Padrenostro

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Un film di Claudio Noce. Con Pierfrancesco Favino, Barbara Ronchi, Mattia Garaci, Francesco Gheghi, Anna Maria De Luca.
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Drammatico, Ratings: Kids+13, durata 120 min. - Italia 2020. - Vision Distribution uscita giovedì 24 settembre 2020. MYMONETRO Padrenostro * * 1/2 - - valutazione media: 2,79 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Padre e figlio negli anni di piombo Valutazione 3 stelle su cinque

di Paolo Salvaro


Feedback: 8581 | altri commenti e recensioni di Paolo Salvaro
lunedì 28 settembre 2020

Claudio Noce ci racconta una storia estremamente personale e dolorosa, incentrata sul rapporto padre-figlio durante i sanguinosi anni di piombo che lasciarono un segno indelebile sulla sua famiglia. Una scenografia sapiente e funzionale curata da Paki Meduri ci catapulta indietro di oltre quarant'anni, riesumando dall'oltretomba un'Italia che nel bene e nel male oramai non esiste più; lo sguardo con cui il regista si muove all'interno di questo contesto riflette tale dualismo ed appare ora nostalgico e a tratti malinconico, per poi lasciarvi esplodere tutta la sofferenza, la paura e l'ansia di cui era pervaso quel mondo apparentemente sereno. 

Di tutti questi sentimenti si fanno portavoce i vari personaggi del film, a cominciare dal giovane protagonista che soffre per la lontananza sia fisica che mentale nei confronti del padre, una distanza che cerca di colmare in ogni modo e con ogni pretesto possibile. Allo stesso modo i suoi genitori sono vittime del mondo crudele in cui si trovano a dover vivere e provano le sue stesse emozioni, ma in quanto adulti non è loro concesso di mostrarsi fragili agli occhi del figlio; o almeno è quello che loro credono perchè è proprio nel momento in cui suo padre smetterà di essere un "eroe" che comprensibilmente nemmeno lui avrebbe mai desiderato diventare, ponendosi allo stesso livello del figlio e dimostrando di tenere veramente a lui, di essere vulnerabile quanto lui, che la distanza tra loro avrà (o meno) modo di colmarsi. 

Noce in questo film tratta un tema assai caro all'infinito filone dei family movie, dotandolo però di una carica drammatica ed emozionale molto superiore al solito; il risultato finale a mio avviso è buono, ma la storia di per sè viene resa molto più arzigogolata e dispersiva di quanto non dovrebbe essere per via della presenza di un elemento estraneo a tutta la vicenda, il quale fintanto che interagisce solo con il protagonista non causa grossi problemi ma quando si trova invece ad essere messo in relazione con il resto della famiglia genera non poca irritazione nello spettatore.  Francamente il mistero (o meglio il non mistero) riguardante l'estraneo è la parte più disorientante dell'intera vicenda, essendo esso per giunta negli intenti della sceneggiatura il collante che lega capo e coda del film. Molto in ombra il personaggio della madre, relegata ad ameba inerme dinanzi al marito, tanto da subire un complesso di inferiorità nei suoi confronti per il fascino e l'influenza che egli esercita su suo figlio Valerio; il fatto che le vengano assegnate tutte le battute meno ispirate e più generiche non la aiuta. 

A giganteggiare pure in dialoghi che sembrano presi in prestito da una qualche fiction della Rai un Pierfrancesco Favino che riempie lo schermo con la sua sola presenza prima ancora che con le sue parole; non potevano trovare un attore più adatto a ricoprire il ruolo del padre adone e statuario.  Non a caso da il meglio di sè verso la fine del film, facendo sfoggio di un'espressività incredibile in un'intensissima sequenza per lo più priva di dialoghi. Degna di lode anche la colonna sonora firmata da Ratchev e Carratello che hanno composto delle gradevolissime melodie classiche, consentendo a diverse scene di colpire molto più nel segno, e la fotografia di Michele D'Attanasio che da oltre quindici anni ci delizia con la forza e l'ingegno delle sue immagini; mi è molto piaciuto ad esempio il modo in cui ha gestito la scena del tunnel e quelle all'aperto in Calabria, contribuendo con i suoi colori a dare un senso di sicurezza e pace in contrapposizione alla città grigia, caotica e ostile. 

Nel complesso è un film tecnicamente valido e apprezzabile, seppur dalla sceneggiatura tutt'altro che brillante e a tratti troppo retorico soprattutto nell'andare a descrivere il rapporto tra Valerio e l'estraneo. In particolare inserirlo nel contesto familiare del protagonista a mio avviso ha solo complicato inutilmente la storia; lui è un qualcosa di strettamente vincolato a Valerio e alla sua crescita individuale e a mio avviso sarebbe stato meglio se fosse rimasto confinato solo a quella sua dimensione personale.  

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