Parliamo delle mie donne |
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Un film di Claude Lelouch.
Con Johnny Hallyday, Sandrine Bonnaire, Eddy Mitchell, Irène Jacob.
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Titolo originale Salaud, on t'aime.
Commedia,
Ratings: Kids+13,
durata 124 min.
- Francia 2014.
- Altre Storie
uscita giovedì 22 giugno 2017.
MYMONETRO
Parliamo delle mie donne
valutazione media:
2,76
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Film sul narcisismodi cardclauFeedback: 11899 | altri commenti e recensioni di cardclau |
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sabato 24 giugno 2017 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Il personaggio del fotografo non sa amare. Non è coinvolto, seppur momentaneamente, nella relazione con le donne, e con le figlie. In realtà ama solo se stesso, e tutto si esaurisce nella seduzione. Il suicidio, ultimo atto di una noiosa sequenza di luoghi del sentire comuni, non elaborati col pensiero ma solo agiti di pancia, testimonia questa impressione. E le amanti? Sono solo delle povere vittime, o nella seduzione ci mettono potentemente del loro, come l'immagine fantastica della ricchezza e dell'amore perenne del principe azzurro, non so, un membro particolarmente interessante, una vita facile, agiata, senza le preoccupazioni e le inquietudini dei comuni mortali? L'ultima amante si innamora perdutamente di questo squallido personaggio dopo una sola battuta. Poco credibile in una donna che è rimasta sola, che ha dovuto elaborare la perdita del marito, senza neanche "habeas corpus", e che deve tirare su da sola due figli adolescenti. Come può fidarsi di un uomo con quel curriculum? E la figura dell'amico medico? Inconcludente sia come amico che come medico. Sembra una farsa che raggiunge lo zenit nella supposta onnipotenza del medico che dagli esami del sangue "sa" se vivrai o morirai. Mi risulta che puoi dire una cosa del genere solo nel caso della presenza di una leucemia acuta. Sarebbe stato particolarmente interessante sviluppare gli affetti delle figlie, tempestati dall'aggressività verso un padre di quel calibro, le conflittualità inevitabili tra di loro in questa incertezza, ed il conseguente senso di colpa. Prevale invece un finalino da "vogliamoci bene" che lascia di stucco anche lo spettatore più disarmato di fronte a dinamiche di questo tipo. La figura più interessante è l'aquila, bellissima, sempre presente a tutto quello che succede, e che non si permette di commentare, mai. La volpe, con la coda spelacchiata, è invece coeva con la qualità del film. Film sul narcisismo, di un narcisista.
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