frz94
|
giovedì 16 dicembre 2010
|
pulse(kairo)
|
|
|
|
Bisogna inizialmente fare una distinzione; in questa recensione si parlerà del film Pulse(Kairo) diretto da Kiyoshi Kurosawa, da non confondere con l’omonimo (e fiacco) remake hollywoodiano diretto dal regista Jim Sonzero.
Il giovane informatico Taguchi è assente da giorni al lavoro; la sua amica Michi si reca in casa sua e assiste impotente al suo suicidio. Non molto dopo lo studente di diritto Kawashima è testimone del suicidio di Harue, esperta di informatica all’università. Cosa ha spinto queste due personalità apparentemente equilibrate a togliersi la vita? Michi e Kawashima, durante l’indagine da loro effettuata per dipanare la districata matassa, scoprono che entrambi i suicidi si erano connessi a un sito che proponeva all’utente “Vuoi incontrare un fantasma?”.
[+]
Bisogna inizialmente fare una distinzione; in questa recensione si parlerà del film Pulse(Kairo) diretto da Kiyoshi Kurosawa, da non confondere con l’omonimo (e fiacco) remake hollywoodiano diretto dal regista Jim Sonzero.
Il giovane informatico Taguchi è assente da giorni al lavoro; la sua amica Michi si reca in casa sua e assiste impotente al suo suicidio. Non molto dopo lo studente di diritto Kawashima è testimone del suicidio di Harue, esperta di informatica all’università. Cosa ha spinto queste due personalità apparentemente equilibrate a togliersi la vita? Michi e Kawashima, durante l’indagine da loro effettuata per dipanare la districata matassa, scoprono che entrambi i suicidi si erano connessi a un sito che proponeva all’utente “Vuoi incontrare un fantasma?”. In quest’ indagine si misureranno con l’ incombente presenza dell’aldilà, entreranno in contatto con entità incorporee che vagano nel mondo dei vivi e andranno incontro ad altri fenomeni paranormali.
Un film per nulla semplice, a tratti lento e con una fotografia a tratti spoglia e triste, dove i colori preponderanti sono quelli scuri; il rischio di incappare nella banalità o in una teen- story senza nulla da dire viene tuttavia largamente superato da un plot profondo, ricco e originale. All’osservatore distratto può risultare stupido e passo il fatto che i fantasmi provengano da internet; ciò è solamente il significato letterale, in modo da avviare la storia e di creare una rete di personaggi. La critica del regista è sottilmente diretta contro internet e contro quelle tecnologie che dovrebbero unire le persone, ma che invece le scindono maggiormente, facendole precipitare in una spirale di solitudine e automatismo sconfortante. I fantasmi dall’altra parte del monitor non sono che noi, schiavi di una tecnologia opprimente e stritolante che crea dei rapporti fra le persone fasulli e forvianti. Il tema principale infatti dell’opera è la solitudine, che attanaglia i vivi quanto i morti; si è soli da vivi, si è soli da morti, senza via di scampo. Struggenti e disperate le grida d’aiuto che i morti rivolgono ai vivi, tanto cariche di dolore quanto prive di risposta e di una possibile soluzione. Stupenda la scena finale in cui il regista vuole comunicare che non sono solamente i singoli ad essere sottoposti a questo terribile progetto: tutta la città di Tokyo ne risente, ne è impregnata fino alle radici, una Tokyo post-apocalittica, deserta e come in fiamme, contaminata ovunque da questo male di vivere: le strade sono piene e al tempo stesso vuote, le generazioni scompaiono, ma nulla resta se non la solitudine. A parte una o due riflessioni abbastanza ingenue, il film è caratterizzato da un messaggio discutibile, ma interessante e da un ritmo lento, ma con picchi di suspense non indifferenti. Consigliata la visione, solamente per spettatori pazienti e pensanti.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a frz94 »
[ - ] lascia un commento a frz94 »
|
|
d'accordo? |
|
noia1
|
giovedì 11 ottobre 2018
|
l’audacia giapponese ai tempi d’oro.
|
|
|
|
Un gruppo di ragazzi viene colpito dalla strana morte di uno di loro, la prima di una serie infinita.
Ho sempre ammirato il cinema orientale per la sua capacità di rompere gli schemi, i loro combattimenti diventano vere e proprie danze al servizio di scenografie maestose e movimenti di macchina capaci di rendere le immagini veri e propri quadri, i fantasmi sono entità astratte che appaiono più come azioni o visioni che come vera e propria immagine, così come certi tipi di angosce o di drammi; che lo facciano meglio o peggio rispetto all’occidente è un altro paio di maniche, certo è che sanno affrontare competentemente ogni tema rinnovandolo sempre un po’.
[+]
Un gruppo di ragazzi viene colpito dalla strana morte di uno di loro, la prima di una serie infinita.
Ho sempre ammirato il cinema orientale per la sua capacità di rompere gli schemi, i loro combattimenti diventano vere e proprie danze al servizio di scenografie maestose e movimenti di macchina capaci di rendere le immagini veri e propri quadri, i fantasmi sono entità astratte che appaiono più come azioni o visioni che come vera e propria immagine, così come certi tipi di angosce o di drammi; che lo facciano meglio o peggio rispetto all’occidente è un altro paio di maniche, certo è che sanno affrontare competentemente ogni tema rinnovandolo sempre un po’. In questo caso specifico si può parlare di “presenza oscura”, sai che ci sono dei demoni, ti viene detto, ma quando è ora di vederli non è mai ciò che ti aspetti. Al di là della paura, è proprio stupore che suscita, una specie di angoscia per un modo di mettere in scena che sarà pur stato imitato in seguito, mai più però in un connubio così equilibrato con la storia e l’accortezza stilistica.
Un’altra cosa venuta bene ai giapponesi è il riuscire ad ottenere risultati straordinari dal nulla, nel cibo così come nel cinema ad esempio. Prendiamo ad esempio il castello gotico o gli alberi spogli tipici della nostra visione d’un racconto di paura, in Giappone non li hanno, hanno invece le loro semplici abitazioni prive di chissà quale dettaglio repellente o inquietante, eppure in questa pellicola i tagli di luce e la fotografia rendono questi semplici interni antri terrificanti prima ancora di una qualsiasi azione sovrannaturale. L’inventiva poi fa il resto, anche il talento naturalmente, qui però l’impressione che giunge è proprio quella che il regista si diverta, sarà la libertà che si concede anche, sicuramente una delle cose che più del film mi ha stuzzicato è stata l’attesa delle varie manifestazioni paranormali ogni qualvolta sempre più interessanti. Il resto del lavoro lo fa l’impianto sonoro azzeccatissimo, gli UHHH dei fantasmi che si avvicinano non pensavo potessero funzionare così bene, dimostrazione che anche la più abusata e banale delle idee se la si sa sfruttare finisce per funzionare meglio di quanto non si immagini.
Viene spesso paragonato al filone delle classiche pellicole di spettri discendenti da Ring o Ju-On, io però la vedo più una cosa alla Uzumaki per l’intangibilità di queste presenze, forse ormai anche questo come tutti i soggetti giapponesi di inizio millennio è stato sciupato dalle rivisitazioni, è difficile però raggiungere il livello di questo film come opera d’arte, la testimonianza di un periodo in cui quel tipo di cinema aveva ancora più forza di quanta non ne abbia ora.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a noia1 »
[ - ] lascia un commento a noia1 »
|
|
d'accordo? |
|
roberto
|
lunedì 20 agosto 2007
|
senza speranza fra antonioni e siegel
|
|
|
|
Straordinario film di uno dei registi più interessanti del Giappone, Pulse conquista con un estetica raffinatissima che ricorda il miglior Antonioni e una struttura narrativa che ricorda il capolavoro di Siegel "L'invasione degli ultracorpi". L'angoscia e la bellezza che il film lascia negli occhi mentre scorrono i titoli di coda sono la conferma che abbiamo davanti un nuovo Maestro.
|
|
[+] lascia un commento a roberto »
[ - ] lascia un commento a roberto »
|
|
d'accordo? |
|
|