gianni lucini
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venerdì 16 settembre 2011
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un film d’impegno senza tradire i codici di genere
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Nonostante la scelta di fare un western d’impegno civile Tonino Valerii non tradisce il suo maestro e mentore Sergio Leone. Il soggetto e la sceneggiatura scritti da Massimo Patrizi, con il contributo non accreditato di Ernesto Gastaldi e un occhio ai racconti di Ambrose Pierce, portano nella Dallas ottocentesca la linea del fronte del conflitto tra diritto e prepotenza senza mai allontanarsi dei codici classici del western all’italiana. Il protagonista Bill Miller, per esempio, non è un eroe a tutto tondo ma ha le caratteristiche degli antieroi classici del genere. Solitario e mal tollerato dai suoi concittadini per aver combattuto la guerra di secessione da volontario con la divisa del nemico nordista non gode neppure della considerazione dei suoi antichi commilitoni.
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Nonostante la scelta di fare un western d’impegno civile Tonino Valerii non tradisce il suo maestro e mentore Sergio Leone. Il soggetto e la sceneggiatura scritti da Massimo Patrizi, con il contributo non accreditato di Ernesto Gastaldi e un occhio ai racconti di Ambrose Pierce, portano nella Dallas ottocentesca la linea del fronte del conflitto tra diritto e prepotenza senza mai allontanarsi dei codici classici del western all’italiana. Il protagonista Bill Miller, per esempio, non è un eroe a tutto tondo ma ha le caratteristiche degli antieroi classici del genere. Solitario e mal tollerato dai suoi concittadini per aver combattuto la guerra di secessione da volontario con la divisa del nemico nordista non gode neppure della considerazione dei suoi antichi commilitoni. Il suo passato da combattente in giacca blu è macchiato, infatti, da un’accusa ingiusta pagata con quattro anni di carcere militare. Bill poi non combatte per far vincere il bene sul male, due concetti che in personaggi come l’agente dei servizi di sicurezza Arthur McDonald finiscono per confondersi, ma per vendicare prima suo padre, poi il suo amico Jack e un po’ anche il presidente Garfield per i cui ideali ha combattuto ricevendone in cambio una condanna ingiusta. Anche la ricerca della verità è funzionale alla vendetta più che un valore assoluto. Sempre nel rispetto dei codici di genere è costretto a battersi quasi da solo in un paese che per complicità o per paura si fa complice dei suoi nemici. Al suo fianco, dopo la cattura e la morte del suo amico Jack, c’è soltanto Nick, un tipografo che ha perso l’uso delle gambe in guerra e che si muove utilizzando due stampelle solo apparentemente innocue. Anche il finale è in linea con il pessimismo tipico dei codici costitutivi del western all’italiana, con Bill che ottiene la sua vendetta con la morte dei responsabili della morte di suo padre, del suo amico Jack e del presidente Garfield, ma nel colloquio con il cinico Arthur accetta che la verità non si sappia mai. Non è una questione che lo riguardi.
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gianni lucini
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venerdì 16 settembre 2011
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la morte di kennedy in chiave western
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Il prezzo del potere riscrive in chiave western l’assassinio di John Fitzgerald Kennedy. Quando il film arriva nelle sale sono passati sei anni dal giorno in cui a Dallas le pallottole sparate da uno o più sicari ponevano fine all’esperienza del presidente della “Nuova Frontiera”. Sei anni di dubbi, mezze verità, depistaggi e anche una lunga catena di sangue iniziata con l’assassinio del comodo colpevole della prima ora Lee Harvey Oswald. Ventidue anni prima dell’osannato JFK- Un caso ancora aperto di Oliver Stone Tonino Valerii usa il linguaggio del western per raccontare le possibili verità nascoste in un assassinio che in qualche modo ha cambiato la storia del mondo.
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Il prezzo del potere riscrive in chiave western l’assassinio di John Fitzgerald Kennedy. Quando il film arriva nelle sale sono passati sei anni dal giorno in cui a Dallas le pallottole sparate da uno o più sicari ponevano fine all’esperienza del presidente della “Nuova Frontiera”. Sei anni di dubbi, mezze verità, depistaggi e anche una lunga catena di sangue iniziata con l’assassinio del comodo colpevole della prima ora Lee Harvey Oswald. Ventidue anni prima dell’osannato JFK- Un caso ancora aperto di Oliver Stone Tonino Valerii usa il linguaggio del western per raccontare le possibili verità nascoste in un assassinio che in qualche modo ha cambiato la storia del mondo. Lo fa con l’aria di chi parla d’altro, mescolando abilmente realtà e fantasia e arrivando addirittura a costruire, sempre vent’anni prima di Oliver Stone, un improbabile cavalcavia di legno il cui scopo sembra essere esclusivamente quello di ospitare i veri assassini.
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