Max mon amour

Ben girato, interpretato e fotografato. Il problema di questo film è il plot: se, all'inizio, si può pensare ad un'allegoria in stile bunueliano, successivamente il film si perde cercando altri lidi non meglio precisati - o, almeno, non compresi da me.
Bellissima Charlotte Rampling.

La moglie di un diplomatico ama, ricambiata, uno scimpanzé. Oshima sviluppa l’assunto provocatorio sul piano di una inappuntabile quotidianità. È il ritratto di una borghesia che pur di sopravvivere normalizza e ingloba tutto ciò che non riesce a comprendere o è un omaggio alla diversità e alla tolleranza? Entrambe le cose, probabilmente. L’occhio del regista giapponese sembra più incline all’ironia maliziosa che alla polemica, al divertissement surreale più che all’apologo. Il risultato è spiritoso e Oshima evita con eleganza la trappola della volgarità.