Doppio sospetto

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Un film di Olivier Masset-Depasse. Con Veerle Baetens, Anne Coesens, Mehdi Nebbou, Arieh Worthalter.
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Titolo originale Duelles. Drammatico, Ratings: Kids+13, durata 97 min. - Francia, Belgio 2018. - Teodora Film uscita giovedì 27 febbraio 2020. MYMONETRO Doppio sospetto * * * - - valutazione media: 3,37 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Amiche, vicine, forse assassine Chi ha paura di Céline e Alice?

di Natalia Aspesi La Repubblica

Una è bionda, l'altra è bruna come ai buoni vecchi tempi del cinema bello e semplice, quando una di loro era buona e l'altra cattiva. In questo bel film antico e quindi molto psycothriller alla Hitchcock, sarebbero tutte e due belle e buone se non fossero una pazza e l'altra assassina: quale l'una e quale l'altra o addirittura tutte due pazze o tutte e due assassine? Non c' è nessuna certezza sino a pochi minuti dalla fine, poi anche peggio per i più avvertiti, per gli altri happy end. Doppio sospetto, titolo italiano stranamente azzeccato, è un film che ha vinto nove premi Magritte, l'Oscar belga, anche per il regista, Olivier Masset-Depasse, e una delle due protagoniste, Veerle Baetens, la bionda: l'altra, la bruna, è Anne Coesens. Non le conosciamo o meglio non le conosco io, ma sono molto interessanti. Periferia benestante di Bruxelles, una leggiadra doppia villa con doppio giardino, abitata da due famiglie felici, coppie innamorate ognuna col suo amatissimo bimbo bello: le signore sono molto amiche, i bimbi pure, i mariti compagnoni, anche loro gran bei giovanotti. Va subito detto che siamo negli anni Sessanta, il che consente di mostrare le signore in veste esclusiva di casalinga, sempre pettinate anche con cerchietto o foulard in testa allacciato alla Audrey Hepburn, sempre con i loro graziosi abitini contemporaneamente sexy e per bene, sempre pronte col bicchierino per il marito che torna stanco dal lavoro tipo Come le foglie al vento (1956): dentro case perfettamente in ordine con zigzaganti mobili d' epoca finto svedesi, bruttini. Ma sin dall' inizio il film ci mette in guardia: la bionda Alice quatta quatta entra nella casa vuota della vicina, tira le tende, fa cose: quanto torna, la bruna Céline si spaventa perché qualcosa non va, lei le tende le aveva lasciate spalancate, le apre già inquieta e invece, sorpresa, in giardino Alice e tutti gli amici sono lì a festeggiare il suo compleanno, organizzato dall' amica, e siamo noi ad avere avuto cattivi pensieri. Scusate la rivelazione, però necessaria per sapere che d' ora in poi ce ne saranno di ogni colore, e quindi divertimento assicurato. Infatti arriva subito la tragedia: il piccolo Maxime è solo in casa, Alice dovrebbe sorvegliarlo dal suo giardino dove sta piantando cose ma in un suo attimo di distrazione il bambino cade dalla finestra e muore. Da questo momento ogni scena è un dubbio, uno spavento, una premonizione, un brivido. Il dolore attanaglia Céline, il senso di colpa Alice: si alternano i litigi e le riappacificazioni fra le due donne, ma l' amicizia, la fiducia, non si rinsaldano più: il marito di Céline, distrutto dal lutto, deve salvare la moglie che comincia a sentirsi lei responsabile, mentre il marito di Alice deve salvarla dalla paranoia: sequenza dopo sequenza apparentemente tranquilla il direttore della fotografia Hichame Alouie (anche lui premio Magritte) riesce a innervosirci sempre di più, per cui anche noi spettatori temiamo con lei che il suo piccolo Theo sia in pericolo, che tutta la famiglia lo sia, persino la suocera in visita. Un bimbo morto, uno vivo ma non si sa per quanto. Le due famiglie, le due coppie perfette, sono ormai allo sfascio, a letto, figuriamoci, niente. Una delle due signore si fa sempre più pazza l'altra sempre più rassegnata. Basta un coniglietto di peluche, una finestra spalancata, dei biscotti, una siepe, degli sguardi, una scatolina di pillole, l'immancabile buio e una musica languida e intrigante, e la nostra testa comincia a sragionare. Riflessione non tanto MeToo quanto parafemminista: due donne possono essere pazze o assassine senza suscitare cortei di protesta? E la casalinghitudine? Qui bisogna dare atto al regista (o al libro a cui si è ispirato, Derrière la heine della giallista belga Barbara Abel, che non conosco) di essersela cavata benissimo: le signore più occhiute hanno visto nella scelta degli anni Sessanta un pensiero emancipazionista, vedi cosa succede se fai la casalinga e stai tutto il giorno chiusa in casa magari con la laurea, a rimuginare mentre tuo marito sta sempre fuori e certo ti mantiene, ma anche se non vedi solo lavandini e spazzoloni? Esagerazioni certo ma quei due bei mariti, forse cornuti, sono del tutto inesistenti, tutto il bene e il male è affidato alle donne. Agli americani la storia è piaciuta, e invece di fare come noi, che possiamo vedere il bell'originale, stanno già copiandolo con due star clamorose, Jessica Chastain (la bionda?) e Anne Hathaway (la bruna?).
Da La Repubblica, 25 febbraio 2020


di Natalia Aspesi, 25 febbraio 2020

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