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Finazzer Flory rilegge i Comizi d'amore di Pasolini al tempo della società liquida con garbo e posatezza. Scomparsa la collettività, resta la fame d'amore. Ad aprile nei cinema d'essai
di Davide Maria Zazzini La Rivista del Cinematografo
Cinquantatré volti sfilano davanti alla cinepresa di Massimiliano Finazzer Flory, regista, attore, drammaturgo che, quasi sessant'anni dopo, rinverdisce i Comizi d'Amore pasoliniani nell'Italia al tempo della liquida. Tutti si interrogano sul senso dei sentimenti, molti si scoprono, alcuni si confessano, altri ancora si liberano. Sono italiani e migranti, giovani e anziani, cantanti e contadini, proletari e borghesi. Ornella Vanoni e il mendicante sotto casa, Maria Rita Parsi e i liceali.
Umanità "trasversale" -come la definisce il regista- che ritorna sugli stessi temi che spinsero il Poeta ad arare lo Stivale negli anni Sessanta da Nord a Sud: l'amore, la sessualità, l'amicizia, l'eros, il senso delle relazioni. [...]
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