Fahrenheit 11/9

Nella sua ultima pellicola, 'Fahrenheit 11/9', Michael Moore ribalta provocatoriamente il titolo del suo film più celebre, 'Fahrenheit 9/11', atto d'accusa all'amministrazione Bush che gli valse la Palma d'oro a Cannes nel 2004, e torna ad attaccare ancora una volta un altro presidente americano, il 45°, Donald Trump. E lo fa col suo stile, acido e sfrontato, ironico e urlato, intenzionato da una parte a cercare le ragioni del perché e del come sia potuto accadere che un magnate deriso dalla maggior parte dei media e di uomini influenti americani sia stato eletto presidente, e dall'altra a testimoniare al mondo intero il suo spirito di militante politico, capace di invitare al vigore dell'azione chiunque è preoccupato, come lui, delle sorti del proprio paese. L'opera riflette questo sincero sentimento del regista e, tra pregi e difetti da cui sono sempre caratterizzati i suoi documentari, riesce a coinvolgere lo spettatore e a farsi interessante strumento di amare riflessioni.