Con Kechiche trionfa l'eros in un'epoca ormai lontana
di Emiliano Morreale La Repubblica
Temuto per la durata (tre ore e mezza quasi a fine festival, con proiezione ufficiale che finisce intorno alle 2 di notte), atteso dai cronisti come unico possibile elemento piccante del festival, quello di Kechiche è il secondo capitolo di una trilogia, il cui primo episodio era stato presentato a Venezia nel 2017. Era l'elegia di un'estate sulla costa del Sud della Francia, in una comunità maghrebina, con al centro un giovane tornato in vacanza da Parigi e diviso tra l'amore per un'amica intelligente e formosa e varie distrazioni erotiche. Il nuovo film continua dove finiva quello, ma estremizza la dilatazione dei tempi e la contemplazione di corpi, e il risultato è più compatto. Dopo un'introduzione di mezz'ora, ci si rinchiude in una notte in discoteca, dove l'erotismo dei giovani corpi, soprattutto femminili, trionfa. Il protagonista si vede poco: al centro sono soprattutto le sue coetanee (e una nuova ragazza, arrivata da Parigi), che lo sguardo di Kechiche accarezza in maniera voyeuristica, rapita. Una specie di sogno di una notte di fine estate (siamo nel settembre del '94) in un mondo che non conosce ancora l'estremismo islamico, la crisi economica e i nuovi razzismi. Una sensualità panica, quasi ipnotica, che culmina in 12 minuti hard di articolato cunnilingus nei bagni della discoteca.
Da La Repubblica, 24 maggio 2019
di Emiliano Morreale, 24 maggio 2019