laura
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giovedì 19 maggio 2005
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la capacita' di fare cinema
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Forman è riuscito a rappresentare, anche se non completamente veritiera, una stupenda "favola". Un film che si segue attenti fino all'ultimo secondo, un capolavoro di sentimento e comicità, sicuramente rimarrà per sempre uno dei film, insieme ad alcuni altri degli anni ottanta, che più hanno "pesato" ( in senso positivo9 sulla mia sensibilità cinematografica........Il cinema è la mia vita lo adoro, ma il panorama odierno offre ben poche possibilità di qualità e stile, ne esistessero di pellicole al giorno d'oggi valide come queste; che tra l'altro fu meritatissimamente premiato agli oscar (ora non mi ricordo quanti ne vinse). E' molto probabile che queste parole non le legga nessuno, ma inviterei chiunque ami o voglia iniziare ad amare il cinema di avvicinarsi a film validi, film un pò più vecchi, a film come questo CAPOLAVORO.
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Forman è riuscito a rappresentare, anche se non completamente veritiera, una stupenda "favola". Un film che si segue attenti fino all'ultimo secondo, un capolavoro di sentimento e comicità, sicuramente rimarrà per sempre uno dei film, insieme ad alcuni altri degli anni ottanta, che più hanno "pesato" ( in senso positivo9 sulla mia sensibilità cinematografica........Il cinema è la mia vita lo adoro, ma il panorama odierno offre ben poche possibilità di qualità e stile, ne esistessero di pellicole al giorno d'oggi valide come queste; che tra l'altro fu meritatissimamente premiato agli oscar (ora non mi ricordo quanti ne vinse). E' molto probabile che queste parole non le legga nessuno, ma inviterei chiunque ami o voglia iniziare ad amare il cinema di avvicinarsi a film validi, film un pò più vecchi, a film come questo CAPOLAVORO. Un grande esempio di capacità visive. e che signori attori......Personaggi così ben interpretati li ho visti raramente;facilissimo perr tutti, per chiunque altro, cadere rovinosamente interpretando Mozart, ma questo Signor Attore, questo Tom Hulce ha fatto rivivere il Musicista per eccellenza in una maniera immortale ed Abraham (Salieri) mi pare abbia pure vinto l'oscar, se non erro, per la sua interpretazione, l'ennesimo asso nella manica di Forman. Mi permetto anche di lodare colui che ha interpretato il Re d'Austria (non mi ricordo il nome dell'attore), veramente incredibile colui che ha dato quelle irresistibili caratteristiche al personaggio, così ironico e cinico, solamente complimenti. Edinfine da amante (anzi, da ossessionata...) dei film in costume posso evitare di spendere parole inutili per questa CREAZIONE SUBLIME e ringraziare la colui mente che l'ha fatta nascere e che mi ha regalato per anni momenti impagabili; sono convinta che nessuno possa mai parlare meritatamente dell'immensità di questo film e che nessuno riesca mai ad apprezzare veramente e profondamente questa genialità come io sono riuscita. Spero con queste poche righe possa, come sto facendo dappertutto ed in qualunque modo, diffondere il verbo di questo, e lo ripeto fino alla nausea, CAPOLAVORO IMMORTALE. Che Tom Hulce viva per sempre.......
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argo
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venerdì 13 marzo 2009
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da vedere!
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NONOSTANTE SIA MOLTO ROMANZATO, NONOSTANTE NON SI ACCENNI AFFATTO A LORENZO DA PONTE (LIBRETTISTA DI MOZART), AI FIGLI DI MOZART E SI ECCEDA FIN TROPPO NEL DIPINGERE SALIERI COME UN INETTO PIENO DI ODIO VERSO LA 'CREATURA' MOZARTIANA, NONOSTANTE MOZART SIA DIPINTO COME UN UBRIACONE, NONOSTANTE TUTTO QUESTO (E ALTRO) è UN FILM DA VEDERE E, SOPRATTUTTO, RIVEDERE. MILOS FORMAN, PETER SHEAFFER E SAUL ZAENT HANNO COMPIUTO UN MEZZO MIRACOLO. F. MURRAY ABRAHAM CI REGALA UNA PRESTAZIONE MOZZAFIATO, CHE GLI REGALA L'OSCAR, SIA NEI PANNI DI SALIERI GIOVANE CHE, SOPRATTUTTO, IN QUELLI DI SALIERI VECCHIO. SFARZO A PIENE MANI, SCENOGRAFIA, COSTUMI E MUSICHE SUBLIMI VANNO DI PARI PASSO NELL'UNICA DIREZIONE POSSIBILE: IL GENIO DI MOZART, CONVINCENTEMENTE INTERPRETATO DA UNO SCONOSCIUTO TOM HULCE (IN GRAN
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NONOSTANTE SIA MOLTO ROMANZATO, NONOSTANTE NON SI ACCENNI AFFATTO A LORENZO DA PONTE (LIBRETTISTA DI MOZART), AI FIGLI DI MOZART E SI ECCEDA FIN TROPPO NEL DIPINGERE SALIERI COME UN INETTO PIENO DI ODIO VERSO LA 'CREATURA' MOZARTIANA, NONOSTANTE MOZART SIA DIPINTO COME UN UBRIACONE, NONOSTANTE TUTTO QUESTO (E ALTRO) è UN FILM DA VEDERE E, SOPRATTUTTO, RIVEDERE. MILOS FORMAN, PETER SHEAFFER E SAUL ZAENT HANNO COMPIUTO UN MEZZO MIRACOLO. F. MURRAY ABRAHAM CI REGALA UNA PRESTAZIONE MOZZAFIATO, CHE GLI REGALA L'OSCAR, SIA NEI PANNI DI SALIERI GIOVANE CHE, SOPRATTUTTO, IN QUELLI DI SALIERI VECCHIO. SFARZO A PIENE MANI, SCENOGRAFIA, COSTUMI E MUSICHE SUBLIMI VANNO DI PARI PASSO NELL'UNICA DIREZIONE POSSIBILE: IL GENIO DI MOZART, CONVINCENTEMENTE INTERPRETATO DA UNO SCONOSCIUTO TOM HULCE (IN GRANDE SPOLVERO E DAVVERO ISPIRATO!)
GODETEVELO E CHIUDETE GLI OCCHI
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immanuel
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giovedì 11 novembre 2010
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la fotografia sarcastica di un'età
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Amedeus Director's Cut è un facelift incredibilmente ben riuscito della pellicola originale degli anni ottanta. Rispetto a questa versione possiede un grado di dettaglio dell'immagine migliore, un doppiaggio più moderno e adatto allo spirito del film, ci mostra scene in origine rimosse a causa di tagli operati dal regista, episodi peraltro davvero molto gustosi. Il film è quello che si può definire, per così dire, un capolavoro di gusto e piacevolezza. E' come se infatti la storia, con i suoi grotteschi conflitti, i personaggi, così melodrammatici e al tempo stesso ironici, le atmosfere frivole ci inducessero ad una disinteressata simpatia, ad un godibile coinvolgimento.
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Amedeus Director's Cut è un facelift incredibilmente ben riuscito della pellicola originale degli anni ottanta. Rispetto a questa versione possiede un grado di dettaglio dell'immagine migliore, un doppiaggio più moderno e adatto allo spirito del film, ci mostra scene in origine rimosse a causa di tagli operati dal regista, episodi peraltro davvero molto gustosi. Il film è quello che si può definire, per così dire, un capolavoro di gusto e piacevolezza. E' come se infatti la storia, con i suoi grotteschi conflitti, i personaggi, così melodrammatici e al tempo stesso ironici, le atmosfere frivole ci inducessero ad una disinteressata simpatia, ad un godibile coinvolgimento. Ci attirassero, in sostanza, in un'intesa empatica a prescindere. E' per questo che risulta “appetitoso”. La bravura degli attori poi, e soprattutto le ottime interpretazioni di Abraham e Hulce, con la loro capacità di trascinare in un'epoca contraddittoria concorrono a conferire il giusto equilibrio di ilarità e dramma. Mozart, spontaneo, ingenuo, presuntuoso e geniale ad una volta, e Salieri, signorile, plebeo, composto e a tratti perverso dall'altro, sono icone di un universo sociale e storico tra i più stravaganti. La nobiltà settecentesca, attraversata a vario titolo da massicce infiltrazioni di volgarità e plebeismo (che contribuiscono ad abbattere i flebili divisori tra aristocrazia e terzo stato), è potentemente e sapientemente affrescata da Forman. Che ci consegna il ritratto di una società aristocratica (in cui il più inarrivabile signore è anche il più imbattibile carrettiere) percorsa da doppiezze, fatuità, rozzezze e lubricità, tutte esaltate da un atteggiamento civettuolo e caricato, commisurato all'abilità interpretativa degli attori che si alternano sulle scene dei teatri al centro dell'attività del formidabile compositore. Non minore intensità è affidata al dramma umano che vivono i due protagonisti, salieri e mozart, l'uno divorato dal rancore e dall'invidia e ucciso da un perverso spiritualismo, l'altro corroso dalla deliquescenza morale e dall'alcolismo, perseguitato dal fantasma del padre. Tutti e due, però, sembrano nutrire il giusto amore per le persone che stanno loro a cuore. Sono, a loro modo, contraddittori anche nei sentimenti. Ciò che non riescono risolutivamente a conciliare, e non vi approdano neanche nella scena finale, che è quella però che ci rende partecipi del parto di una tra le più commoventi battute del Requiem, malgrado mozart invochi l'accoglimento " tra i benedetti" ("voca me cum benedictis") sono le loro nevrosi, i loro turbamenti interiori che condurranno l'uno alla morte e l'altro alla follia.
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argoo3
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venerdì 29 maggio 2009
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nonostante...
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NONOSTANTE SIA MOLTO ROMANZATO, NONOSTANTE NON SI ACCENNI AFFATTO A LORENZO DA PONTE (LIBRETTISTA DI MOZART), AI FIGLI DI MOZART E SI ECCEDA FIN TROPPO NEL DIPINGERE SALIERI COME UN INETTO PIENO DI ODIO VERSO LA 'CREATURA' MOZARTIANA, NONOSTANTE MOZART SIA DIPINTO COME UN UBRIACONE, NONOSTANTE TUTTO QUESTO (E ALTRO) è UN FILM DA VEDERE E, SOPRATTUTTO, RIVEDERE. MILOS FORMAN, PETER SHEAFFER E SAUL ZAENT HANNO COMPIUTO UN MEZZO MIRACOLO. F. MURRAY ABRAHAM CI REGALA UNA PRESTAZIONE MOZZAFIATO, CHE GLI REGALA L'OSCAR, SIA NEI PANNI DI SALIERI GIOVANE CHE, SOPRATTUTTO, IN QUELLI DI SALIERI VECCHIO. SFARZO A PIENE MANI, SCENOGRAFIA, COSTUMI E MUSICHE SUBLIMI VANNO DI PARI PASSO NELL'UNICA DIREZIONE POSSIBILE: IL GENIO DI MOZART, CONVINCENTEMENTE INTERPRETATO DA UNO SCONOSCIUTO TOM HULCE (IN GRAN
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NONOSTANTE SIA MOLTO ROMANZATO, NONOSTANTE NON SI ACCENNI AFFATTO A LORENZO DA PONTE (LIBRETTISTA DI MOZART), AI FIGLI DI MOZART E SI ECCEDA FIN TROPPO NEL DIPINGERE SALIERI COME UN INETTO PIENO DI ODIO VERSO LA 'CREATURA' MOZARTIANA, NONOSTANTE MOZART SIA DIPINTO COME UN UBRIACONE, NONOSTANTE TUTTO QUESTO (E ALTRO) è UN FILM DA VEDERE E, SOPRATTUTTO, RIVEDERE. MILOS FORMAN, PETER SHEAFFER E SAUL ZAENT HANNO COMPIUTO UN MEZZO MIRACOLO. F. MURRAY ABRAHAM CI REGALA UNA PRESTAZIONE MOZZAFIATO, CHE GLI REGALA L'OSCAR, SIA NEI PANNI DI SALIERI GIOVANE CHE, SOPRATTUTTO, IN QUELLI DI SALIERI VECCHIO. SFARZO A PIENE MANI, SCENOGRAFIA, COSTUMI E MUSICHE SUBLIMI VANNO DI PARI PASSO NELL'UNICA DIREZIONE POSSIBILE: IL GENIO DI MOZART, CONVINCENTEMENTE INTERPRETATO DA UNO SCONOSCIUTO TOM HULCE (IN GRANDE SPOLVERO E DAVVERO ISPIRATO!) GODETEVELO E CHIUDETE GLI OCCHI
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francesco2
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domenica 22 agosto 2010
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ricatti morali?
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Chi scrive non può non confrontare il film di cui sta per parlare con un'altra opera di Forman, "Man of the Moon"(2000), di gran lunga ovviamente successiva, ma di ben altro (In) successo al botteghino: non solo per un banale confronto riguardante la -Forse scarsa- filmografia di Forman, ma perché entrambe le opere riguardano geni totalmente, o relativamente, incompresi dalle società del tempo.
In quello -Purtroppo- più sfortunato, a costo di accumulare filmati da "documentario", Forman si occuperà di restituirci la sublime leggerezza(Calviniana?) del protagonista, attraverso una ricostruzione di vita e spettacoli.
L'esatto contrario di questo film "Bello" fino alla sfinitezza. Dove per restituirci il genio di Mozart lo si dipinge(Anche, o soprattutto?, nel doppiaggio italiano) come un ragazzino viziato cresciuto, privo di qualsiasi umiltà, che però nel suo infantilismo eb capì che la cultura "Alta"aveva la necessità ed il dovere di aprirsi all'uomo della strada e ai gesti della sua quotidianità, che conservare il ricordo dei classici non significava cristallizzarsi su di loro e sulla loro conoscenza.
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Chi scrive non può non confrontare il film di cui sta per parlare con un'altra opera di Forman, "Man of the Moon"(2000), di gran lunga ovviamente successiva, ma di ben altro (In) successo al botteghino: non solo per un banale confronto riguardante la -Forse scarsa- filmografia di Forman, ma perché entrambe le opere riguardano geni totalmente, o relativamente, incompresi dalle società del tempo.
In quello -Purtroppo- più sfortunato, a costo di accumulare filmati da "documentario", Forman si occuperà di restituirci la sublime leggerezza(Calviniana?) del protagonista, attraverso una ricostruzione di vita e spettacoli.
L'esatto contrario di questo film "Bello" fino alla sfinitezza. Dove per restituirci il genio di Mozart lo si dipinge(Anche, o soprattutto?, nel doppiaggio italiano) come un ragazzino viziato cresciuto, privo di qualsiasi umiltà, che però nel suo infantilismo eb capì che la cultura "Alta"aveva la necessità ed il dovere di aprirsi all'uomo della strada e ai gesti della sua quotidianità, che conservare il ricordo dei classici non significava cristallizzarsi su di loro e sulla loro conoscenza.
Accuratissima è la ricostruzione scenica, che - E potrebbe essere il miglior pregio del film- non tende solo alla bellezza esteriore, ma cerca di restituire il senso della "Rappresentazione musicale" come chiave per attingere agli esseri umani, con le loro virtù e debolezze. roprio questo punto, associato ad una scelta di "Mozart, potrebbe suggerirci una lettura diversa di questo sopravvalutato film.
Il musicista, infatti, trae ispirazione per una sua opera sentendo -Mi sembra- una serie di improperi. Ricordandoci il piccolo "Angel" (2006), alla fine viene detto da un personaggio come la protagonista scrittrice avesse perso il confine tra finzione e realtà; questo potrebbe avvenire anche qui. Vediamo perché.
Intanto il ritorno del padre, forse teatrale in una teatrale opera, viene proposto da Forman quasi Wolfgang avesse visto un fantasma; al di là delle letture freudiane, non necessariamente sbagliate, l'apparizione sembra né più o meno un momento di un'opera(Un'ombra nera, imponente, che arriva all'improvviso). Si pensi poi a come Salieri cerchi di spingere il protagonista alla follia: dopo avere cercato di raggiungere l'Alto, la Trascendenza Cristiana, il rivale del nostro eroe sceglie (Per sua esplicita ammissione) di contrapporvisi: ecco che dunque, nella sua malvagità(Ma non sarà un pò romanzata, come ha scritto qualcuno?),si s pinge "In basso": non solo in quanto subdolo e crudele, ma presentandosi a Wolfgang nei panni della morte,elemento che annulla la vita e vi si contrappone modello"Settimo sigillo" di Bergman. Questa digressione raffora il sospetto che , forse, nell'esistenza del musicista la realtà e lo spettacolo si sovrapponevano, fino a spingerlo all'alcolismo e forse alla follia, dimensione in cui il limite tra logica ed irrazionalità svanisce. Mozart, che del resto componeva opere (Esistono forme di Arte che pretendono di fondere più realtà e finzione?Forse no.......) morirà bevendo, senza più una visione nitida delle cose; anche se, come ha scritto qualcuno, anche questo potrebbe essere un elemento romanzato).
"Spettacolare" com'è, però, questo film ci dice assai poco sulla solituidine dell'artista, preferendo contrapposizioni schematiche col rivale Salieri, che alla fine si è preso (Ma davvero, poi?) la sua rivincita.
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