migliore è quella fedele o quella tendente all'interpretazione?
In risposta credo che apprezzare un prodotto originale orientale, mi riferisco a l'originale RinG(U)..., possa essere fuori dalla nostra possibilità critica.
Infatti i film Giapponesi di fine millenio arrivati con successo a noi erano pensati per un pubblico occidentale... .
Detto ciò ecco la necessità di un nuovo film. Non parlerei di re-make.
Ma di un altro film.
Lascerei tutti i confronti, le dissonaze e le infedeltà.
Io non ho visto l'originale. Nemmeno me ne vado a vederlo.
Penso che ne rimarrei deluso. Questo mi ha fatto abbastanza paura.
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Come quando si tratta di arrangiare una traduzione in letteratura, c'è sempre da chiedersi: la trasposizione migliore è quella fedele o quella tendente all'interpretazione?
In risposta credo che apprezzare un prodotto originale orientale, mi riferisco a l'originale RinG(U)..., possa essere fuori dalla nostra possibilità critica.
Infatti i film Giapponesi di fine millenio arrivati con successo a noi erano pensati per un pubblico occidentale... .
Detto ciò ecco la necessità di un nuovo film. Non parlerei di re-make.
Ma di un altro film.
Lascerei tutti i confronti, le dissonaze e le infedeltà.
Io non ho visto l'originale. Nemmeno me ne vado a vederlo.
Penso che ne rimarrei deluso. Questo mi ha fatto abbastanza paura.
La forza di questo film credo sia concentrata su tre punti cardini: a)l'interpretazione degli attori b)la scelta del regista c)la ricerca di portare spiegazioni razionali a dei segni.
L' incuranza moderna della necessità nostra di capire è ciò che ci fa paura: ci facciamo paura noi stessi, ci spaventa non cosa non sappiamo ma cosa non cerchiamo di spiegare di quello che non sappiamo.
Poi certo: il cerchio, la scala, la mosca, lo specchio, i cavalli, la donna che si getta e il pozzo fanno il resto.
Sempre di più rimandi di psicologia appaiono nel cinema contemporaneo,
la figura dello pschiatra che occulta la verità.
Meglio la prima parte.
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fedson
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venerdì 8 marzo 2013
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grande horror per verbinski!
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Basandosi sul romanzo "Ring" di Koji Suzuki, Verbinski dà il via libera ad un horror di grande stile, ben girato e ben interpretato, per niente banale ed avvincente. La trama gira attorno la morte di alcuni adolescenti, tra cui la nipote di Rachel Keller (Naomi Watts), che comincerà ad indagare sul mistero, scoprendo che esiste una videocassetta che, una volta vista, porta ad un'orribile morte dopo sette giorni. Con questo scarsissimo materiale, il regista tira fuori il suo horror ambientandolo in un'inquietante mistero che prende le sembianze di un vero e proprio cerchio: niente si conclude finché il cerchio non si chiude. Ed è proprio questo a mettere alle strette il pubblico (specie quello adolescenziale), che si limiterà, nonostante la paura e l'altissima tensione, a continuare a seguire lo svolgersi dei sinistri eventi che porteranno Keller alla soluzione dell'atroce enigma.
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Basandosi sul romanzo "Ring" di Koji Suzuki, Verbinski dà il via libera ad un horror di grande stile, ben girato e ben interpretato, per niente banale ed avvincente. La trama gira attorno la morte di alcuni adolescenti, tra cui la nipote di Rachel Keller (Naomi Watts), che comincerà ad indagare sul mistero, scoprendo che esiste una videocassetta che, una volta vista, porta ad un'orribile morte dopo sette giorni. Con questo scarsissimo materiale, il regista tira fuori il suo horror ambientandolo in un'inquietante mistero che prende le sembianze di un vero e proprio cerchio: niente si conclude finché il cerchio non si chiude. Ed è proprio questo a mettere alle strette il pubblico (specie quello adolescenziale), che si limiterà, nonostante la paura e l'altissima tensione, a continuare a seguire lo svolgersi dei sinistri eventi che porteranno Keller alla soluzione dell'atroce enigma. Iniettando questa tendenza thriller, Verbinski, avvalendosi anche di una regia curata e veramente inquietante (soprattutto nelle scene in cui il filmato in cassetta viene mostrato), crea una sorta di horror instancabile e dinamico, intento ad attirare a se tutta l'attenzione dello spettatore. Ma ad eseguire quest'ultima azione è anche la grande interpretazione di Naomi Watts, attrice che con questa prova si dimostra versatile perfino in un genere ormai scontato e prevedibile (non in questo caso) come l'horror. La si vede spaventata, confusa e terribilmente attirata dal mistero di questa videocassetta che riprende una sinistra bambina intrappolata in un pozzo, ennesimo elemento intrigante quanto pauroso. L'altissima tensione del film viene resa tale grazie ad un'abile gioco di luci e ombre, suoni e rumori provenienti da un'oscuro repertorio di un horror singolare e veramente innovativo per il tempo, enormemente distaccato dai classici splatter e/o horror che dir si voglia. Nonostante qualche buco di troppo nella sceneggiatura, il film risulta incalzante e narrativamente trascinante: per tutta la durata del film siamo in attesa di vedere il volto della misteriosa ragazza rinchiusa nel pozzo. Con questi elementi, si aggiungono anche un'azzeccatissima fotografia, che si esibisce in una scala di grigi inquietante, e un'impercettibile colonna sonora di Hans Zimmer, che dà quell'ostilità in più al film. Terribilmente intrigante, narrativamente agghiacciante e ben interpretato, con quest'opera Verbinski si dimostra un regista eclettico e versatilissimo, in grado ormai di affrontare qualsiasi genere cinematografico che gli venga presentato sotto gli occhi. Bellissima la storia! Veramente una perla di horror come si deve!
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paolo salvaro
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martedì 21 agosto 2012
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un film che non merita la grande fama di cui gode
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Sarà perchè ho visto questo film solo poco più di un anno fa, quando di anni ne avevo venti, e non quando il "fenomeno" The Ring si era diffuso tra i miei coetanei facendolo diventare un vero e proprio cult del film horror .... ma The Ring mi ha deluso su tutta la linea!
Non sono un recensitore professionista, ma non credo di dire una sciocchezza se sostengo che l'inizio e la fine di un film sono alcuni tra i momenti chiave di tutta la pellicola, al di là della trama che costituisce l'ossatura centrale del film. Ecco, The Ring mi ha fatto capire di essere solo una pagliacciata per teenager dopo appena centoventi secondi! E' credibile quanto un alligatore che ti dice di avere il mal di denti! Cioè loro due sono lì a cazzeggiare davanti alla televisione intrattenendoci con un dialogo che sembra preso da un porno lesbo, una delle due racconta all'altra, così tanto per fare, una storia di paura che parla di una cassetta che "se la guardi muori" e l'altra fatalità ha davvero guardato quella cassetta e perciò l'assassina è venuta per ucciderla! No, scusate ma mi rifiuto di credere che un horror con un prologo tanto scadente sia diventato uno dei film più conosciuti del terzo millennio! In molti film la casualità ed il fattore sorpresa sono gli elementi chiave di tutta la vicenda, ma in The Ring le due cose vengono utilizzati come peggio non si potrebbe fare ed il motivo ci viene svelato alla fine del film: tutte le cose e le vicende sono affidate al caso perchè tanto il film una conclusione non è destinato ad averla! Il regista ci lascia in sospeso ad osservare il bambino e la Watts mentre fanno una copia della cassetta di Samara, in quanto lei vuole solo "essere ascoltata" dagli altri e gettano la sfiga addosso a tutti coloro che vedranno quella cassetta in futuro! Quindi, di fatto, il demone o spirito o qualunque cosa sia alla fine non viene sconfitto e tutta l'ora e mezza che abbiamo passato davanti alla schermo ad aspettare il momento clou si è rivelata perfettamente inutile!
L'idea non è del regista che ha diretto questo film, ma di un altro essendo un remake, e si vede perchè non ha la minima idea di come gestire il potenziale che ha tra le mani: la base di The Ring sarebbe pure originale e coinvolgente ma non viene assolutamente sfruttata nel migliore dei modi.
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Sarà perchè ho visto questo film solo poco più di un anno fa, quando di anni ne avevo venti, e non quando il "fenomeno" The Ring si era diffuso tra i miei coetanei facendolo diventare un vero e proprio cult del film horror .... ma The Ring mi ha deluso su tutta la linea!
Non sono un recensitore professionista, ma non credo di dire una sciocchezza se sostengo che l'inizio e la fine di un film sono alcuni tra i momenti chiave di tutta la pellicola, al di là della trama che costituisce l'ossatura centrale del film. Ecco, The Ring mi ha fatto capire di essere solo una pagliacciata per teenager dopo appena centoventi secondi! E' credibile quanto un alligatore che ti dice di avere il mal di denti! Cioè loro due sono lì a cazzeggiare davanti alla televisione intrattenendoci con un dialogo che sembra preso da un porno lesbo, una delle due racconta all'altra, così tanto per fare, una storia di paura che parla di una cassetta che "se la guardi muori" e l'altra fatalità ha davvero guardato quella cassetta e perciò l'assassina è venuta per ucciderla! No, scusate ma mi rifiuto di credere che un horror con un prologo tanto scadente sia diventato uno dei film più conosciuti del terzo millennio! In molti film la casualità ed il fattore sorpresa sono gli elementi chiave di tutta la vicenda, ma in The Ring le due cose vengono utilizzati come peggio non si potrebbe fare ed il motivo ci viene svelato alla fine del film: tutte le cose e le vicende sono affidate al caso perchè tanto il film una conclusione non è destinato ad averla! Il regista ci lascia in sospeso ad osservare il bambino e la Watts mentre fanno una copia della cassetta di Samara, in quanto lei vuole solo "essere ascoltata" dagli altri e gettano la sfiga addosso a tutti coloro che vedranno quella cassetta in futuro! Quindi, di fatto, il demone o spirito o qualunque cosa sia alla fine non viene sconfitto e tutta l'ora e mezza che abbiamo passato davanti alla schermo ad aspettare il momento clou si è rivelata perfettamente inutile!
L'idea non è del regista che ha diretto questo film, ma di un altro essendo un remake, e si vede perchè non ha la minima idea di come gestire il potenziale che ha tra le mani: la base di The Ring sarebbe pure originale e coinvolgente ma non viene assolutamente sfruttata nel migliore dei modi. Di fatto, il film si apre con una vicenda già in corso (la cassetta è gia in circolo) e si chiude con la stessa vicenda ancora in corso (la cassetta è ancora in circolo) perciò non aggiunge assolutamente niente di nuovo se non qualche cadavere in più. Il cerchio non si apre nè si chiude, l'anticinematografia per eccellenza in altre parole, esattamente come un anello. Che sia questo il vero senso del titolo?
Rispetto ad altri film horror o presunti tali prodotti negli ultimi dieci anni come Jennifer's Body, Tamara toccata dal fuoco, San Valentino di sangue e Paranormal Activity, The Ring è sicuramente meglio e sono disposto a considerarlo un buon horror rispetto quindi agli standar a cui siamo abituati di recente, ma qui stiamo parlando di un film senza nè capo nè coda considerato dai suoi fan come un classico dell'horror, quando in realtà non è nient'altro che l'antitesi esatta di Hostel e Boogeyman che hanno almeno un inizio e una fine.
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jacopo b98
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mercoledì 5 novembre 2014
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un horror teso e terrificante!
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A Seattle la giornalista Rachel (Watts) si mette alla ricerca della causa della morte di sua nipote (Tamblyn) e scopre che la ragazza, sette giorni prima di morire, era stata in una baita in montagna con degli amici e aveva guardato una videocassetta maledetta che provoca la morte di chi la guarda. Rachel si reca alla baita e guarda la videocassetta. Inizia anche per lei l’orrore di avere i giorni contati. E anche il suo piccolo figlioletto (Dorfman) finirà per guardare la videocassetta. Insieme all’amico Noah (Henderson), Rachel dovrà trovare un modo per salvarsi. Sceneggiato saggiamente da Ehren Kruger, è il remake di Ringu, horror giapponese diretto da Hideo Nakata.
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A Seattle la giornalista Rachel (Watts) si mette alla ricerca della causa della morte di sua nipote (Tamblyn) e scopre che la ragazza, sette giorni prima di morire, era stata in una baita in montagna con degli amici e aveva guardato una videocassetta maledetta che provoca la morte di chi la guarda. Rachel si reca alla baita e guarda la videocassetta. Inizia anche per lei l’orrore di avere i giorni contati. E anche il suo piccolo figlioletto (Dorfman) finirà per guardare la videocassetta. Insieme all’amico Noah (Henderson), Rachel dovrà trovare un modo per salvarsi. Sceneggiato saggiamente da Ehren Kruger, è il remake di Ringu, horror giapponese diretto da Hideo Nakata. Verbinski lo rimette in scena riuscendo a creare un horror davvero terrificante, teso ed angosciato, perfetto nelle ambientazioni e nella costruzione che svela a poco a poco la trama. E Verbinski azzecca la messa in scena, riuscendo a comunicare vera angoscia ad ogni inquadratura. La confezione è di serie A: fotografia verdognola e grigiastra di Bojan Bazelli e musiche terrificanti di Hans Zimmer. Gli attori sono magnetici e gli effetti speciali pochi ma efficaci. Insomma: un cult da non perdere!
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carloalberto
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lunedì 30 novembre 2020
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frutto banale di reciproche contaminazioni
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Pellicola che nelle attese sarebbe dovuta essere un horror ed invece si rivela un thriller paranormale con poca suspense e, peraltro, limitata ad una manciata di fotogrammi. Come di solito accade in questo genere di film la parte più inquietante è quella interpretata dall’attore bambino.
L’altra bambina, lo spettro malvagio, che il remake americano mutua dall’originale giapponese, appartiene all’immaginario collettivo della cultura popolare orientale, affondando le sue radici nella tradizione spiritista dello shintoismo. Tuttavia, nell’originale Ring del 1998, c’è già una rivisitazione in chiave occidentale di una vecchia storia di fantasmi, tecnologizzata con la scaturigine del male dal televisore, prendendo a modello il Poltergeist americano del 1982.
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Pellicola che nelle attese sarebbe dovuta essere un horror ed invece si rivela un thriller paranormale con poca suspense e, peraltro, limitata ad una manciata di fotogrammi. Come di solito accade in questo genere di film la parte più inquietante è quella interpretata dall’attore bambino.
L’altra bambina, lo spettro malvagio, che il remake americano mutua dall’originale giapponese, appartiene all’immaginario collettivo della cultura popolare orientale, affondando le sue radici nella tradizione spiritista dello shintoismo. Tuttavia, nell’originale Ring del 1998, c’è già una rivisitazione in chiave occidentale di una vecchia storia di fantasmi, tecnologizzata con la scaturigine del male dal televisore, prendendo a modello il Poltergeist americano del 1982.
A causa di questo rimbalzare da una parte all’altra dell’emisfero di un’antica storia di spettri della tradizione popolare orientale, non soltanto non si comprende più quale sia la vera origine di un plot, contaminato più volte dai reciproci rinvii, ma se ne è persa la potenza immaginifica ancestrale, con il risultato della banalizzazione del male e della estrema semplificazione del soggetto, cui si cerca di ovviare complicando artificiosamente la trama, che si trasforma in una spasmodica caccia all’indizio per risolvere l’arcano soprannaturale responsabile delle morti inspiegabili di chi guarda la famosa videocassetta.
Fatto sta, che la creatura demoniaca, con i lunghi capelli neri calati sulla faccia ed in camicia da notte bianca, rientra oramai, per le nuove generazioni, nel pantheon della moderna mitologia globalizzata del terrore.
A parte Naomi Watts, nel ruolo di protagonista, spicca nel cast, l’immancabile Brian Cox, sempre nei panni di eterno comprimario, o meglio di caratterista di lusso, nell’unica scena drammatica ed apprezzabile del film.
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