manri
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lunedì 8 luglio 2024
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il titolo doveva essere: la citta selvaggia
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Un Brando magnetico fin dalle prime inquadrature segna il film che apre il filone della gioventu ribelle che nel rapporto con la massa,la cosiddetta "civiltà", anticipa un film come Easy Rider ad esempio, infatti aldila dell accennata storia d'' amore senza sviluppo, mette in evidenza gli aspetti più abbietti dell essere umano che, appena se ne offre l occasione, tira fuori i suoi aspetti peggiori trovando alleanze che ne favoriscono lo sfogo animalesco al punto che il personaggio inizialmente all apparenza aggressivo di Brando, diventa invece vittima...il suo mutismo e incapacita di esprimere sentimenti di empatia, marcano a fuoco il film e ne fanno un personaggio iconico nel cinema di sempre.
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paolp78
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lunedì 1 luglio 2024
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iconico, ma non all’altezza del mito
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Pellicola entrata nel mito grazie al personaggio del motociclista ribelle con il caratteristico giubbotto di pelle ed il berretto da marinaio, interpretato dal leggendario Marlon Brando. Grazie all’iconico protagonista il film diventerà ub cult ricordato tutt’oggi, ma l’opera in sé è in realtà deludente rispetto alle più alte aspettative destate dalla fama che la circonda.
La regia dell’ungherese László Benedek non si segnala per meriti particolari.
Quanto alla storia, questa è tratta da un racconto pubblicato poco tempo prima, che a sua volta aveva preso spunto da un fatto di cronaca avvenuto in una cittadina della California.
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Pellicola entrata nel mito grazie al personaggio del motociclista ribelle con il caratteristico giubbotto di pelle ed il berretto da marinaio, interpretato dal leggendario Marlon Brando. Grazie all’iconico protagonista il film diventerà ub cult ricordato tutt’oggi, ma l’opera in sé è in realtà deludente rispetto alle più alte aspettative destate dalla fama che la circonda.
La regia dell’ungherese László Benedek non si segnala per meriti particolari.
Quanto alla storia, questa è tratta da un racconto pubblicato poco tempo prima, che a sua volta aveva preso spunto da un fatto di cronaca avvenuto in una cittadina della California. Benché i fatti narrati siano potenzialmente interessanti, la sceneggiatura pecca di scarsa incisività, non riuscendo a conferire il necessario pathos e la giusta carica al racconto; in particolare resta sacrificata la parte sentimentale, che non ha presa sul pubblico.
Dialoghi non certo indimenticabili.
Nel cast giganteggia la figura di Brando, già celebre al tempo e qui indiscusso accentratore di ogni interesse, grazie ad un personaggio intrigante e molto affascinante per il pubblico femminile. La parte della protagonista che affianca Brando è ricoperta da Mary Murphy, attrice che non recitò in pellicole altrettanto importanti nel resto della carriera. In uno dei primi ruoli di rilievo, seguito poi da numerosi altri, troviamo invece il grande Lee Marvin, assai convincente nella parte del cattivo e sempre molto capace nelle scene d’azione. Tra gli altri attori si ricordano poi i bravi caratteristi Robert Keith e Jay C. Flippen, in due ruoli importanti per lo sviluppo della storia, che i due esperti interpreti ricoprono con ottima resa.
Il film persegue apertamente finalità pedagogico-educative, tra cui si impone il messaggio di reinserimento sociale dei giovani ribelli anticonformisti, enfatizzato soprattutto nel finale, ma con modalità talmente esplicite da risultare quasi fastidiose.
Saggiamente contenuta la durata del film.
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fabio
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martedì 12 marzo 2019
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brando crea il mito
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Il film non meriterebbe di essere ricordato se non fosse per la presenza di Brando. Poche parole appena pronunciate e qualche inquadratura bastano a creare quel mito che sedurrà generazioni di giovani. Oggi è più difficile per noi capire cosa potesse significare per un ragazzo negli anni '50 vedere questo film. Era libertà, incapace di esprimersi in altri modi se non con la fuga, la ribellione a tutti e a tutto.
Il mondo sarebbe cambiato presto e questo film e Brando lo annunciano. Lo scontro tra mondi troppo diversi sarà inevitabile.
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gianni lucini
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lunedì 5 dicembre 2011
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gli extraterrestri arrivano in moto
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Il tema della devianza, della rottura dei meccanismi del consenso e dell’insicurezza che nasce dall’approccio tra mondi diversi sono presenti in un film come Il selvaggio di John Benedek. Quando, nel 1954, Marlon Brando appare sugli schermi di tutto il mondo nei panni del capo indiscusso di una banda di motociclisti compie un’operazione del tutto nuova e inaspettata. L’invasione di una piccola città di provincia da parte di una banda di motociclisti non è diversa dalle invasioni spaziali che nello stesso periodo dilagano sugli schermi americani, da La cosa da un altro mondo di Howard Hawks e Christian Niby fino alla straordinaria metafora raccontata da Don Siegel ne L’invasione degli ultracorpi.
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Il tema della devianza, della rottura dei meccanismi del consenso e dell’insicurezza che nasce dall’approccio tra mondi diversi sono presenti in un film come Il selvaggio di John Benedek. Quando, nel 1954, Marlon Brando appare sugli schermi di tutto il mondo nei panni del capo indiscusso di una banda di motociclisti compie un’operazione del tutto nuova e inaspettata. L’invasione di una piccola città di provincia da parte di una banda di motociclisti non è diversa dalle invasioni spaziali che nello stesso periodo dilagano sugli schermi americani, da La cosa da un altro mondo di Howard Hawks e Christian Niby fino alla straordinaria metafora raccontata da Don Siegel ne L’invasione degli ultracorpi. La differenza è che l’alibi della diversità non c’è. I motociclisti non sono creature aliene ma elementi provenienti dallo stesso corpo sociale degli abitanti della cittadina. Sono americani con la A maiuscola. I temi che pongono, cioè lo scarto tra l’ordine della conservazione e il disordine dell’evoluzione, una diversa concezione dei rapporti interpersonali tra i sessi e tutte le questioni che suggono alla razionale pianificazione del controllo sociale non possono essere esorcizzati dal racconto di una guerra tra razze diverse. Le razze sono le stesse, sono le idee che cambiano e Marlon Brando è l’immagine di questo cambiamento.
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fra007
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venerdì 30 settembre 2011
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lo squadrone dei ribelli
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Film sulla ribellione giovanile di un epoca, una generazione contro un altra. chi vincerà? nessuna delle due. Apprezzabile la primissima parte in senso puramente fotografico.
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luca silvestri
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martedì 20 luglio 2010
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il selvaggio secondo luca silvestri
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Il Selvaggio segna l' inizio del filone dedicato alla ribellione giovanile,ovvero a quel sottogenere dedicato ai giovani e alla loro insofferenza verso il mondo degli adulti, tematiche nuove per l'America degli anni 50, bigotta e conservatrice.
L'innovazione del film sta soprattutto nel proporre una figura di antieroe lontano dall'ottimismo di Cary Grant e dalle certezze patriottiche e conservatrici di John Wayne, emblemi dell' America proposti fino ad allora dall'industria cinematografica.
Il film funziona soprattutto nella prima parte in cui vengono mostrati i rapporti all'interno del gruppo, l'insofferenza per le regole, lo scontro con la banda rivale.
Nella seconda parte viene lasciato un po ' troppo spazio alla prevedibile storia d'amore tra Johnny e Katie, incontro-scontro tra due diverse concezioni di vita, trattando sbrigativamente l'isteria di massa che sfocia in tragedia ( tematica che il cinema americano aveva gia' affrontato in FURIA di Frinz Lang e in Alba Fatale di William Wellman) .
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Il Selvaggio segna l' inizio del filone dedicato alla ribellione giovanile,ovvero a quel sottogenere dedicato ai giovani e alla loro insofferenza verso il mondo degli adulti, tematiche nuove per l'America degli anni 50, bigotta e conservatrice.
L'innovazione del film sta soprattutto nel proporre una figura di antieroe lontano dall'ottimismo di Cary Grant e dalle certezze patriottiche e conservatrici di John Wayne, emblemi dell' America proposti fino ad allora dall'industria cinematografica.
Il film funziona soprattutto nella prima parte in cui vengono mostrati i rapporti all'interno del gruppo, l'insofferenza per le regole, lo scontro con la banda rivale.
Nella seconda parte viene lasciato un po ' troppo spazio alla prevedibile storia d'amore tra Johnny e Katie, incontro-scontro tra due diverse concezioni di vita, trattando sbrigativamente l'isteria di massa che sfocia in tragedia ( tematica che il cinema americano aveva gia' affrontato in FURIA di Frinz Lang e in Alba Fatale di William Wellman) .
Ma la vera forza del film sta soprattutto nel suo protagonista ambiguo e tormentato che segnera' un epoca ( JAMES DEAN lo definira' il suo modello) e segnera' la svolta nella carriera di un mito del cinema di tutti i tutti i tempi, MARLON BRANDO.
Dopo IL SELVAGGIO si assistera' negli anni60 e 70 al fiorire di altre figure tormentate e svuotate di ogni certezza in film divenuti dei classici (IL LAUREATO, EASY RIDER, CINQUE PEZZI FACILI,)
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germi86
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giovedì 28 gennaio 2010
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selvaggi si nasce
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Breve,ma intenso.Questo film all'epoca non ebbe un gran successo,ma a distanza di anni quel marlon brando col giubbotto di pelle e con aria spavalda ha fatto la storia del cinema.
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leo
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sabato 28 giugno 2008
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straordinario
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lollo'85
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giovedì 17 maggio 2007
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il miglior ribelle di sempre!!!
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Un rombo di motore e lui vestito di pelle nera che entra in scena con tutto il suo misto di strafottenza e romanticismo, indossando un berretto da marinaio, un paio di jeans e gli stivaloni neri, e quasi cavalcando la sua moto...un'immagine così merita di essere inserita di diritto tra i grandi miti del secolo e complimenti ai Beatles e a Andy Warhol per esserne ricordati(e averla, rispettivamente, inserita all'interno della galleria di personaggi che affollano la copertina di SGT. PEPPER'S e ridipinta con i connotati di una pittura a olio)!!!
Qui cìè tutto il miglior Brando di sempre che mette a nudo il suo carattere contraddittorio di frionte al pubblico, costruendo un personaggio che attrae e respinge al tempo stesso, entrato nel cuore di tutte le ragazze dell'epoca e assurto a simbo
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Un rombo di motore e lui vestito di pelle nera che entra in scena con tutto il suo misto di strafottenza e romanticismo, indossando un berretto da marinaio, un paio di jeans e gli stivaloni neri, e quasi cavalcando la sua moto...un'immagine così merita di essere inserita di diritto tra i grandi miti del secolo e complimenti ai Beatles e a Andy Warhol per esserne ricordati(e averla, rispettivamente, inserita all'interno della galleria di personaggi che affollano la copertina di SGT. PEPPER'S e ridipinta con i connotati di una pittura a olio)!!!
Qui cìè tutto il miglior Brando di sempre che mette a nudo il suo carattere contraddittorio di frionte al pubblico, costruendo un personaggio che attrae e respinge al tempo stesso, entrato nel cuore di tutte le ragazze dell'epoca e assurto a simbolo della ribellione giovanile contro il mondo e la cultura delle famiglie di allora!
Chi guarda questo film senza sentirsi almeno un po' attratto da quel teppista dal temperamento passionale non può essere vivo!!!
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rosa
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venerdì 1 luglio 2005
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grazieeeeeeeeeee
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vi ringrazio x avermi avvertita della messa in onda dei film di marlon brando......continuate cosi,siete mitici!!!!!!!!!!!!!!!!
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(di benitez)
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