Massimo D'Anolfi e Martina Parenti indagano il legame tra guerra e cinema. Un lavoro complesso, di grande fascino, suddiviso in quattro parti. In concorso in Orizzonti
di Gian Luca Pisacane La Rivista del Cinematografo
Può un film catturare l'essenza della guerra? Coglierne la verità? Il grande László Nemes si era posto la stessa domanda, ma sull'Olocausto. E la risposta era stata negativa. In Il figlio di Saul aveva fissato la cinepresa sulla nuca del protagonista, eliminando il controcampo, riducendo allo stretto necessario il mondo che lo circondava.
Oggi Massimo D'Anolfi e Martina Parenti indagano il rapporto tra conflitto e cinema nel documentario Guerra e pace, in concorso nella sezione Orizzonti alla Mostra di Venezia. [...]
di Gian Luca Pisacane, articolo completo (2691 caratteri spazi inclusi) su La Rivista del Cinematografo 7 settembre 2020