Dio è donna e si chiama Petrunya

Una forte personalità quella di Petrunya. Sia fisica che intellettuale. Mi sono divertita molto e indignata durante la visione di questo film. Vedere come una donna intelligente e colta viene trattata male sia dalla madre che dal "branco" di maschi che lei istintivamente sfida, lanciandosi nell'acqua per prendere la croce. Mi è piaciuto il corpo a corpo di lei con i ragazzi. Mi è sembrato quasi un desiderio femminile di toccare quei corpi. Lei che gira con una manichino maschile dimezzato in braccio. Sono dei ragazzi dimezzati, privi di intelligenza quelli che la trattano male e la insultano perché è lei ad avere vinto. Una donna grassa che nessuno desidera per il suo corpo troppo grosso per essere ritenuto femminile e desiderabile. Veedi il capo della fabbrica che prima la molesta e poi le dice che non la scoperebbe mai. Petrunya è lucida e intelligente nella sua autodifesa nella centrale di polizia e nei confronti del sacerdote ortodosso. Li mette in difficoltà cogliendo le contraddizioni di ciò che affermano. Lei che ha studiato la storia, rivendica il diritto di una donna contro la tradizione religiosa. Chiede una giustizia laica nei confronti del suo gesto. Alla fine è lei che spontaneamente consegna la croce "rubata" nelle mani del sacerdote perché i ragazzi si diano pace e la smettano di essere incazzati. La sua intelligenza e la sua cultura la portano ad andare oltre al fatto accadutole e a comprendere la società in cui vive con i suoi limiti umani e culturali. Lei è la vincitrice ed è innocente come il capriolo nella neve che appare alla fine quando se ne esce dal commissariato.