astromelia
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giovedì 27 gennaio 2011
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insapore
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mah,questo film si poteva evitare,stentoreo e sconclusionato che alla fine non lascia nulla.
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(di mrs hide)
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ultimoboyscout
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domenica 23 gennaio 2011
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come siamo caduti in basso!
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Di una pochezza disarmante. Desolante. Nullo. Balducci è uno dei peggiori attori (senza offesa per gli attori) che abia mai visto all'opera, con quella faccia da finto progressista, finto Che Guevara, finto sognatore, finto tutto. Ambra poi potrebba ballare solo nel tugurio della prima scena del film. Il problema che vedo in giro, in particolare del cinema italiano, è che il cinema appunto è ormai diventato un ammortizzatore sociale, senza il quale centinaia di inutili senza arte ne parte sarebbero disoccupati. E non mi riferisco solo a questo film...ce ne sono di esempi purtroppo. Anna Falchi deve produrseli i film per poter recitare...a proposito di ammortizzatori sociali! Sconclusionato, senza senso, un'accozzaglia di tanto che non di niente.
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siper
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domenica 10 ottobre 2010
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un'altalena troppo veloce tra dramma e commedia
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“Ce n’è per tutti” ruota attorno alla figura di Gianluca (Lorenzo Balducci), un giovane introverso e taciturno che, stanco della sua scellerata famiglia e della società in cui vive, decide di arrampicarsi in cima al Colosseo. Il ragazzo arriva a questo estremo gesto non per attirare l’attenzione su di sé minacciando di buttarsi, bensì per estraniarsi dal mondo che tanto disprezza. La nonna di Gianluca (Stefania Sandrelli) eludendo le forze dell’ordine assiepate ai piedi del Colosseo riesce a raggiungere il nipote e inizia con lui un’amara analisi sulla condizione umana del nostro tempo. Attorno a questo nucleo centrale del film si sviluppano altre storie con tematiche disparate. La storia di Gianluca fa da sfondo ad un vero e proprio carosello di personaggi (su tutti Eva interpretata da Ambra Angiolini) costretti a confrontarsi con realtà diverse quali la famiglia, l’amore, il sesso.
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“Ce n’è per tutti” ruota attorno alla figura di Gianluca (Lorenzo Balducci), un giovane introverso e taciturno che, stanco della sua scellerata famiglia e della società in cui vive, decide di arrampicarsi in cima al Colosseo. Il ragazzo arriva a questo estremo gesto non per attirare l’attenzione su di sé minacciando di buttarsi, bensì per estraniarsi dal mondo che tanto disprezza. La nonna di Gianluca (Stefania Sandrelli) eludendo le forze dell’ordine assiepate ai piedi del Colosseo riesce a raggiungere il nipote e inizia con lui un’amara analisi sulla condizione umana del nostro tempo. Attorno a questo nucleo centrale del film si sviluppano altre storie con tematiche disparate. La storia di Gianluca fa da sfondo ad un vero e proprio carosello di personaggi (su tutti Eva interpretata da Ambra Angiolini) costretti a confrontarsi con realtà diverse quali la famiglia, l’amore, il sesso. Il film vuole fornire uno spaccato agrodolce della società moderna e ci riesce anche, ma con un ritmo troppo lento e senza una vera e propria sequenza di eventi . La trama risulta, così, poco scorrevole e non riesce a catturare e conservare la piena attenzione dello spettatore per tutta la durata del film. Il lavoro di Melchionna è comunque interessante poiché raggiunge l’obiettivo di mostrare alcune problematiche sociali del nostro Paese con spunti anche buoni come il tema dell’isolamento del protagonista in cima a un simbolo come il Colosseo , ma non prende una vera e propria forma. Il film rimane un ibrido a metà tra una commedia agrodolce e una tragedia leggera poiché tratta argomenti abbastanza seri con una discreta ironia, mantenendo, però, sempre un tangibile fondo di amarezza e malinconia. L’esame per Melchionna non può, quindi, considerarsi superato nonostante un buon cast (tra gli altri Anna Falchi, Micaela Ramazzotti, Arnoldo Foà).
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paride86
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domenica 25 aprile 2010
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mediocre
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La commedia grottesca è un oggetto oscuro e difficile da maneggiare. Non ci riesce Luciano Melchionna, che alla lunga stanca con "Ce n'è per tutti", commedia teatraleggiante e monocorde. Gli attori sono o diretti male o completamente fuori parte e le situazioni ironiche, seppur ben scritte, non fanno né ridere né riflettere.
Nel cast spiccano Stefania Sandrelli e Anna Falchi, le uniche riuscite a dare un minimo di caratterizzazione ai loro personaggi.
Un film da evitare.
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cespy
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giovedì 8 aprile 2010
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orrendo
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come si fa a dare più di una stella a questa cozzaglia di nulla? mi chiedo come tanti attori si possano essere prestati per un'operazione così mediocre. Per trovare un senso in tutta questa marmaglia di luoghi comuni e di stereotipi urticanti bisogna davvero impegnarsi, eppure risulta difficile.
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carpenzano
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lunedì 25 gennaio 2010
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un angelo meraviglioso
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Noi siamo una moltitudine, ha scritto Pessoa e Luciano Melchionna lo sa o meglio lo ha intuito da qualche tempo, perché la varianza dell’umanità lo incuriosisce e lo cattura fino a sentire il senso di un arresto e di una perdita. Si può restare imbambolati a guardarsi intorno… La moltitudine che siamo ci attrae perché ci si illude che lenisca parte del nostro doloroso senso di solitudine e l’impulso autobiografico potrebbe coincidere con il desiderio di “abitare” maschere diverse per ricercare la propria identità. Oppure…”fermare la macchina” e rischiare che l’ansia di vivere si riversi nella morte, così se guardi laggiù, in quel deserto affollato della “vita reale”, vedi chiaro (?) e puoi accorgerti drammaticamente che esiste un ultimo confine oltre il quale non è dato andare! La scena che espone lo sguardo e il corpo dal corpo desalmado della storia (il Colosseo) riprende continuamente, come un pezzo musicale a svolgimento continuo, la frammentazione dispersiva di tutti gli altri corpi (veri e propri “mostri metropolitani” che navigano nell’universo dei possibili).
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Noi siamo una moltitudine, ha scritto Pessoa e Luciano Melchionna lo sa o meglio lo ha intuito da qualche tempo, perché la varianza dell’umanità lo incuriosisce e lo cattura fino a sentire il senso di un arresto e di una perdita. Si può restare imbambolati a guardarsi intorno… La moltitudine che siamo ci attrae perché ci si illude che lenisca parte del nostro doloroso senso di solitudine e l’impulso autobiografico potrebbe coincidere con il desiderio di “abitare” maschere diverse per ricercare la propria identità. Oppure…”fermare la macchina” e rischiare che l’ansia di vivere si riversi nella morte, così se guardi laggiù, in quel deserto affollato della “vita reale”, vedi chiaro (?) e puoi accorgerti drammaticamente che esiste un ultimo confine oltre il quale non è dato andare! La scena che espone lo sguardo e il corpo dal corpo desalmado della storia (il Colosseo) riprende continuamente, come un pezzo musicale a svolgimento continuo, la frammentazione dispersiva di tutti gli altri corpi (veri e propri “mostri metropolitani” che navigano nell’universo dei possibili).Tema caro a Melchionna è frammentare (come in Dignità Autonome e Gas) cioè disgregare il tessuto dell’unità perché ogni singola azione diventi l’azione, perché nella microstoria ci sia la macrostoria… e l’inevitabilità del disordine che ne deriva fa parte di una vera e propria utopia della forma dissolta: il tentativo di usare il linguaggio del negativo, il linguaggio della demolizione, della nullificazione del senso!
Mi piace pensare che quest’idea è in tutto il film il piano primario cui ricondurre il resto (un resto, che prende a volte un po’ troppo la mano! Anche nel senso di una caratterizzazione del trash quasi compiacente… postdecadente…)
Melchionna inizia benissimo!! con una “scalata” euristica della fine, con una rappresentazione del non senso del frammento che può solo distruggersi per rinascere. L’Anfiteatro Flavio è il luogo perfetto per marcare l’utopia di un “centro gravitazionale” dove far confluire ciò che è inutilmente lanciato in periferia. E’ un luogo banale, paradossale e sconosciuto per tutti quelli che vi si dirigono: loro sono naufraghi nel nulla e nel buio delle loro esistenze e (inconsapevolmente) delirano su amori e sentimenti consumati nella superficie libidinale che genera continui sfruttamenti selvaggi del corpo. Il Colosseo è invece meta della transitorietà del senso (le ricerche archeologiche, i matrimoni, le vie crucis, i gladiatori, il turismo take away, le giude, le proteste, le suppliche, le carrozzelle, i suicidi, gli spettacoli e le scenografie luministiche) territorio colonizzato estensivamente da nomadi distaccati da ogni civitas per consumare l’ultimo disperato contatto con un avanzo di umanità e di storia. Il mito del Colosseo (luogo inoccupato, disertato, vacante, specchio di quel movimento pendolare che reimposta l’origine alla fine del ciclo stesso) ci mette subito di fronte alla terribilità della distruzione ma anche di fronte alla possibilità di una rinascita se un angelo meraviglioso ci dice che l’unica redenzione possibile è quella offerta dalla memoria, da usare non come archivio ma come immaginazione!
Orazio Carpenzano
Roma 21 nov 2009
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mela5
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venerdì 11 dicembre 2009
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bel film e bel cast
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fabiow
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sabato 5 dicembre 2009
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bhòòòòòòòòòòòòòòòòòòòòòòò???????????????????
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Tentativo fastidiosamente fallito di accattivarsi i favori del pubblico con una serie di presunte gag surreali, questo film dall'impalcatura da palcoscenico e dai dialoghi pretenziosamente ioneschiani è il secondo lavoro per lo schermo del regista teatrale Luciano Melchionna. L’impegno degli attori e le apparizioni di Stefania Sandrelli e Arnoldo Foà non lo rendono meno intollerabile
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markus11
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domenica 29 novembre 2009
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buon film
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mi sono divertito ed emozionato.
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karl78
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domenica 29 novembre 2009
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non ho visto il "film" - il trailer pero'...
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Il "film" di interesse nazionale (eh, eh, eh...) non si trova nelle sale dopo solo pochi giorni... meglio cosi... le immagini del trailer sono brutte abbastanza.
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