Misconosciuto e bistrattato a prescindere come tanti altri interessanti war films italiani anni '60, questo raro film di Mino Loy riserva parecchie sorprese, narrative e realizzative, che ne consigliano caldamente la visione.
La sceneggiatura di Ernesto Gastaldi, tra le migliori della carriera, parte da un tipico canovaccio bellico per spostare via via l'attenzione su una spietata lotta per la sopravvivenza nel deserto, in cui anche le rivalità belliche finiranno in secondo piano.
L'acqua, fonte di vita ma anche di lotta, è al centro di tutto: un feticcio attorno al quale si dipana un sottile gioco al massacro tra un gruppo di soldati britannici e tedeschi, dispersi tra le dune e alla ricerca della salvezza.
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Misconosciuto e bistrattato a prescindere come tanti altri interessanti war films italiani anni '60, questo raro film di Mino Loy riserva parecchie sorprese, narrative e realizzative, che ne consigliano caldamente la visione.
La sceneggiatura di Ernesto Gastaldi, tra le migliori della carriera, parte da un tipico canovaccio bellico per spostare via via l'attenzione su una spietata lotta per la sopravvivenza nel deserto, in cui anche le rivalità belliche finiranno in secondo piano.
L'acqua, fonte di vita ma anche di lotta, è al centro di tutto: un feticcio attorno al quale si dipana un sottile gioco al massacro tra un gruppo di soldati britannici e tedeschi, dispersi tra le dune e alla ricerca della salvezza.
Loy dal canto suo azzecca sia l'eterogeneo cast (su cui spicca la faccia da cazzotti di Frank Wolff) che la confezione: buona fotografia, regia solida e un'ambientazione appropriata (il deserto libico). Nonostante il budget ridotto non sfigurano le sequenze esplicitamente belliche, in particolare quelle coi carriarmati.
In definitiva, un gioiellino.
VOTO REALE: Tre stelline e mezzo
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